mercoledì 24 Aprile 2024
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Condizioni dei carcerati. Visita dei Radicali e dei Giuristi Vesuviani a Poggioreale

NAPOLI. Basta con accuse infondate al personale di Polizia Penitenziaria del Reparto di Napoli Poggioreale. Lo sostiene Emilio Enzo Quintieri, già membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani che, nei giorni scorsi, ha guidato una delegazione in visita ispettiva proprio presso la Casa Circondariale di Napoli Poggioreale “Giuseppe Salvia” nell’ambito del progetto “Tre metri dietro alle sbarre” promosso dall’Associazione Giovani Giuristi Vesuviani presieduta dall’Avvocato Salvatore Del Giudice.

La Delegazione visitante, che è stata autorizzata dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, oltre da Quintieri e Del Giudice, era composta anche dall’Avv. Michele Coppola, Vice Presidente dei Giovani Giuristi Vesuviani, dall’Avv. Francesco Urraro, Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola, dall’Avv. Gian Vittorio Sepe, membro della Giunta Nazionale dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati e dagli Avvocati Rosanna Russo, Olga Izzo e Sabina Sirico, membri dell’Associazione Giovani Giuristi Vesuviani. Inoltre, faceva parte della delegazione, Pietro Ioia, Presidente dell’Associazione Ex Detenuti Organizzati di Napoli.
Ad accogliere gli ospiti autorizzati alla visita c’era il Direttore Antonio Fullone, il Vice Direttore Chiara Masi, il Comandante di Reparto della Polizia Penitenziaria Commissario Capo Gaetano Diglio ed altro personale di Polizia Penitenziaria in servizio nell’Istituto.
Nello stabilimento detentivo, al momento della visita, vi erano 1.971 persone detenute, a fronte di una capienza di 1.500 posti disponibili per lavori di ristrutturazione in corso (471 detenuti in eccesso), 293 dei quali stranieri con le seguenti posizioni giuridiche: 673 in attesa di giudizio, 410 appellanti e 230 ricorrenti. Solo 655 sono i condannati definitivi. 201 sono i detenuti appartenenti al Circuito dell’Alta Sicurezza (As3 criminalità organizzata).
Dopo un lungo colloquio con lo staff dirigente dell’Istituto, abbiamo fatto un’accurata visita all’interno degli spazi detentivi. Tra gli altri, sono stati visitati, il Padiglione “San Paolo” adibito a Centro Clinico, il Padiglione Roma, Livorno ed Avellino. In quest’ultimo sono allocati i 201 detenuti appartenenti al Circuito dell’Alta Sicurezza (As3 criminalità organizzata). Nell’ambito della visita sono stati sentiti anche numerosi detenuti i quali, diversamente dagli anni passati, non hanno riferito problemi degni di nota. Anzi, ad onor del vero, hanno manifestato la loro soddisfazione per i continui miglioramenti della vita detentiva e del rapporto con il personale penitenziario avvenuti in questi ultimi anni.
Ho ascoltato su Radio Carcere, la rubrica di Radio Radicale curata dall’Avv. Riccardo Arena, la testimonianza di Marco, un 47enne napoletano, alla prima esperienza detentiva, che è stato recluso per sei mesi nella Casa Circondariale di Napoli Poggioreale. Questi, durante l’intervista, riferiva di essere stato allocato, per due mesi, nel Padiglione Firenze ove era allocato in camera con altre 5 persone e poi per gli altri quattro mesi nel Padiglione Livorno ove era ristretto con altri 6 detenuti.
Marco, appena scarcerato, raccontava che il Carcere di Poggioreale “era un inferno”, che i detenuti erano costretti “a stare sempre sugli attenti, camminando rasenti al muro con la testa bassa e le mani dietro la schiena” perché altrimenti venivano richiamati e/o puniti “dalle Guardie Penitenziarie” anche con “schiaffi e calci”. Praticamente, secondo Marco, “sembrava di fare il servizio militare se non addirittura peggio”. Inoltre, riferiva, che la “socialità” veniva effettuata al chiuso nelle camere dei detenuti e che non vi era alcuna attività. Lamentava, altresì, la presenza di topi nella cucina dell’Istituto ed altre problematiche che rendevano il vitto immangiabile.
