sabato 12 Ottobre 2024
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Chi ha ammazzato Giancarlo Siani? Chi non ha potuto difenderlo?

Il Sindaco Cuccurullo: Torre Annunziata non è Fortàpasc

Il 23 settembre, Torre Annunziata ricorda con dolore il tragico anniversario della morte di Giancarlo Siani, ucciso 39 anni fa sotto casa sua a Napoli dagli emissari del clan Nuvoletta. Un figlio adottivo di questa terra, il Giornalista Siani è stato un esempio di coraggio e integrità, un cronista che ha raccontato la realtà con occhi sinceri e una penna affilata.

Siani scriveva di pace, lavoro, giustizia sociale e giovani. I suoi articoli per “Il Mattino” non erano semplice cronaca ma descrivevano l’orgoglio e la dignità di un popolo in un contesto difficile che cercava di sconfiggere la camorra attraverso le lotte per il lavoro: erano gli anni della crisi industriale che portò la chiusura di molte fabbriche. Girava la città con gli occhi di un bambino, a piedi scalzi, come deve fare un Giornalista con la G maiuscola.

Era benvoluto e rispettato a Torre Annunziata, riconosciuto come uno di casa, protetto dall’affetto di amici, studenti, operai, suo cognato era torrese. Eppure la storia di Siani, romanzata nel film “Fortapàsc”, tradisce il suo vero rapporto con la città. Il film non rende giustizia né alla verità degli atti giudiziari né al rapporto viscerale, autentico, vero che Giancarlo aveva con i torresi e non restituisce la complessità della situazione e la vera essenza della comunità di Torre Annunziata. Un anno prima del suo omicidio, all’indomani della strage di Sant’Alessandro, studenti, operai e la comunità cattolica scese più volte in piazza per manifestare contro la camorra, senza paura fin sotto il palazzo Gionta, centrale di comando del clan camorristico di Torre Annunziata. Giancarlo era lì, insieme a migliaia di cittadini; non c’era chi ancora oggi accusa tutti i torresi, indistintamente, di connivenza.

Per molti ancora non è chiaro – forse strumentalmente – che chi ha ammazzato Giancarlo Siani non era di Torre Annunziata, i mandanti non erano di Torre Annunziata: le risposte sono nelle carte processuali e nelle sentenze: il clan Marano di Napoli, i Nuvoletta. Poteva essere difeso? Certamente. Chi non ha saputo difenderlo? Chiaramente non Torre Annunziata, non i suoi familiari, non i redattori del giornale per cui scriveva.

Torre Annunziata non ha ucciso Giancarlo Siani, ma lo piange e lo ricorda. Non da ultimo, la giunta del neosindaco Corrado Cuccurullo gli ha intitolato il nuovo asilo comunale di via Parini e numerosi sono i progetti, anche con le scuole, e gruppi di studio sulla figura di quello che qui, per tutti, è, semplicemente, “Giancà”.  Lo stesso sindaco Cuccurullo ha sottolineato che Torre Annunziata non è più “Fortapàsc”. E non si è mai riconosciuto in quel film chi, insieme a Siani, ha sfidato la camorra senza paura in quegli anni.

La città ha sempre rispettato e stimato Giancarlo, partecipe del suo impegno e il suo coraggio. È una ferita profonda, aggravata da chi continua a glorificare una narrazione distorta. Eppure, la città, a differenza di altri, non accusa nessuno, ma porta con sé il senso di colpa di non aver potuto fare di più.

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