giovedì 10 Luglio 2025
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Immigrazione clandestina, 45 arresti nel Vesuviano

Nell’ambito di indagini coordinate e dirette da questa Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, la Polizia di Stato, in data odierna, ha proceduto all’esecuzione di
un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, personali e reali emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli nei confronti di 45 persone, indagate, a vario titolo, dei reati di associazione a delinquere, finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravato, estorsione
aggravata dal metodo mafioso, falso ideologico e truffa.
Tra le persone destinatarie della misura risultano anche alcuni avvocati, titolari di C.A.F. operanti nei paesi vesuviani, oltre ad esponenti della locale criminalità organizzata. Sono stati, inoltre, sottoposti
alla misura cautelare degli arresti domiciliari 23 soggetti, tra i quali molteplici collaboratori dei predetti professionisti nonché numerosi mediatori stranieri, ed alla misura dell’obbligo di presentazione alla P.G. undici datori di lavoro che avrebbero messo a disposizione le proprie realtà
aziendali per false assunzioni di cittadini extra Ue.
Infine, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni e rapporti assicurativi per un valore
complessivo di circa due milioni di euro.
L’attività svolta avrebbe evidenziato l’esistenza, in Campania, soprattutto nei Comuni di San Giuseppe Vesuviano ed Ottaviano – area caratterizzata dalla presenza di una fiorente comunità di
cittadini del Bangladesh – di tre distinte associazioni per delinquere, messe in piedi da altrettanti avvocati e da gestori di alcuni Centri Autorizzati di Assistenza Fiscale (C.A.F.), volte a lucrare su
cittadini extracomunitari interessati ad entrare in Italia o a regolarizzare la propria posizione sul
territorio nazionale, sfruttando le criticità della normativa relativa alle procedure di programmazione
dei flussi d’ingresso in Italia di stranieri (cd. Decreti Flussi).
Dalle indagini, corroborate da attività tecnica ed articolatesi in servizi di osservazione, nonché in
approfondite analisi della documentazione acquisita presso gli uffici competenti sarebbe emerso che
i menzionati promotori delle associazioni, in accordo con datori di lavoro compiacenti e mediatori
bengalesi avvalendosi, per le attività istruttorie, di numerosi collaboratori, sistematicamente
avrebbero istruito ed inoltrato fittizie richieste di assunzione di aspiranti lavoratori extracomunitari
A tale scopo, e dietro lauto compenso, i predetti legali e gestori di C.A.F. avrebbero procurato agli
interessati la documentazione, ideologicamente falsa, richiesta dalla normativa sui flussi migratori
per un regolare ingresso in Italia, soprattutto attinente ad una disponibilità all’assunzione di
imprenditori in realtà inesistente e all’idoneità degli alloggi in cui i lavoratori avrebbero dovuto essere
ospitati, asseverando, in qualità di professionisti qualificati, la conformità alla legge di istanze
corredate da documentazione truffaldina.
I promotori indagati – utilizzando identità digitali (Spid) di altri associati (tra cui un appartenente
alle FF.OO) avrebbero inoltrato complessivamente diverse migliaia di richieste di nulla osta, con
l’effetto finale, qualora le pratiche truffaldine trattate avessero superato lo sbarramento temporale del
meccanismo del c.d. click day, di favorire l’immigrazione clandestina.
Dall’attività investigativa sarebbe emerso che in alcuni casi gli stranieri, per assicurarsi il buon esito
della propria istanza di assunzione, erano disposti a corrispondere, per il tramite di intermediari loro
connazionali, anch’essi lautamente ricompensati dalle organizzazioni, somme di denaro che
raggiungevano i 9.000 euro, generando in tal modo un giro d’affari di svariati milioni di euro.
Gli ingenti profitti generati da tale traffico illecito sarebbero stati anche intercettati da alcuni soggetti
collegati alla criminalità organizzata locale, la cui infiltrazione nel citato giro di affari avrebbe assunto
una duplice forma, quella della tipica attività estorsiva nei confronti dei professionisti del settore
ovvero quella della partecipazione diretta alla gestione delle pratiche flussi.
Nel corso delle indagini, infatti, gli operatori hanno arrestato in flagranza per estorsione aggravata
dal metodo mafioso, in due distinti episodi, altrettanti esponenti di vertice del clan Fabbrocino,
egemone in quel territorio, mentre, soprattutto per quanto riguarda una delle organizzazioni indagate,
sono emersi rapporti diretti e condivisione dei relativi profitti con esponenti del predetto clan.
Il provvedimento eseguito è una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso
cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle
indagini e quindi presunti innocenti fino a sentenza definitiva.

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