di MARIANGELA BARRETTA
Napoli. “Ripartire dal dialogo per superare la crisi della comunità”. Questa, in estrema sintesi, la tesi di fondo del libro ” Dall’agathón alla vita sufficiens: declino e rinascita del dialogos politico”, di Antonio Sparano (ed. Aracne). Il testo è stato presentato nella sala “Giorgio Nugnes” del Comune di Napoli, nel corso di un incontro pubblico organizzato dall’associazione Venti di Speranza, che ha visto la presenza, oltre che dell’autore, della presidentessa dell’associazione Daniela Metitiero, del presidente del consiglio comunale di Napoli Sandro Fucito e di Giusy Catone, post-dottoranda all’Università di Buenos Aires. “Il libro nasce come tesi di dottorato”, ci spiega l’autore, Antonio Sparano, ricercatore all’Università di Buenos Aires “ma non è rivolto solo agli addetti ai lavori; nonostante affronti argomenti complessi, il linguaggio è molto semplice, quindi fruibile anche da chi non ha una formazione specifica in filosofia”. Nel suo libro, Antonio Sparano ripercorre la filosofia politica dai presocratici al Medioevo, concentrandosi in particolare sulla decostruzione dell’idea di Stato Ideale. Una riflessione che può avere un riscontro pratico anche e soprattutto oggi. “La figura di Marsilio da Padova in particolare – commenta ancora Sparano- è rivoluzionaria. Innanzitutto perché svincola il discorso politico da quello teologico: lo scopo della politica è per Marsilio non il raggiungimento dello stato ideale ma della vita sufficiens, ossia lo stato migliore possibile in un determinato periodo storico. Via quindi la ricerca del sommo bene, via la dicotomia assoluta tra bene e male. In secondo luogo, lo stato di Marsilio prevede che la comunità, l’Universitas civium, deleghi persone competenti, la valentior pars, alla gestione della cosa pubblica. Insomma, già nel Medioevo, Marsilio ha il coraggio di dire che non tutti possono fare tutto ma affinché la comunità funzioni ognuno deve fare quello che sa fare, ognuno deve fare la sua parte”. Le parole di Sparano sono un inno alla cittadinanza attiva, contro la rassegnazione o la critica fine a sé stessa. Alla classe politica, che definisce “di politicanti”, lancia una provocazione: “basta con il confronto bellico, si riprenda il dialogo e si riscopra la ricchezza della diversità. Basta con il contraddittorio fine a sé stesso, perché troppo spesso l’irriducibilità delle posizioni serve solo a celare la pochezza delle idee”.

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