Dopo circa otto mesi di carcere ha ottenuto gli arresti domiciliari Claudiu Stefan Gasperini, difeso dall’avvocato penalista Rosario Arienzo e imputato nel processo che lo vede coinvolto in qualità di capo di un organizzazione criminale finalizzata allo sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. L’attività di investigazione, scaturita dalle indagini della polizia giudiziaria, è durata dall’aprile del 2018 al gennaio 2020 riguardando numerose donne di nazionalità rumena che, sotto minaccia e ricatti, vendevano il proprio corpo nella zona del Centro Direzionale di Napoli.
Il racconto dei fatti
Oltre a Claudiu Gasperini, nello scorso mese di gennaio 2020, finirono in manette anche due uomini e una donna, ritenuti fortemente indiziati a vario titolo di diversi reati penali. Stiamo parlando di Elena Madalina Dumbraveanu, Giuseppe Guida e Raffaele Coletta. Gli agenti di Pubblica Sicurezza della Polizia di Stato di Napoli diedero esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari della Procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli. Le attività di indagine, coordinate dalla Procura partenopea – IV Sezione “Fasce Deboli” ed eseguite dalla Squadra Mobile, partirono da una attenta analisi di monitoraggio del fenomeno nell’area orientale della città di Napoli.
La suddivisione dei compiti
Il sodalizio criminale si articolava attraverso una precisa suddivisione dei compiti e dei ruoli tra i vari componenti. In particolare, Claudiu Gasperini, assieme ad fratello Ionut, soggetto latitante e quindi irreperibile, ritenuti ideatori dell’associazione a delinquere, reclutavano le ragazze in Romania per farle venire a prostituire a Napoli e le obbligavano a consegnare loro i proventi dell’attività. La consegna del denaro avveniva in parte in contanti e in parte attraverso vaglia e versamenti bancari diretti in Romania attraverso il sistema MoneyGram o Western Union. Un’altra donna, Iustina Ramona Giuverdea, anche lei latitante, si occupava di trovare alloggi abitativi per le meretrici e di sedare eventuali contrasti tra le donne. C’era poi Elena Dumbraveanu che, oltre a prostituirsi, gestiva e controllava l’attività delle ragazze appena giunte a Napoli, dando loro istruzioni sulle tariffe da chiedere ai clienti per le prestazioni offerte. Gli altri due uomini finiti in carcere, Giuseppe Guida e Raffaele Coletta, erano invece i factotum dell’organizzazione: facevano da autisti alle ragazze e si rendevano disponibili per qualsiasi necessità, come ad esempio l’acquisto di schede sim oppure di preservativi.
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