Una vicenda cominciata circa dieci anni fa che aveva coinvolto la Stazione dei carabinieri di Villa Literno (Caserta) e che oggi si conclude con l’assoluzione liberando da ogni sospetto il maresciallo dei carabinieri Michele Membrino ex comandante della Stazione di Villa Literno e di Pomigliano d’Arco.
In questo processo erano imputati anche altri militari in particolare l’appuntato Paolo Santoro e i titolari del caseificio ‘La Nuova Casearia di Villa Literno’, Enrico Coppola e Luigi Gallo, accusati a vario titolo di corruzione in atti giudiziari, induzione indebita a dare o promettere utilità, violenza privata, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, concussione, tentata corruzione e tentata concussione.
Ora la sentenza della prima sezione della Corte di Appello di Napoli, presieduta da Eduardo De Gregorio.
In primo grado il tribunale di Napoli Nord aveva inflitto all’ex comandante Membrino 8 anni di reclusione; 9 anni di reclusione per l’appuntato; 3 anni di reclusione per i due titolari del caseificio. Coinvolti nella vicenda anche gli appuntati Franco Paglino, Alfonso Bertelli, Saverio Altobelli e Antonio Nicoletti che già in primo grado erano stati assolti.
Secondo la ricostruzione della Procura nel novembre del 2015, Membrino e Santoro avrebbero indotto i titolari del caseificio ‘La Nuova Casearia’ a promettere una somma di 5000 euro in cambio di un impegno a non effettuare ulteriori controlli presso i locali sequestrati. I due imprenditori caseari, assistiti dall’avvocato Marco Schiavone, avrebbero accettato di versare l’importo al fine di ottenere un vantaggio indebito. Sempre nel novembre 2015, Membrino e Santoro avrebbero costretto una persona a firmare un verbale con dichiarazioni non veritiere, formalizzandolo anche con la complicità dell’appuntato Bertelli. In altri episodi, Membrino e Santoro avrebbero costretto il loro collega Antonio Nicoletti a consegnare una scocca e successivamente l’intera vespa Piaggio 50 d’epoca, al fine di evitare sanzioni amministrative. Inoltre, Paolo Santoro da dicembre a giugno 2015, all’esito di un controllo presso l’attività di un fabbro operante in Villa Literno, “ponendolo in una condizione di assoggettamento dato il sequestro dei locali dell’attività: avrebbe costretto il fabbro a seguito del dissequestro a consegnarli prodotti artigianali (persiane del valore di 500 e 600 euro) omettendone il pagamento e poi al versamento di somme di denaro pari a 200 euro per evitare i controlli per un totale di 1500 euro. Sempre l’appuntato Santoro si sarebbe recato in un minimarket di proprietà di un cittadino magrebino inducendolo a versare 2000 euro per evitare i controlli, cifra non versata per il rifiuto e contestuale denuncia del titolare. Membrino, Nicoletti e Santoro a seguito di un controllo presso l’abitazione di una donna a Via Santa Maria a Cubito a Villa Literno ed il ritrovamento di 5 piante di marijuana sul balcone avrebbero asserito di averne trovate 20 trasmettendo così falsamente gli atti in Procura.
Ma quel “racconto” dei fatti è stato smontato dai difensori degli imputati
In particolari dagli avvocati Vincenzo Maiello e Antonio De Simone che tutelavano Membrino.
La sentenza di Appello assolve Membrino e Santoro riqualificando il reato in istigazione alla corruzione per non aver commesso il fatto. Hanno dichiarato di non doversi procedere nei confronti di Coppola e Gallo per il reato di istigazione alla corruzione riqualificato essendo il reato estinto per intervenuta prescrizione. Assoluzione per i due carabinieri per gli altri reati contestati per non aver commesso il fatto. Condannato l’appuntato Paolo Santoro per il resto riqualificato di induzione indebita a dare e promettere utilità alla pena di 2 anni e 3 mesi di reclusione.
Particolare soddisfazione per l’ex comandante che si è visto restituire la dignità di anni di lavoro spesi al servizio della comunità che erano stati “sporcati” da una finta verità.

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