sabato 19 Luglio 2025
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Neapolis Rugby Femminile: uno Scudetto contro le discriminazioni e la censura

La vittoria  che ribalta i pregiudizi, la bandiera che imbarazza i potenti. La lezione di una squadra e di uno sport che insegna valori universali

La vittoria del Neapolis Rugby Femminile nel campionato nazionale di Serie A non è solo un obiettivo raggiunto dopo anni di sacrificio, ma un simbolo di riscatto per il Sud, storicamente ai margini degli investimenti federali. Prima squadra meridionale a conquistare lo scudetto e a qualificarsi per l’Élite, le atlete napoletane sono riuscite a sconfiggere anche le diseguaglianze, dimostrando che il rugby può radicarsi anche laddove mancano risorse e attenzioni. Un messaggio potente in un Paese dove anche lo sport spesso riflette le disparità territoriali.

Il rugby, però, non è solo impegno e tenacia. È una scuola di valori: rispetto per l’avversario, solidarietà nel gruppo, sostegno verso i compagni di squadra, coraggio di rialzarsi dopo ogni placcaggio. E proprio quei valori hanno spinto le giocatrici a esporre la bandiera palestinese nella foto ufficiale, trasformando un trionfo personale in un atto di coscienza collettiva. Un gesto tanto naturale quanto scomodo, tanto che un quotidiano napoletano ha preferito censurarlo, cancellando non solo un drappo ma confermando una verità scomoda: il genocidio in Palestina è ignorato, se non censurato, dai media mainstream.

Lo sport, quando è autentico, non può essere neutrale. Diventa megafono di battaglie universali, da quelle territoriali – come il diritto del Sud a non essere relegato a “serie B” dello sport nazionale – a quelle globali, come la difesa dei diritti umani. Silenziare un simbolo significa negare il ruolo dello sport come spazio di denuncia e partecipazione.
La doppia lezione del Neapolis è chiara: il Sud sa rialzarsi, e il rugby, fuori e dentro il campo, incarna la forza della collettività. Perché ogni meta segnata, ogni traguardo raggiunto, è anche un’occasione per ricordare che, finché esisteranno ingiustizie, in tutti i Sud del mondo, lo sport non potrà voltarsi dall’altra parte.

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