SOMMA VESUVIANA. Una cifra che non cambia la vita, ma che ha portato a stroncarne due nel fiore degli anni: 25mila euro.
A tanto ammonterebbe il debito contratto da Eugenio D’Atri, 33 anni residente a Somma Vesuviana, considerato il materiale esecutore dell’uccisione di Domenico Liguori e Francesco Tafuro (ieri con lui i carabinieri hanno arrestato altre due persone). L’uomo ai primi di febbraio aveva vinto circa 15mila euro nell’agenzia di scommesse di via San Sossio gestita dai due giovani imprenditori a Somma Vesuviana, poi aveva deciso di ritentare la sorte facendo altre puntate “scoperte”, arrivando a perdere 40mila euro. Scommesse che non venivano pagate da D’Atri, ma che i giovani erano stati costretti a giocare proprio perchè il 33enne usava come metodo di coercizione e potere intimidatorio la sua appartenenza, o “vicinanza”, al clan camorristico dei Cuccaro. Famiglia criminale che nasce nel quartiere napoletano di Barra e si è poi estesa alle vicine Cercola e Volla e da lì nell’area vesuviana. D’Atri della prima eclatante vittoria al gioco si era anche vantato su Facebook, aveva pubblicato il 3 febbraio sul profilo che ha sul celebre social network la foto delle schedine (quella che pubblichiamo) e in città si era sparsa velocemente la voce. Poi però non aveva voluto saldare il conto, in tutto tra il vinto ed il perso avrebbe dovuto restituire a Tafuro e Liguori 25 mila euro appunto. In passato aveva fatto altre giocate a credito, ma poi l’indomani le aveva coperte. A quanto accertato dagli inquirenti finora, dunque, quella sera ci sarebbe dovuto essere un appuntamento chiarificatore. A chi aveva incontrato poco prima, nei pressi di un noto pub di Piazzolla di Nola, Domenico e Francesco i due giovani avevano appunto riferito di doversi vedere con un “amico”. Quell’incontro però terminò con un orrendo delitto e contro Liguori e Tafuro furono scaricati 14 colpi di pistola calibro 9.

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