venerdì 26 Aprile 2024
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Napoli. Chiude la libreria delle donne. Lia Polcari: “Evaluna, adesso più forza di prima per continuare”

Abbiamo intervistato Lia Polcari, in seguito alla chiusura della libreria storica Evaluna di piazza Bellini, che, come ci ha raccontato nell’intervista, continuerà ad esistere: “ha chiuso fisicamente lo spazio, ma il progetto vive”.

Evaluna è un luogo di incontro, dove, scrittori e   artisti, si sono sempre sentiti a casa, accolti per farsi conoscere. L’arte in tutte le sue forme ed espressioni: dallo scrittore, passando per i fotografi fino ai musicisti, molti alle prime esperienze che ben presto sarebbero diventati grandi nomi. “Ho assistito in prima persona a tantissimi eventi, e ho conosciuto grazie a questo spazio tante persone interessantissime”. Lia Polcari perfetta padrona di casa, accogliente, sempre disponibile e attenta a tutti. La nostra chiacchierata si conclude parlando delle donne; le donne che pensano sono pericolose.

 

Come mai non è stato rinnovato il fitto?

È scaduto il contratto, ed il proprietario non lo ha rinnovato, Non c’è altro da dire; ha trovato il momento giusto, durante la Pandemia! È una questione economica. È un privato e quindi in una situazione come la nostra non c’è una difesa, un affittuario di casa non è difeso dal proprietario figuriamoci quello di un negozio.

Mi racconti la sua idea di partenza.

L’idea di partenza è stata quella che ho mantenuto fino al settembre del 2020 con la presentazione del libro di Maria Luisa Iavarone, Il coraggio delle cicatrici, l’ultima presentazione prima della chiusura a causa della pandemia.  Un luogo di scambio di idee e di progetti. Evaluna non è mai stato il luogo del singolo. È chiaro la proprietaria della libreria sono io, ma è stato un luogo dove tutti si sono sentiti a casa. Abbiamo accolto tutti coloro che avevano un’idea, avevano un progetto, avevano voglia di fare. Abbiamo accolto ragazzi giovanissimi alla prima esperienza, e che poco dopo hanno preso il volo come il fotografo napoletano Massimo Pastore. L’ho conosciuto appena ventenne, esponeva per la prima volta poi, dopo la mostra in libreria, ha girato tutta l’Europa con le sue fotografie. Per non parlare di tantissimi altri nomi di scrittrici e scrittori che hanno iniziato da noi: Antonella Ossorio, Vincenza Alfano, che ha iniziato a scrivere grazie a un nostro concorso letterario, Roberto Marone che presentò il suo primo libro Daria e ancora Diego De Silva con La donna di scorta. Per non parlare della giovanissima Viola Rispoli, ora sceneggiatrice Rai (uno tra i tanti la serie televisiva il Commissario Ricciardi) giovane ragazza quando frequentava il nostro laboratorio di scrittura creativa.  In pratica  Evaluna ha iniziato e ha terminato, per il momento, con questo  progetto, ovvero  una fucina di cultura dove tutti potessero esprimersi.

A noi non interessa il grande nome, il nome che vende tanti libri, a noi  interessa far conoscere la letteratura, la scrittura, naturalmente di qualità, degli esordienti,  delle case editrici  indipendenti. Era   questo lo spirito di Evaluna e lo è ancora.

L’elenco delle persone che hanno vissuto Evaluna è enorme, la rassegna stampa che ho raccolto negli anni a partire dal 1993 è immensa.  Sono felice anche per questo: Evaluna è voluta bene perché ha sempre accolto come se fosse stata una casa.

Che cosa farà adesso e quali sono i suoi progetti?

Mi riposo ma nel frattempo sto ricevendo tantissime dimostrazioni di affetto e  proposte interessantissime, per cui devo fare un po’ mente locale.

Come si sente dopo tanti anni a chiudere una famosa libreria?

Mi sento soddisfattissima per ciò che è stata fino ad ora l’esperienza Evaluna; non la sento finita assolutamente, questo no, Evaluna è venuta via con me, abbiamo salutato il luogo che ci ha accolto fino ad oggi  e siamo andate via.

Aprirà altrove?

A questa domanda non le so rispondere in questo momento.

Mi ricordo di un libro nella sua vetrina di Stefan Bollmann: Le donne che pensano sono pericolose.

Quel libro è sempre stato nella vetrina della mia libreria perché le donne che pensano sono pericolose, perché le donne che pensano fanno paura. Pericolose perché stanno lì a scuotere uno stato di fatto che fa comodo a tutti. Le donne che pensano sono pericolose e devono continuare ad essere pericolose; si è pericolose finché si pensa con la propria testa. Una mente pensante non può essere imbrigliata, non può essere addomesticata. E quindi le donne sono pericolose perché il loro, il nostro, pensare, non si fa addomesticare, ed è proprio questo lo spirito di evaluna la sua vitalità.

 

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