Una studentessa porta all’esame di Stato il testo scritto dall’infermiera di guerra Marina Castellano “Vorrei vedere i bambini giocare”, studiato in classe grazie all’impegno della professoressa Fernanda Pucillo. L’autrice del libro confessa: «Quella tesina mi ha ridato la voglia di essere in prima linea»
Non poteva credere ai suoi occhi una professoressa di una scuola superiore della provincia di Napoli quando ha visto una delle sue studentesse discutere, durante la prova orale dell’esame di Stato, un elaborato incentrato sul testo di Marina Castellano “Vorrei vedere i bambini giocare”. Quegli stessi occhi si sono poi riempiti di lacrime e commozione ricordando l’ incontro che essa stessa aveva organizzato tra l’autrice del libro e i suoi ragazzi qualche mese prima.
Siamo a Gragnano all’Istituto Superiore Don Milani e la docente è la professoressa Fernanda Pucillo, titolare della cattedra di diritto e non nuova a questo genere di incontri tra gli autori dei libri che poi porta sui banchi di scuola per discuterne con i ragazzi. “Sono anni che favorisco questo genere di attività (la docente è referente in Campania dell’associazione Biesse che promuove il progetto “Liberi di scegliere” insieme al giudice Di Bella). Da sempre questo è il mio modo di fare scuola: per appassionare i ragazzi a temi contemporanei, non basta leggere un libro o sentire le notizie ai telegiornali. I ragazzi cercano emozioni vere, vogliono toccare la realtà anche attraverso le parole di chi fa esperienza diretta”. E continua :
“Per questo ho organizzato un incontro tra gli studenti e Marina Castellano, che non si è fatta pregare ad essere qui con noi”. “Andare tra i giovani, raccontare la mia storia, è fondamentale per me. I ragazzi sono incuriositi, fanno domande, soprattutto su questo libro in cui racconto la mia storia di infermiera di guerra, cosa significhi vivere dentro un conflitto: bambini siriani che disegnano case distrutte, medici che operano al buio, madri palestinesi che cantano ninne nanne tra le macerie. Sapere che tutto ciò ha innescato una scintilla e che una studentessa ne abbia fatto oggetto della sua tesina mi rende ancora più forte nel difficile percorso intrapreso. Il lavoro che ho scelto non è stato e non è una scelta facile. Anche la mia famiglia ne sente ogni tanto il peso e gli attimi di sconforto non mancano. Sono proprio queste testimonianze però che mi danno la forza di resistere e andare avanti “. La studentessa (che vuole rimanere anonima) insieme ai suoi compagni attende il risultato dell’esame di Stato non sapendo che, al di là dei voti, la maturità già l’ha raggiunta.
“Sono orgogliosa di lei e degli altri studenti” continua la professoressa Pucillo. “Mentre fuori il mondo continua a sgretolarsi tra notizie di conflitti e crisi umanitarie, nelle nostre classi parliamo di pace e di come educare a ciò. Non nascondo che è difficile in un mondo che è distratto, preso dai propri egoismi. Ma chi ha a che fare con i giovani lo sa: non bisogna mai smettere di innaffiare i semi, di credere in loro, accompagnandoli durante la crescita”. Piccoli semi piantati tra i banchi che scelgono da che parte stare -quello dei bambini che nonostante tutto vorrebbero giocare – sono già promessa di un bosco che cresce.

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