Cara Yalia,
volevo innanzitutto ringraziarTi. RingraziarTi per avermi dato “occasione”, l’occasione per parlare della mia disabilità, ancora un altro “tipo”… fra le tante.
Ma questa “occasione” e’stata decisa un giorno qualsiasi del mese di Novembre del 1993.
Il 26 Novembre del 1993 è successo qualcosa che ha cambiato completamente la mia vita.
Ero sposato da pochi giorni e da pochi giorni ero tornato dal viaggio di nozze.
E un giorno, quel giorno, di circa 14 anni fa, diventai un disabile : un amputato, ….. un handicappato che è nato normale. nato normale il 28 Aprile del 1962.
Una protesi serve…a riprendersi la vita. Io sono fortunato rispetto ad altri tipi di disabilità.
Vincenzo “faceva il tecnico …per aeroplani” fino a quel meraviglioso giorno del 26 Novembre del 1993. Ed e’stato allora che è cambiato tutto !
Ho due bambini , sono in Piazza De Martino con Loro ! E’ una domenica mattina e stiamo per attraversare la piazza; la piazza è “corredata” di un maledetto marciapiede e c’e’ un ragazzo sulla sedia a rotelle che cerca di scalare quel maledetto gradino in piazza, alto 100 metri.
Pochi , e meno male , sanno cosa significa vivere sempre e dico sempre , vivere su una sedia a rotelle.
Quel maledetto gradino in piazza alto 100 metri è una diga , un muro alla voglia di vita. La sedia a rotelle non riesce a superare quel muro e i miei figli, loro, mi chiedono :- perchè ? -:
perchè un gradino ferma la vita ? Non ho potuto dare loro una risposta, … quel giorno !
Ma proprio quel giorno mi è venuta la voglia di riscriverla …quella storia ! La storia del gradino.
Certe esperienze ti cambiano, ti rafforzano, ti fanno capire meglio la vita, altre ti devastano e ti uccidono. Ma dal dolore occorre cogliere i lati migliori per poter affrontare “il resto del futuro” con determinazione e serenità. L’ importante è non lasciarsi scoraggiare, lottare per i propri ideali e cercare di vincere…sempre e comunque…
Molta gente non sa che esistono “storie”….storie di chi …“ deve nascere due volte ”…per arrampicarsi sulla vita.
Fra il bene e il male c’è una porta, e io l’aprirò! Fuoco, cammina con me!
Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare.
Nel momento in cui dubiti di volare, perdi per sempre la facoltà di farlo.
Piangevo perché non avevo le scarpe, poi vidi un uomo senza i piedi…..(Jim Morrison)
Cara Yalia,
volevo innanzitutto ringraziarTi. RingraziarTi per avermi dato….“occasione”
Ogni anno, uomini donne e bambini per varie cause, (incidenti/malattie) si ritrovano a RI-costruire la propria vita perchè viene loro amputato un arto…a volte due…a volte tre… a volte tutti e quattro.
In Italia esistono amputati di serie A e amputati di serie B.
Molti di loro, purtroppo, non possono usufruire di ausili protesici tecnologicamente avanzati in quanto costosi e le nostre ASL soprattutto nel sud dell’Italia purtroppo non prevedono tali costi di spesa.
E negli ultimi anni le cose sono cambiate parecchio, la tecnologia ha fatto passi da gigante.
Se infatti pensiamo, per esempio, ai disabili motori, lo sviluppo tecnologico delle protesi è entusiasmante: individui amputati e fino a ieri costretti alla semi immobilità, oggi possono tornare, non solo a lavorare, produrre ed essere attivi nella società come prima, ma anche a correre, saltare, ballare, in una parola… vivere.
Ma molte di queste tecnologie però non sono a disposizione di tutti i disabili.
In Italia esistono amputati di serie A e amputati di serie B.
Storie di disabili di serie A… e storie di serie B
Vincenzo Cacace e’un amputato…un disabile, ma per “il sistema” e’ un disabile di serie A.
A lui “passano” il meglio della tecnologia”!…
Vincenzo aveva circa 31 anni quando ha subito l’amputazione, oggi ne ha 45.
Ha sofferto…soffrirà ancora ma… ha il meglio di quello che può offrirgli l’innovazione tecnologica.
