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Covid. Ieri venerdì 5 marzo il teatro Bellini ha sospeso Il progetto “Zona rossa”

Un anno esatto dalla chiusura dei teatri per l’emergenza Pandemica, il teatro Bellini ha deciso di sospendere la sua “zona rossa” arrivando al suo 76° giorno.
“Il progetto Zona Rossa è arrivato al suo settantaseiesimo giorno. Abbiamo trascorso settantasei giorni di reclusione all’interno del teatro Bellini, senza mai uscire. Durante questo tempo abbiamo fatto teatro, ci siamo interrogati sul senso di questo lavoro, sulla sua necessità, sulle ragioni della crisi dello spettacolo dal vivo, esasperata dalla pandemia, e abbiamo mostrato in streaming non uno spettacolo compiuto, ma le fasi creative che portano alla sua realizzazione.  Abbiamo scelto questa data per sciogliere il progetto Zona Rossa perché riteniamo che la data annunciata del 27 marzo non sia una risposta alle criticità e alla complessità del nostro settore”.

 

Dalle parole di Daniele Russo

“76 giorni di “reclusione”
76 giorni, 356 giorni dopo la nostra prima, e in realtà  unica, infinita chiusura
76 giorni passati a creare
76 giorni passati ad interrogarsi sul senso del teatro oggi
76 giorni per dare alla luce due spettacoli che chissà quando andranno in scena
76 giorni in cui la luce del sole non l’hanno vista nemmeno, i reclusi del nostro “grande fratello teatrale”…
76 giorni dopo l’inizio di questo “folle” progetto ci ritroviamo a salutare gli ultimi 4 artisti rimasti in Zona Rossa, con la certezza di aver provato a metterci in discussione.

Non riconosco la visione del teatro che avevo prima.

Alla fine di questi 76 giorni in cui di teatro abbiamo parlato, discusso, immaginato e litigato, resto con un senso di disillusione. Anche se fin dal principio avevamo preventivato un possibile fallimento, e benché ne usciamo dopo aver realizzato ben due spettacoli fatti e finiti, non riconosco la visione del teatro che avevo prima”.

 

Daniele Sacco “Forse è troppo presto, o forse è sempre troppo tardi e l’avanguardia tarda ad arrivare. Questo è il tempo in cui viviamo. Questo è il tempo in cui ci è concesso di vivere e il nostro progetto, Zona Rossa, che accorda il suo respiro a quello del tempo corrente, si chiude, forse troppo presto, forse troppo tardi.
Ma in questo susseguirsi di tempo, che mischia le ore con i giorni, mentre i minuti di incertezza si trasformano nella pienezza di un anno appena passato, noi tentiamo di zavorrarci a terra, come scogli in mezzo al mare, per raccontare non ciò che non è stato, ma ciò che, nonostante tutto, è potuto esserci. Ci sono stati artisti che hanno ritrovato la forza di definirsi tali. Ci sono stati operai che ci hanno abbracciato in un unico senso del lavoro. Ci sono stati cittadini che hanno unito le proprie speranze alle nostre. Ci sono state vittorie, ma ci sono stati fallimenti. E tutto ciò è stato in comune, come i settantasei giorni di reclusione in teatro, come le festività passate isolati, come l’incertezza di ritrovare il proprio lavoro e la paura di perdere i propri cari.
Da lontano le sirene illusorie e propagandistiche di una normalità a portata di mano. Attorno a noi, la tempesta di un mondo che crolla e risorge, giorno dopo giorno. I nostri artisti in fondo sono solo uomini e tutti gli uomini non sono nient’altro che artisti. La tela è ancora bianca e il tratto è breve. Abbiamo provato a far capire che solamente con pennellate comuni potremo disegnare il nostro domani.
E in tutto questo, proprio in tutto questo, il nostro atto è pronto, il fonico è dietro alla consolle, il direttore di palco canta il chi è di scena, qualche rito scaramantico degli attori aleggia nei camerini, ma il sipario è ancora chiuso. Lo spettacolo è pronto, l’uomo si desta, il sipario è ancora chiuso, il politico sbraita, il sipario è ancora chiuso. Un altro giorno è passato, ma il sipario è ancora chiuso.
Forse è troppo presto o forse è già tardi.

Sono stati 76 i giorni di “reclusione”, in cui gli artisti di Zona Rossa hanno realizzato due nuove creazioni:

SETTANTASEI
Il crollo dell’impero romano d’occidente
drammaturgia e regia Licia LaneraPier Lorenzo Pisano
con
Alfredo Angelici, Federica Carruba Toscano, Matilde Vigna
scene Lucia Imperato
costumi Chiara Aversano
luci Salvatore Palladino
assistente alla regia Salvatore Scotto D’Apollonia
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini

SENET
drammaturgia e regia Pier Lorenzo Pisano
con
Alfredo Angelici, Federica Carruba Toscano, Matilde Vigna
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini

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