Ritengo doveroso intervenire perché quanto raccontato dall’ex detenuto non corrisponde assolutamente al vero. Posso affermare con tranquillizzante certezza che nella Casa Circondariale di Napoli Poggioreale oggi non ci sono più i trattamenti e le condizioni che ha descritto nella sua intervista a “Radio Carcere”. Sono stati proprio i detenuti a chiarire, più volte, che le condizioni sono migliorate, che non ci sono più casi di violenza, che non c’è più quel sistema rigoroso che una volta veniva utilizzato dal personale di custodia. Non è quindi corretto descrivere una situazione che nella realtà dei fatti è completamente diversa. Viene offeso e mortificato il lavoro di chi, ogni giorno, si prodiga per migliorare, nei limiti del possibile, la qualità della vita detentiva. Con questo, non voglio dire che a Poggioreale non ci sono più “problemi” ma del vecchio Carcere di Poggioreale non è rimasto quasi nulla. Vi è stata ed è in atto una radicale trasformazione dell’Istituto.
In passato, ad esempio, i detenuti stavano rinchiusi nelle loro camere per 22 ore al giorno. Durante la visita fatta l’anno scorso trovammo circa 500 detenuti a “custodia aperta” con possibilità di uscire fuori dalle camere durante la giornata. Oggi, invece, sono la stragrande maggioranza ad essere “aperti”: circa 1.600 su 1.971. E non è vero che la “socialità” si fa “uscendo da una cella ed entrando in un’altra cella” perché si può sostare e passeggiare nei corridoi del reparto oppure praticare attività sportiva nella palestra, arredata con le attrezzature concesse dalla Chiesa Valdese di Napoli. Infatti, recentemente, a causa dell’assenza di spazi in comune, sono state soppresse delle camere detentive, trasformandole in “sala palestra” con il nulla osta del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che, precedentemente, era stato sempre contrario poiché venivano diminuiti i posti disponibili. Ed i primi reparti ad avere la palestra sono stati proprio il Firenze ed il Livorno ove è stato ristretto l’ex detenuto napoletano. Poggioreale non aveva mai avuto palestre così come non era possibile svolgere attività sportiva con regolarità nell’attiguo campo di calcio. Prossimamente anche quest’ultimo sarà migliorato poiché verrà completamente rifatto il terreno di gioco in erba sintetica grazie alla donazione della Chiesa Valdese. Tanti altri lavori di ristrutturazione sono stati effettuati e tanti altri sono in corso. Nel Padiglione Roma, ad esempio, è in fase di ultimazione la sistemazione delle docce in ciascuna camera come prevede la legge. Saranno realizzati ulteriori spazi per l’attività in comune in ogni singolo reparto, riconvertendo altre camere detentive. E’ prevista, a breve, la realizzazione di una ludoteca per i colloqui dei detenuti con i bambini che sarà arredata con suppellettili donati dall’Arcivescovo Metropolita di Napoli, Cardinale Crescenzio Sepe ed è in programma una sistemazione di tutti i cortili passeggio, grazie alla collaborazione avviata con l’Associazione “Il Carcere Possibile Onlus” della Camera Penale di Napoli e con la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.
Inoltre, non risponde al vero, il fatto che non ci siano “offerte trattamentali” all’interno dell’Istituto poiché, oltre all’attività lavorativa alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria (sono impiegati 254 detenuti con rotazione ogni 2/8 mesi a seconda della mansione svolta), sono attivi 8 corsi finanziati dalla Regione Campania (falegnameria, operaio edile, installatore di impianti tecnici, idrici e sanitari, aiuto cuoco, imbianchino, muratore, addetto elettrauto ed idraulico) che coinvolgono circa 100 detenuti. Altra “novità” positiva è che, finalmente, anche a Poggioreale è stato concesso ai detenuti, pure a quelli del Padiglione Avellino ad Alta Sicurezza, di fare “socialità” durante i giorni festivi. Sembrano “cose da niente” ma in tantissimi altri Penitenziari, anche meno problematici di Poggioreale, non è possibile fare alcuna “socialità” e l’organizzazione custodiale è ancora quella tradizionale di tipo “chiuso”.
Chiaramente, resta ancora tanto da fare, come ammette lo stesso Direttore Antonio Fullone. Non è pensabile che si possa cambiare il Carcere di Poggioreale in pochi anni. E’ un processo faticoso, che richiede tempo, che va incoraggiato e sostenuto e per il quale occorre la collaborazione di tutti. Raccontare balle e parlare sempre male non aiuta certo il cambiamento!

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