Con la delibera di Giunta che rende esecutiva la proposta di intitolare una rotonda a Giorgio Almirante sul territorio di Sant’Anastasia, torna a farsi sentire l’A.N.P.I. Sono ormai maturi i tempi per chiedersi: perché ancora Giorgio Almirante?
La premessa è che escluderemo dalla nostra analisi i motivi storico politici dell’amnistia che permise a tutti coloro che ebbero responsabilità di comando durante il regime fascista, di godere del condono della pena per i reati commessi a seguito di valutazioni politiche. Fedelissimo alle sue idee antidemocratiche, razziste e antisemite, Almirante non ha mancato di riaffermarle. Ci sono correzioni di rotta sull’antisemitismo, quando il leader e segretario del Movimento Sociale Italiano, afferma in un’intervista che l’unica cosa che ripudia del suo passato sono le sue dichiarazioni e prese di posizione contro gli Ebrei. In precedenza, aveva invece dichiarato: “Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei, che hanno potuto in troppi casi cambiar nome e confondersi con noi”. Per completezza d’informazione dobbiamo riportare quanto affermato dall’Onorevole Giulio Caradonna durante un’intervista sul Nostro, di cui era stato collaboratore. In essa c’è un focus sul rafforzamento del M.S.I. che da piccolo partito si evolverà nel partito della destra nazionale italiana. Questa trasformazione sarà possibile secondo Caradonna, a partire dagli anni Settanta, grazie a considerevoli finanziamenti americani voluti dal presidente Nixon.
Ritornando alla delibera di giunta e ai suoi attori, assolviamo quest’ultimi dall’essere a conoscenza di fatti appena elencati, che sono solo una parte di quelli riferibili direttamente all’oggetto della loro iniziativa.
Possiamo tentare una lettura psico-politica, chiederci il perché si voglia collegare il percorso dei proiettili che colpirono le vittime del 1° ottobre del 1943 con chi non si è mai dissociato dai carnefici, dalle soldataglie naziste che li spararono durante la loro ritirata? Perché queste persone si identificano con queste ultime, quelle degli occupanti che non seppero accettare la sconfitta, sparando su dei cittadini inermi, uccidendo otto persone e un partigiano (come recita la lapide, commemorata recentemente dall’Assessore alla Cultura di questa stessa Giunta)? Perché riesumano una delle figure più rappresentative della Repubblica di Salò che non li ripudiò, anzi rimase alleato dei nazisti fino alla fine della guerra?
Certamente ci sarà una spiegazione alla presa di posizione che ha condotto i nostri amministratori ad una scelta politica così divisiva, ma a molti di noi sfugge! Questa considerazione ci spinge ad essere molto attenti, analitici e critici verso chi porta avanti progetti che non tengono nella dovuta considerazione la nostra storia locale, la nostra avversità agli attori delle dittature, i valori democratici e antifascisti della cittadinanza anastasiana.
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