venerdì 19 Aprile 2024
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Cerimonia per Immobile: “Non c’è gloria, non c’è vittoria senza il sacrificio”

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di
Alfonso Auriemma

Torre Annunziata. Non è la prima volta che il figliuol prodigo torna a casa, ma mai così decorato, mai con tanti onori. Nell’ultima stagione infatti Ciro Immobile ha legittimato il suo status di campione con la conquista del titolo di capocannoniere, la “Scarpa d’oro” (terzo italiano nella storia a raggiungere questo risultato dopo Totti e Toni) e eguagliando il record di segnature in stagione singola in serie A stabilito da Gonzalo Higuain con la maglia del Napoli nell’annata 2015/2016. Una cerimonia meno festosa del previsto, le restrizioni dovute al Sars-Cov2 non hanno permesso un tributo che in altri momenti sarebbe stato certamente più caloroso, eppure anche in questo modo l’affetto che lega il ragazzo alla città si è fatto sentire distintamente. La cerimonia si è svolta in una sala del Comune aperta solo ad esponenti della politica locale, giornalisti e pochi altri addetti ai lavori, con la consegna di un quadro di Francesco Agnello, artista di origini Torresi ma residente a Parigi, celebre per lo stile “Pixel art” delle sue opere. Le dichiarazioni di Immobile su questo palcoscenico non sono solo di carattere sportivo, parla delle sue origini e di quanto emergere da un ambiente complicato lo abbia aiutato anche nei momenti difficili della sua carriera. “Nel calcio come nella vita non c’è gloria, non c’è vittoria, non c’è soddisfazione senza il sacrificio” e ancora “è bello poter condividere questo premio con la città dove sono cresciuto, e spero questo possa essere un punto di forza per tutti i ragazzi che come me vogliono credere in qualcosa e gli dico che per raggiungere certi traguardi dovranno fare molto di più di quello che gli altri si aspettano da loro”. “mi fa piacere ricordare come da questa città siano venuti fuori non uno ma due calciatori di serie A con me e Donnarumma” evidenziando come la cultura sportiva della città sia capace di produrre molteplici talenti e il suo non sia solo un caso. Non sono mancate anche dichiarazioni di carattere sportivo, sulla stagione appena trascorsa e sulla Lazio, con cui ha sfiorato il sogno scudetto prima del crollo post quarantena. “Le prime partite dopo il lockdown non eravamo noi, non eravamo in forma, riuscivamo ad esprimere il nostro gioco solo nella prima mezz’ora e contro l’Atalanta si è visto” le sue parole sull’argomento. Ha poi commentato anche la stagione della squadra di Gattuso con queste parole: “La stagione del Napoli è stata buona, non si può giudicare sulla base della partita con il Barcellona, non era facile”. In questa giornata insomma non si è celebrato solo un record sportivo, ma anche l’umiltà di un ragazzo che non dimentica da dove viene e che cerca sempre di contribuire alla crescita della comunità dove è nato e cresciuto dando i primi calci ad un pallone. Questa non sarà la cerimonia di premiazione più importante per lui, la scarpa d’oro infatti non è ancora fisicamente nelle sue mani, ma la più emozionante forse si, per chi ancora crede che il calcio moderno possa regalarne.

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