Vincenzo in tutti questi anni da disabile ha visto tutto.
Ha visto ragazzini senza più faccia perchè bruciata.
Ha visto gambine e braccine di piccole principesse scomparse.
Ha visto uomini e donne di soli tronchi. Ha visto Said con Emergency.
Ha visto Antonio che muove solo la testa da dieci anni.
Ha visto tutto ed altro ancora
Adesso, Vincenzo, ha “RIVISTO”
Ha visto i fatti e non le parole. Ha visto storie vere.
Ha visto, anche, molte storie di disabili di serie B.
Storie di chi …“ deve nascere due volte….. e a volte anche tre”
Cosa puo’ interessare tutto “il resto”…ADESSO!
Vincenzo “ha dato” tanto tempo, a se stesso e a….. Ne valeva la pena!
Diego invece , per “il sistema” , e’ un disabile di serie B.
Gli è stata “tagliata” quasi tutta la gamba sinistra ma …a lui “passano” il minimo della tecnologia ovvero, come diciamo noi “addetti ai lavori” : gli passano un pezzo di ferro (che usa come gamba).
Diego aveva circa 16 anni quando ha subito l’amputazione adesso ne ha 23.
Ha sofferto…soffrirà ancora ma… non ha il meglio di quello che può offrirgli l’innovazione tecnologica.
“Aspettare che gli altri facciano il loro dovere è il miglior alibi per non fare il nostro.”
Adesso la mia scommessa si chiama Diego : è l’ultimo che ho conosciuto…..ma sono centinaia
Adesso tocca a Diego.
Diego vive una vita meravigliosa…studia al conservatorio. Vive con la mamma a Palermo e canta divinamente. Diego è giovane… e potrebbe camminare e vivere meglio.
Diego vive una vita dignitosa e tranquilla…ma i soldi per “montare” il famoso ginocchio elettronico, per Lui, adesso, sono un po’ troppi.
Ma per me o meglio per “noi”, dopo sette lunghi anni, Diego adesso…….“deve avere “ quel ginocchio!
Perche’ lui ? …..ma Lui non è il primo !
La forza del nostro dovere sta proprio nella considerazione della “diversità” fatta senza pietismo, combattendo e imponendo il rispetto e l’attenzione verso chi, da una posizione differente e svantaggiata, dimostra di essere in grado di insegnarci volontà e forza vitale,quella forza che è in tutto e per tutto una risorsa preziosa per la nostra società, per la nostra consapevolezza di essere umani!
Il segreto dell’esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per che cosa si vive. Potersi sentire soddisfatti della propria vita significa vivere anche due volte …
altrimenti che traccia lasceremo ?
C’era una volta….. una gara di ranocchi
L’obiettivo era arrivare in cima a una gran torre.
Si radunò molta gente per vedere e fare il tifo per loro. Cominciò la gara…..
In realtà, la gente non credeva possibile che i ranocchi raggiungessero la cima, e tutto quello che si ascoltava erano frasi tipo : ” Che pena !!! Non ce la faranno mai!”
I ranocchi cominciarono a desistere, tranne uno che continuava a cercare di raggiungere la cima
La gente continuava : “Che pena ! Non ce la faranno mai !”
E i ranocchi si stavano dando per vinti tranne il solito ranocchio testardo che continuava ad insistere
Alla fine, tutti desistettero tranne quel ranocchio che, solo e con grande sforzo, raggiunse alla fine la cima. Gli altri volevano sapere come avesse fatto.
Uno degli altri ranocchi si avvicinò per chiedergli come avesse fatto a concludere la prova.
E scoprirono che… era completamente sordo…era disabile.
– : Essere disabili è tutte queste cose e mille altre ancora. E’ sentirsi persona in mezzo a tante persone. […] Essere disabili è per me una ricchezza e non una mancanza solo perché le mie gambe non funzionano come quelle di chi mi passa accanto ogni giorno, ignorandomi o peggio compatendomi. La compassione non mi aiuta a vivere […]. La vita da vivere è questa. Qui. Ora. Ed è una vita splendida. Nonostante tutto : –
Hai ragione Yalia…hai proprio ragione…Tuo umile servitore…Vincenzo Cacace
Somma Vesuviana, agosto 2007
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