SOMMA VESUVIANA. Un video girato mentre un giovane ubriaco si sedeva in mezzo alla strada in piena pandemia e sembrava non essere in grado di badare a se stesso, un video che aveva scosso il Web e spinto il sindaco di Somma Vesuviana Salvatore Di Sarno a fare una diretta Facebook per chiedere ai sommesi di “non dargli i soldi per farlo bere, di non regalargli dell’alcol”. Oggi possiamo raccontare una storia a lieto fine. Dalla strada ad una casa: prima quella di una famiglia che ha sfidato pregiudizi, paure, l’emergenza Covid 19 e infine quella di una comunità che ora si prenderà cura di lui. C.M. viveva come uno “scarto” della società, anche se l’ufficio servizi sociali del Comune (guidati da Iolanda Marrazzo) si erano più volte occupati di lui, del padre e degli altri due fratelli. Una storia complessa la loro, che non era di facile soluzione. Ma il Comune non si è mai fermato ed oggi possiamo testimoniare un nuovo importante passo.
“La storia che vogliamo raccontare non è frutto di fantasia”, spiega la Marrazzo, che come giornalisti abbiamo più volte interrogato su questa vicenda, perchè a noi, come a lei, come a molti di voi la storia di questo giovane stava a cuore.
“E’ la storia che coinvolge un cittadino di Somma Vesuviana che versava in una situazione socio-economica e psichica disastrosa, già attenzionata dal Servizio Sociale Professionale, unitamente a tutto il suo nucleo familiare di origine”, commenta la dirigente del Comune,”la storia di una coppia adulta che non ha negato l’aiuto concreto e gratuito, donandogli ospitalità, cura ed affetto in tempi di Covid 19, in tempo di paura e di distanziamento sociale. Una vita “di scarto”, per dirla alla Bauman, quella di C., abituato ad essere trattato dalla società come un “rifiuto”, abituato all’indifferenza del suo vicino. E’ stato un bel giorno per C. quando grazie ai ripetuti interventi del Servizio Sociale, coadiuvati dalla Polizia Municipale, è stato” raccolto” dalla strada e “accolto” in una famiglia. E’ stato un bel giorno per C., abituato agli sguardi intrusivi e giudicanti dei passanti, quando in uno stato di simil “incoscienza”, forse perché aveva bevuto troppo è stato accudito, è stato lavato, è stato amato. Se da un lato la quotidianità ci racconta di un Paese che ha rischiato la paralisi con lo stop alle attività commerciali ed il distanziamento sociale tra le persone, utili strategie per contingentare il rischio del contagio in questa emergenza sanitaria, dall’altro ci racconta anche di storie come queste, di un altruismo che non conosce tregua, che è riuscito ad andare oltre la paura del contagio, del giudizio e dell’indifferenza. A chi, come questa famiglia, ha saputo dare un forte segnale di speranza in questo momento storico molto delicato, diciamo grazie, con l’augurio che essa possa diventare modello educativo per la nostra comunità. Da qualche settimana C. è “accolto” in una struttura residenziale che si prende cura di lui, scelta ad hoc per il suo benessere psico-fisico, così come già avvenuto per l’altro fratello”. L’altro fratello da molti mesi vive in comunità e che ha ricevuto più volte anche la visita del sindaco che si è premurato di sapere come stava e come veniva trattato, trovandolo sempre sereno. E per ora le buone notizie non finiscono qui. “C. non beve”, aggiunge la Marrazzo, “forse è felice o forse no. Siamo certi, però, che avrà sempre memoria di quanto ricevuto, non tanto dalle Istituzioni, che sono deputate ad occuparsi di persone svantaggiate, quanto di chi non ha esitato a collaborare attivamente per il suo collocamento. Un lieto fine che non ha fine, difatti, la disponibilità della coppia, continua nel silenzio ad aiutare altri componenti della stessa famiglia. Purtroppo questa storia “decisamente” vera, sconta l’indifferenza ultra decennale dei Servizi Sociali, i quali nei tempi e nelle modalità non hanno saputo prendersi “carico” di un suo “figlio”, privandolo della possibilità di vivere una vita migliore e diventare una vita di “scarto”, filmata come “fenomeno da baraccone””. Già perchè da diversi anni la situazione di questa famiglia era nota. Ma molti fingevano di non vedere. Poi qualcosa è cambiato. “Oggi possiamo raccontare una storia tanto “vecchia” quanto “nuova””, conclude la dirigente del Comune, “una storia di vita che incrociando un Servizio Sociale attento ed attivo ed il buon “cuore” di una famiglia, ha spalancato, verosimilmente, nella psiche di M.C. la possibilità di non opporsi più ad un aiuto concreto. Questa: una storia di (stra)ordinaria amministrazione”.
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