giovedì 18 Aprile 2024
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Fore morra, senza redenzione. Primo romanzo di Diego Di Dio

di Emilia Ferrara

 

“Padre nostro che sei nei cieli…

C’era uno strano prodigio che accompagnava quella preghiera. Ogni volta che Vito Pastore la mormorava, le mani intrecciate e gli occhi socchiusi, sembrava che tutto sparisse. Il tempo si frantumava, sgretolandosi in molecole sconnesse. I banchi silenziosi, la navata immensa che dava un senso di vertigine, le candele accese e il soffitto a cassettoni: ogni cosa si dissolveva in una nebbia fitta, lattiginosa. Una bruna sospesa nel nulla dalla quale emergeva, un particolare alla volta, il viso. Quel viso”.

Questo è l’incipit di “Fore morra” il primo romanzo di Diego Di Dio edito dalla Fanucci. La storia narra di Alisa e Buba, due sicari professionisti, noti nell’ambiente. Lavorano insieme, nonostante siano profondamente diversi. Buba è un uomo possente, maniacale nell’allenamento, ci tiene particolarmente alla lettura ed ai classici della musica, è una perfetta macchina esecutrice, metodico con un trascorso ricco di misteri. Alisa invece è una donna con un passato fatto di violenza, fame, abusi e solitudine. Nutre molta ammirazione e curiosità nei confronti di Buba, si fa tante domande che poi avranno risposte durante il romanzo.

La trama del romanzo è ben strutturata, piena di mistero e suspance dove non mancano colpi di scena molto coerenti.

Alla coppia di sicari verrà commissionato un omicidio di un camorrista, ma scopriranno presto, a loro spese, che si trattava di una trappola, organizzata da qualcuno che ha come obiettivo catturare Alisa viva.

“Crebbi con la convinzione che la morte di mamma fosse colpa mia. E mi affacciai all’adolescenza con la consapevolezza che avrei scontato il mio primo omicidio per il resto della vita”.

Una scrittura senza fronzoli, dal ritmo veloce che non lascia sconti ai protagonisti della storia, non c’è tempo di distrarsi. Un lusso che loro non possono permettersi. Il libro è scritto in prima persona, con un parallelo tra presente e passato, un alternarsi di emozioni capace di fa vivere il lettore in prima persona. Un romanzo incisivo, leale come l’autore su uno spaccato della nostra Napoli dai mille volti. Fore morra, fuori dalla camorra come proiettili impazziti, con tutti o con nessuno.

 

Che genere letterario preferisce?

Leggo di tutto, con una certa preferenza per i generi “neri” (dall’horror al thriller). Diciamo che ne escludo pochi, tipo il romance.

Autori preferiti?

Molti, troppi. Vado da Stephen King a Zafon, da Massimo Carlotto a Samuel Marolla, da Clive Barker a Valerio Massimo Manfredi.

A suo parere, in una libreria o meglio nella formazione di uno scrittore, cosa non dovrebbe mancare?

Le novità letterarie. Un autore dovrebbe essere sempre aggiornato su come si evolve la scrittura.

Per lei un buon libro che caratteristiche deve avere?

Deve essere scritto bene.

Quando entra in libreria, cosa guarda per prima cosa di un libro?

Se non conosco l’autore, guardo copertina e titolo. Se mi piacciono, vado alla quarta. Se invece conosco l’autore, cerco di capire se valga la pena o meno acquistare il suo ultimo libro.

Quanto conta per lei un buon incipit?

L’incipit è metà del libro. L’altra metà è il finale.

Per scrivere il suo fore morra, qual è stata la lettura a cui si è ispirato?

Nessuna in particolare, ma a loro modo tutto. Dentro “Fore morra” ho messo tutte le mie passioni da consumatore, da “Gomorra” a “Diabolik”, da “Leon” a “Nikita”.

Tra i personaggi di fore morra a quale si è affezionato di più? Mentre al contrario, ha detestato qualcuno?

Facile la prima: Alisa. Per me il romanzo è tutto per lei. Sì, ho detestato il padre, Carmine, per tutto quello che le ha fatto passare.

