sabato 20 Aprile 2024
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Crisi pizzerie, Miccù (ass. Pizzaiuoli): “In Campania restrizioni più rigide”

NAPOLI. Lunedì molte pizzerie non riapriranno, Sergio Miccù presidente dell’associazione pizzaiuoli napoletani: “Impensabile pizzaiolo con camice, guanti e copriscarpe davanti al forno”.

Countdown per la “riapertura” parziale delle attività di ristorazione. Da lunedì bar, pasticcerie, pizzerie e ristoranti, potranno riaprire dopo il lockdown causato dalla pandemia di coronavirus ma solo per il servizio di asporto. Molti però hanno deciso di non aprire la serranda per le rigide regole da seguire per il contenimento del contagio. I ristoratori, librai e cartolai che il 27 aprile riprenderanno l’attività, come disposto dall’ordinanza 37 della Regione Campania, dovranno procedere  alla disinfezione dei locali e alla sanificazione degli ambienti almeno una volta al giorno. Tali operazioni dovranno essere certificate e raccolte in un registro in caso di controlli. Il personale potrà ritornare al lavoro solo dopo visita medica che “verifichi e certifichi” il buono stato di salute, inoltre prima dell’inizio dell’attività lavorativa ai dipendenti dovrà essere controllata la temperatura corporea. Regole che diventono ancora più complesse per gli addetti alla ristorazione. Tra il personale, come giusto che sia, bisognerà rispettare la distanza di sicurezza e sarà necessario igienizzare frequentemente gli utensili utilizzati per la lavorazione dei pasti. I datori di lavori dovranno fornire i dipendenti dei dispositivi di protezione: mascherine, guanti, camici monouso e copriscarpe. Rigorose anche le norme sulla sicurezza per i fattorini impiegati nelle consegne a domicilio. Insomma un “vademecum” non per nulla semplice e ce lo spiega Sergio Miccù presidente dell’associazione Pizzaiuoli e portavoce di tanti che lunedì continueranno a stare chiusi. “Sono restrizioni che in Campania sono molto più rigide delle altre regioni. Per i pizzaioli sarà difficile riaprire, non solo per la spese da affrontare per le sanificazioni e i dispositivi, anche per una questione logistica” spiega Miccù: ” come fa un pizzaiolo con camice, guanti e copriscarpe a stare davanti al forno è impensabile, bisognerebbe tra l’altro utilizzare dispositivi ignifughi per garantire la sicurezza del lavoratore”. Il presidente continua: “La situazione è molto difficile, se il 18 maggio eventualmente si riaprirà bisognerà dimezzare i posti a sedere per rispettare la distanza di sicurezza, quindi non tutte le pizzerie potranno garantire lo stesso numero di lavoratori che avevano prima dell’emergenza”, ed è proprio per tutelare il lavoro ai dipendenti, l’associazione il 17 aprile scorso, con altre realtà del “food” ha richiesto al Governo centrale di: sospendere i leasing, mutui e noleggi fino al 31 dicembre, la cancellazione per quest’anno delle imposte nazionali e locali e la rateizzazione dell’Ires e Irap (pagamento previsto per giugno), l’armonizzazione da parte dello Stato per l’accesso al credito, proroga della cassa integrazione straordinaria fino al 31 dicembre, detassazione sui contributi, credito d’imposta per proprietari (60%) e locatari (40%). Infine misure di sostegno a fondo perduto.

Situazione molto complessa e spinosa, che colpisce uno dei comparti più produttivi del paese. La crisi economica scaturita dall’emergenza sanitaria ha messo in ginocchio migliaia di lavoratori che, probabilmente, l’inizio della ripresa farà ancora più paura della fase 1.

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