giovedì 1 Maggio 2025
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Crisi Dema a Somma e Parolisi, lavoratori scrivono a De Luca

Somma Vesuviana. La crisi Dema è sempre aperta, questa mattina gli operai hanno manifestato a Pomigliano d’Arco bloccando accesso alla Statale 162 ora scrivono un appello al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

Egregio signor Presidente,
la DEMA è un’azienda del settore aereonautico specializzata nella progettazione, costruzione e assemblaggio di componenti del segmento aerostrutture, totalmente radicata al sud Italia con quattro siti produttivi, due direttamente denominati Dema (ubicati a Somma Vesuviana e Brindisi) e due siti controllati al 100% dalla DEMA denominati Cam (Paolisi) e Dar (Brindisi). In totale i quattro siti occupano circa 630 lavoratori.

A luglio 2018, dopo una lunga vicenda legata ad una pesante crisi debitoria che aveva portato a due ristrutturazioni del debito mediante art. 182 e art. 182 bis della ex legge fallimentare ed il passaggio per intero delle quote di proprietà del gruppo al fondo d’investimento inglese Bybrook Capital, la società cambia amministratore delegato passando dal fondatore ed ex socio di maggioranza Vincenzo Starace all’ing. Renato Vaghi.

Una volta insediatosi, Vaghi annuncia circa 150 esuberi ed il fallimento del secondo piano di ristrutturazione. L’impegno delle Organizzazioni Sindacali Fim Fiom e Uilm nazionali e territoriali, la partecipazione e resilienza dei lavoratori e il ruolo attivo del Mise nella vicenda, fanno sì che l’annuncio iniziale viene cambiato in un piano di rilancio della società e nella terza ristrutturazione del debito (art. 182 ter).

La diffusione del virus Covid-19 vede la produzione di DEMA non fermarsi, in quanto attività strategica per il settore aeronautico. Successivamente, in una seconda fase, la produzione rallenta per effetto della crisi del mercato mondiale degli aeromobili, ed è in questa occasione che cominciano a manifestarsi i segni più pesanti di un assenza di un vero progetto industriale del Gruppo.

In tre anni, dal 2019 al 2022, i budget di fatturato sono sistematicamente non raggiunti, le RSU dei quattro stabilimenti denunciano la mala gestione ad ogni occasione, lo stesso fanno le strutture territoriali del sindacato e quelle nazionali, la spesa in investimenti per la produzione è quasi nulla e cominciano a venire meno anche le spese ordinarie di manutenzione e gestione della produzione.

Nel febbraio 2021, il fondo Bybrook viene assorbito dal fondo Cairn Capital rinominato Polus Capital lo scorso novembre, di proprietà di Mediobanca, le denunce del sindacato rimangono lettera morta, il management continua a non raggiungere gli obiettivi ed a spendere moltissimi soldi in attività che non sono collegate alle produzioni interne.

Nei primi mesi dell’estate 2022 le linee di produzione sono quasi completamente ferme, nel breve volgersi di tre mesi, si passa dalle richieste senza senso di turni alternati (21 e 18 turni) al blocco degli acquisti a difficoltà di pagamento degli stipendi, il management di fatto è commissariato e trapela la volontà del fondo stesso di smettere di investire in DEMA.
A fine settembre viene nominato un nuovo amministratore, Angelo Rodolfi, esperto di ristrutturazioni di aziende in crisi e di procedure concorsuali, il quale appena arrivato avvia una procedura di concordato in bianco per il gruppo DEMA. Nel corso di un incontro al MiSE Rodolfi prima spiega quello che lavoratori e sindacato avevano detto per anni, cioè che l’azienda era mal gestita, poi, con una serie di grafici, cerca di spiegare che la principale causa del dissesto finanziario della DEMA è da attribuirsi ad un costo del lavoro troppo elevato. Inoltre, emerge che il fondo ha speso in DEMA dal 2018 ad oggi 130 milioni; soldi di cui chiunque osservi lo stato vetusto dei macchinari presenti nei siti produttivi può tranquillamente constatare che non vi è traccia tangibile.

Arriviamo così agli ultimi avvenimenti. Il 18 e il 25 gennaio 2023, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy si sono svolti due incontri, nel corso dei quali il management della DEMA ha annunciato che il piano di ristrutturazione del Gruppo prevede la cessione dei due stabilimenti pugliesi e un esubero di personale per i siti campani del 30 per cento.

E’ scontato dire che, anche in questa occasione, i limiti e le incapacità del management aziendale sono scaricati interamente sulle lavoratrici e i lavoratori. Quello a cui potremmo assistere, se questo processo non viene fermato in tempo, è l’ennesimo passo verso una desertificazione industriale che va combattuta e fermata. E’ necessario adoperarsi affinché le competenze e le conoscenze di lavoratrici e lavoratori altamente specializzati non si disperdano, si tratta di rilanciare un sito industriale anche per offrire ai nostri giovani una prospettiva occupazionale, si tratta, in definitiva, del futuro economico, produttivo e sociale del nostro territorio.

Per questi motivi signor Presidente chiediamo un Suo intervento ed interessamento fattivo sulla nostra vertenza e La invitiamo presso il nostro sito affinché abbiamo modo di vedere personalmente la nostra fabbrica e di conoscere il nostro lavoro.

I lavoratori della Dema di Somma Vesuviana

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