giovedì 28 Marzo 2024
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Arriva in Italia il film sulla Madonna Dell’Arco: “Anatomia di un miracolo”

SANT’ANASTASIA. Arriva a Napoli la “prima” del celebre docufilm “Anatomia di un miracolo”, che prende spunto dalla tesi di una stimata antropologa dei culti mariani, Giusy Orbinato, giovane donna di successo ipovedente dalla nascita.

Un docufilm che ha commosso chiunque lo ha visto e che ha dato i suoi primi vagiti in Francia e in Svizzera, “Anatomia di un miracolo” è un’opera antropologica di gran spessore che racconta le radici di una fede “passionale” , nei confronti della Madonna Dell’Arco. Diretto da Alessandra Celesia, con il supporto della docente di antropologia culturale Elisabella Moro, le riprese durate mesi,  sono state realizzate nel Santuario della Madonna Dell’Arco, in alcuni quartieri di Napoli e nell’ateneo “Suor Orsola Benincasa”. L’idea travolgente, di raccontare una delle fedi più viscerali e famose nel mondo, è nata dal vissuto e dagli studi dell’anastasiana Giusy Orbinato, stimata antropologa dei culti mariani, ipovedente dalla nascita, che in maniera delicata ma allo stesso tempo determinata e vincente racconta la storia della sua disabilità, all’ombra del Santuario mariano più famoso del mondo. Giusy è nata e cresciuta di fronte all’immagine “miracolosa” della Madonna Dell’Arco, infatti vive proprio di fronte ad essa, e per anni ha visto migliaia di “battenti” rendere omaggio alla sacra effige, ringraziarla per i miracoli ricevuti. Miracolo che a lei purtroppo non è mai arrivato.

Diventata atea, ha iniziato a studiare il fenomeno dei battenti, che ruota intorno alla Madonna Dell’Arco, le varie tipologie di fedi, da quelle più passionali ed esibizionistiche, a quelle più intime e riservate. “Da sempre appassionata di antropologia, durante i miei studi ho sostenuto un esame sulle radici della fede a Napoli, vivendo di fronte al Santuario, proposi l’argomento per la mia tesi la “Madonna dell’Arco”. La docente Elisabetta Moro fu entusiasta di questa scelta”. Giusy ci dice le motivazioni che l’hanno spinta a scegliere questo argomento: “Essendo atea, la mia visione è stata fredda e scettica nei confronti di questo fenomeno”. Spiega: “Uno dei miei capitoli della tesi, racconta proprio l’esperienza nell’essere travolta in questo culto senza volerlo. Il culto dei “fujenti” infatti è fisico, fatto di persone che urlano si trascinano che fanno del corpo una scena”. Questo è un aspetto che riprende nel docufilm quando intervista i fujenti, che pur non condividendone le idee prova per loro un rispetto profondo, soprattutto per la loro grande fede. La nostra antropologa, durante l’ intervista, pone delle domande incentrate sul “miracolo” e sull’essenza di esso e soprattutto sul perché tocca a determinate persone, escludendone altre, bisognose anch’esse della presenza divina. Giusy continua:”Il rito dei fujenti è diverso rispetto a tutti gli altri, non c’è silenzio, non c’è il raccoglimento della preghiera c’è un urlo, per questo ho deciso di avvicinarmi e studiarlo”. Il film molto apprezzato in Francia, taglierà il suo nastro italiano il 13 novembre a Milano ma la data più attesa è quella napoletana il 23 novembre all’Astra alle 20,30. Oltre a Giusy, ci sono altre due protagoniste, altrettanto magiche ed importanti, per il vissuto, la storia, la fede che hanno raccontato davanti alla cinepresa. La prima è Fabiana, trans napoletana, battente e con una fede salda e forte, dalle radici profonde. Il suo senso di libertà, il suo amore per l’arte e il creato fanno di lei una persona eccezionale. E poi c’è la delicata  Sue, famosa pianista coreana, che chiede il miracolo della maternità alla Madonna Dell’Arco, la sua preghiera e il suo raccoglimento avviene soprattutto quando suona. Le sue note, una composizione celestiale. La regista, Alessandra Celesia spiega: “Protagonista assoluta è La Vergine dell’Arco, con il suo livido e il suo dolore: lei fa da filo conduttore al film, appare e scompare diventando simbolo o presenza magmatica secondo le esigenze. Gli altri sono comparse con aspirazioni da protagonisti e il ruolo principale se lo meritano tutti: rappresentano a pieno titolo le sfaccettature di un paese intero che in quella città si rispecchia. Ogni personaggio è metafora, ogni vita è un tassello del puzzle”

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