Nel libro fa riferimento anche a grandi classici della musica e della letteratura, piacciono anche a lei? Quali sono i suoi preferiti?

Moravia e Italo Calvino. Sulla musica… be’, rispetto la passione di Buba per la musica classica e la musica lirica, ma sono molto più vicino ai gusti di Alisa (amo il rock).

La storia di questi due sicari è costellata da dolore e paura e spesso il lettore si trova a patteggiare per loro, che hanno un codice deontologico.

Sì, niente bambini e niente di personale: è questo il loro codice. I bambini non si toccano, ovviamente. E le questioni personali non devono essere d’intralcio agli affari.

Un intreccio e una storia molto intricata, ma con molta intelligenza i protagonisti cercano di superare gli ostacoli. Una trama che però da spazio anche alla descrizione di una Napoli non stereotipata, uno spaccato che alla violenza risponde con violenza, senza essere banale. Secondo lei non c’è possibilità di scampo?

Non saprei. Qualsiasi risposta potrebbe essere sbagliata. Io purtroppo sono uno scrittore, non un sociologo, quindi non posso fornire risposte. Al massimo posso porre le giuste domande.

Scrivere in prima persona le ha comportato più difficoltà a suo parere?

Sì e no. Ha dato un peso maggiore al personaggio, ma mi ha costretto a calarmi nei panni di Alisa per tutta la storia. È stata quasi un’esperienza extra-corporea.

Secondo lei una soluzione alternativa allo Stato, che prende una triste piaga nella società quale potrebbe essere in aiuto di questa larga fetta di persone?

Ripeto, non lo so. Potrei fornire ricette o consigli utili, ma alla fine non credo avrebbe un senso. Il mio parere conta come il parere di un qualunque cittadino, e non credo di avere la soluzione per i problemi derivanti dall’assenza dello Stato. Da autore, mi limito a registrarli.

Il suo libro si lascia leggere in velocità, e facendo vivere tutte le sensazioni a pelle dei protagonisti, facendo avvicinare alla lettura anche chi non legge questo genere di scrittura, è una grande vittoria, qual è il segreto del suo successo?

Essere sinceri, anche quando si scrive.

 

Il titolo come lo ha pensato?

Non l’ho pensato io, l’ha scelto Fanucci (il mio editore). Il mio titolo era “Io sono la morte”, bocciato dalla casa editrice.

Un fore morra 2 quando possiamo leggerlo?

Nel 2018, promesso.

Ci parli della sua agenzia letteraria

Oltre a essere un autore, sono anche un redattore e un editor. Nel 2015 ho fondato la mia piccola attività (Saper Scrivere), sperando di mettermi in proprio con un sito di servizi editoriali di qualità. Da allora Saper Scriver è cresciuta moltissimo, diventando anche un’agenzia letteraria a tutti gli effetti. Ora forniamo servizi editoriali a autori e editori, rappresentiamo gli scrittori migliori presso gli editori nazionali, facciamo corsi, organizziamo ufficio stampa per case editrici e scrittori… Insomma, siamo cresciuti parecchio.

 

Diego Di Dio è nato nel 1985. Laureato in giurisprudenza con una tesi su “Il mercato dell’editoria” (pubblicato per Primiceri editore nel 2016) è editor, redattore, consulente editoriale e scrittore.

Ha vinto, per due volte, il premio Writers Magazine Italia, con i racconti “C’è ancora tempo” e “Il trampolino”. Ha vinto il Nero Premio, il premio Nero Lab, e il premio Mario Casacci (Orme Gialle).

Ha pubblicato, in appendice al Giallo Mondadori, i racconti “I dodici apostoli”, “Il canto dei gabbiani” (menzione d’onore al Gran Giallo di Cattolica) e “L’uomo dei cani”.

Delos Digital ha pubblicato i racconti thriller “Scala reale” e “La bambina della pioggia”: il noir Fore Morra è il suo primo romanzo, pubblicato per Fanucci editore nel 2017, collana TimeCrime.

 

 

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