venerdì 19 Aprile 2024
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L’anima degli Hemingway nel libro: “Una strana tribù. Memorie di famiglia”

La famiglia Hemingway nel libro: “Una strana tribù. Memorie di famiglia” di  John Hemingway nipote del premio Nobel Ernest.

Non sappiamo dove andremo, ma conosciamo perfettamente da dove veniamo, chi ha generato le nostre identità, chi ha plasmato le nostre radici senza renderci schiavi, liberi di scegliere se seguire la nostra “mappatura genetica” oppure rompere quella catena chiamata “Dna”. E’ quello che ci ha proposto John Hemingway figlio di Gregory, nipote di Ernest. Sì, proprio quell’Ernest, quel “Papa” che ha scritto il lato umano più vulnerabile degli uomini, trasformandoli poi in eroi. Un retroscena inaspettato nel libro di John “Una strana tribù. Memorie di famiglia”, edito da Marlin editore di Tommaso e Sante Avagliano. Lo studio introspettivo di una famiglia, che al “pubblico”, all’ “apparenza” appare perfetta per la popolarità, l’agiatezza economica goduta grazie alla grande penna di Ernest Hemingway, ma che nel privato, nel quotidiano, è alle prese con demoni e fantasmi creati nei periodi infantili dei singoli protagonisti. Un rapporto padre e figlio conflittuale, generato dalla figura schiacciante e  predominante di Papa, un rapporto morboso con l’altra sfera sessuale causata dalla mancanza di una madre. Ernest e Gregory durante la loro esistenza, se pur legati a vita da un filo invisibile, non riusciranno mai a toccarsi l’anima, a capirsi, ad unirsi. I demoni del padre sono i demoni del figlio, e i fantasmi del figlio sono gli stessi del padre. Il vissuto di Ernest si ripresenta in quello di Greg, la maniacale forma di depressione, l’abitudine al “travestitismo” per sopperire a quelle “madri mancate”, che irretiscono John in quell’amplesso di giochi autodistruttivi della sua famiglia, ma che però non lo rendono succube. E’ testimone di quei “segreti”, di quelle turbe familiari, ma non le assorbe, rimane spettatore attento ed empatico fino a rompere quella catena genetica, e ad uscire da “quegli strani equilibri”. Un libro scritto con il cuore che non è solo di John Hemingway, ma di tutti coloro che portano nell’anima il peso di un cognome importante, e che con forza spezzano quell'”anello” che li vorrebbe schiacciati dalla forte e ingombrante impronta familiare. “Una strana tribù” è il frutto di tre generazioni, incanalate nell’estrema sensibilità di John, che specchiandosi poi con suo figlio, riesce definitivamente ad interrompere il riflesso di suo padre e di suo nonno:”Non potevo dimenticare da dove provenivo, ma potevo comprenderlo e andare avanti. Quello era ciò che desideravo per Michael, una tabula rasa. Quando mi guardò con quegli occhi azzurri che hanno tutti i neonati, gli dissi di non preoccuparsi, che quella volta sarebbe stato diverso”. (cit “Una strana tribù. Memorie di famiglia”)

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