venerdì 19 Aprile 2024
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La donna invisibile scruta il mondo attraverso i racconti di Nicoletta Iacapraro

di Emilia Ferrara

NAPOLI. “La donna invisibile”, una raccolta di racconti di Nicoletta Iacapraro, per la collana direzioni immaginarie della casa editrice Homo Scrivens. Protagonista indiscussa del libro è proprio la donna invisibile ovvero la donna delle pulizie dei bagni del Gran Caffè. La donna invisibile ci apre a vari mondi, non interagisce con le persone, ma annota le loro storie; amori, viaggi, arte, malattie, relazioni, storie di emigrazione, tutto in un solo giorno. La Iacapraro con tratto deciso e senza fronzoli ci descrive i personaggi, da renderli sin da subito familiari. Un libro di racconti è tutt’altro che facile, ma la scrittrice ci dimostra grande capacità narrative, capaci di trasmettere anche nel più breve dei racconti emozioni, sorrisi e a volte amarezza. Nel testo c’è un utilissimo decalogo delle cose da non fare in un bagno pubblico. Gli scritti sono belli e variegati così abbiamo chiesto all’autrice di suggerirci qualcuno che preferisce. “Non ho un pezzo che preferisco, ogni racconto nasce da un’intenzione, che di volta in volta mi ha scatenato l’adrenalina necessaria per continuare a scoprire”.

In autonomia abbiamo scelto una parte di una conversazione tra un americano e la cassiera del Gran Caffè.
“Noi americani siamo primi in tutto. Siamo i migliori. I più ricchi. I più furbi. Abbiamo gli attori più popolari, gli scrittori più talentuosi. Per non parlare dei musicisti pittori scultori ingegneri medici finanzieri cuochi insegnanti infermieri pompieri poliziotti studenti avvocati ragionieri assicuratori giudici netturbini…
Mi scusi se la interrompo, ma non le sembra di esagerare con lo spazio? È tutto solo per elogi. Ha dimenticato di aggiungere che l’America è la patria dei supereroi. Poco importa, li abbiamo anche qui. Quello che si aggira nella nostra città è un fenomeno. Si chiama Faccia Gialla”.
Inoltre il libro è ricco di tante perle di saggezza, degne note di una persona ricca e profonda come la Iacapraro.
“Fare una confidenza è sussurrare un segreto”.

Vi è un filo conduttore tra i racconti?
Dopo aver abbozzato le prime storie, ho avvertito l’esigenza di creare un filo conduttore tra i racconti. Prima di tutto, c’è un luogo, dove i protagonisti si aggirano, il Gran Caffè, che nel mio immaginario narrativo è il Gran Caffè Gambrinus di Napoli. Molti dei personaggi si recano alla toilette, relegata in una dimensione appartata rispetto al locale, non sempre per ragioni fisiologiche. Il secondo tratto d’unione è che i racconti si snodano nell’arco di una stessa giornata, cadenzata da quattro momenti: prima colazione, pausa pranzo, aperitivo e fine giornata; costituiscono una sorta di anteprima alle storie, la prima immagine dei protagonisti, prima dell’entrata in scena. Infine, ogni vicenda è raccontata dalla “donna invisibile”, addetta alle pulizie dei gabinetti del Gran Caffè: osserva, scruta in silenzio, ascolta, attraversando, con il suo potere, ogni singola storia. E proprio la sua invisibilità fa emergere manie, segreti, desideri, sentimenti inconfessabili, timori, colpe.

Quale personaggio le ha creato più difficoltà e perché?
Ciascun personaggio ha una sua complessità intrinseca: scegliendo il racconto breve, ogni parola è selezionata e scelta per raccontare un determinato punto di vista; resta un universo di sfaccettature che lascio immaginare al lettore. Il personaggio più complicato è la “donna invisibile”, perchè resta muta e non interagisce con gli altri protagonisti. Eppure è stato stimolante farla esprimere annotando un pensiero, riferito alla storia, e la mancia, che è un oggetto, sui resti dei rotoli di carta igienica. Ma non sarà sempre così.

Qual è il suo libro preferito?

Dovendo scegliere, Il Barone rampante di Italo Calvino.

Qual è il classico che non dovrebbe mai mancare in una libreria?
La Divina Commedia, una lezione necessaria di stile e contenuti.

L’incipit di una storia le crea panico?
La ricerca dell’incipit mi suscita una sensazione di vuoto, di silenzio, fino a quando, arriva l’intuizione, che è sempre il risultato di riflessioni, appunti, visioni.

Cosa legge abitualmente? Cosa la colpisce in un libro maggiormente; la trama, l’ambientazione o i personaggi?
Leggo ogni genere di testo, prediligendo, negli ultimi anni, i classici della letteratura. Durante la lettura, cerco di cogliere il libro nella sua totalità, per colpirmi mi deve emozionare. E le emozioni risiedono nelle vicende, i paesaggi, i protagonisti.

Cosa le piace descrivere di più?

La descrizione nasce dall’incontro, è una sosta che consente di osservare e ascoltare. Mi piace cogliere elementi esteriori e introspettivi, e assistere al susseguirsi della storia.

Progetto futuro?
Sperimentare la scrittura a quattro mani.

Un sogno nel cassetto?
Scrivere per il cinema.

In bocca al lupo per i suoi sogni!

Nicoletta Iacapraro vive e lavora a Napoli. Dal 2010 frequenta la compagnia di scrittura Homo Scrivens, con cui ha partecipato alle antologie Enciclopedia degli scrittori inesistenti 2.0 (2012), Storie di ordinaria resistenza e Dei trenta e più modi di perdere l’ombrello (2014), Serial Novel stagione II e Infinito presente nel 2015. Ha scritto racconti per Il Roma.

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