venerdì 19 Aprile 2024
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Canova e l’Antico, al Mann per la prima volta le opere del sommo scultore

AL MANN, A NAPOLI, PER LA PRIMA VOLTA 12 GRANDI MARMI E OLTRE 110
OPERE DEL SOMMO SCULTORE PER METTERE A FUOCO, NEL “TEMPIO”
DELL’ARTE CLASSICA, IL LEGAME FECONDO TRA CANOVA E L’ANTICO.

“L’ultimo degli antichi e il primo dei moderni”: definizione che ben si attaglia al
sommo Antonio Canova e alla sua arte sublime, celebrata per la prima volta
a Napoli, al MANN-Museo Archeologico Nazionale dal 28 marzo al 30 giugno
2019, in una mostra-evento straordinaria per tematica e corpus espositivo,
copromossa dal Mibac-Museo Archeologico Nazionale di Napoli con il Museo
Statale Ermitage di San Pietroburgo nell’ambito dell’importante protocollo di
collaborazione che lega le due Istituzioni.

La mostra ha ottenuto il sostegno della Regione Campania, i patrocini del
Comune di Napoli, della Gypsotheca-Museo Antonio Canova di Possagno e del
Museo Civico di Bassano del Grappa ed è stata realizzata con la collaborazione
di Ermitage Italia.

Per la prima volta, la messa a fuoco in una mostra di quel rapporto continuo,
intenso e fecondo che legò Canova al mondo classico, facendone agli occhi
dei suoi contemporanei un “novello Fidia”, ma anche un artista capace di
scardinare e rinnovare l’Antico guardando alla natura.

“Imitare, non copiare gli antichi” per “diventare inimitabili” era il monito di
Winckelmann, padre del neoclassicismo: monito seguito da Canova lungo tutto il
corso della sua attività artistica.

Dal giovanile Teseo vincitore del Minotauro sino all’Endimione dormiente, concluso
poco prima di morire, il dialogo Antico/Moderno è una costante irrinunciabile;
fino a toccare, in tale percorso, punte che hanno valore di paradigma: per tutte,
la creazione del Perseo trionfante, novello “Apollo del Belvedere”.
“Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove si trova la grande statua
canoviana di Ferdinando IV di Borbone – spiega il suo direttore Paolo Giulierini
– era il luogo ideale per costruire una mostra che desse conto di questo dialogo
prolungato tra il grande Canova e l’arte classica”.

Qui si conservano capolavori ammirati dal maestro veneto: pitture e sculture
‘ercolanesi’ che egli vide nel primo soggiorno in città nel 1780; quindi i marmi
farnesiani, studiati già quand’erano a Roma nel palazzo della nobile famiglia e
trasferiti a Napoli per volontà di re Ferdinando IV: marmi celeberrimi che sono
stati all’origine di opere capitali di Canova come l’Amore Farnese, prototipo
per l’Amorino alato Jusupov che il pubblico potrà confrontare in questa
straordinaria occasione.

Curata da Giuseppe Pavanello, tra i massimi studiosi di Canova e organizzata
da Villaggio Globale International, la mostra, riunirà al Museo Archeologico
Nazionale di Napoli, oltre ad alcune ulteriori opere antiche di rilievo, più di
110 lavori del grande artista, tra cui 12 straordinari marmi, grandi modelli e
calchi in gesso, bassorilievi, modellini in gesso e terracotta, disegni, dipinti, monocromi e tempere, in dialogo con opere collezioni del MANN, in parte inserite nel percorso espositivo, in parte segnalate nelle sale museali.

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Saverio Falco
Saverio Falco
Giovane studente, intraprendente, ricco di fantasia, creativo e gioioso. E' veramente un piacere avere tra noi autori, scrittori, giornalisti, filosofi, ma soprattutto ragazzi come quello odierno: un'anima che ama la cultura in tutte le sue sfaccettature, che trasmette un pensiero legato all'amore puro, dai sentimenti profondi. Nel 2012 fa il suo battesimo con la carta stampata, rivelando all'attenzione di noialtri lo spirito polivalente dell'esistenza. (A cura del poeta GIANNI IANUALE)

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