Dossier, illazioni e foto su Facebook: così l’amministrazione comunale di Torre Annunziata viene messa sotto scacco. “Si criminalizzano affetti, non fatti”, attacca Catena Rosa. Cuccurullo chiede dirigenti fedeli. Il comandante della polizia locale non si dimette.
Un dossier costruito su sospetti, parentele lontane e gossip ha rischiato di travolgere l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Corrado Cuccurullo. A insinuare dubbi, l’ex segretario comunale Maria Clara Napolitano e il comandante della polizia locale Giovanni Forgione, autori di una relazione che mescola criticità amministrative a supposizioni prive di elementi concreti, puntando il dito contro Pierpaolo Telese e il suo ruolo di capo staff. Un dossier che sembra scritto più da avversari politici che da funzionari alla ricerca della verità.
Il tempismo sospetto
Il rapporto, consegnato alla Procura a ottobre 2024, arriva subito dopo che la Napolitano viene sostituita, mentre Forgione è in scadenza del suo contratto fiduciario, rinnovato dalla precedente commissione straordinaria pochi mesi prima dell’insediamento della nuova amministrazione comunale. Un timing che solleva interrogativi sulla genuinità delle motivazioni. Le accuse sopraggiunte dopo la destituzione della Napolitano riguardano l’ineleggibilità di alcuni consiglieri per mancato pagamento di tributi locali, la collaborazione volontaria di sostenitori di Cuccurullo durante e successivamente la campagna elettorale (tra cui il capo staff Telese), mentre il comandante Forgione si sofferma sulla modifica del percorso del Santo Patrono per evitare zone abitate da famiglie con legami camorristici, lo sgombero di alcuni abitanti che occupavano appartamenti abusivamente in largo Grazie e in una scuola e i legami affettivi di Telese.
Tuttavia, nessuno di questi punti dimostra collegamenti e affari diretti con la camorra. La procura però decide di affidare le indagini alla guardia di finanza che produce una relazione in cui non vengono evidenziati dei dettagli cruciali: la vedova sfrattata dalla scuola comunale in disuso è la moglie del defunto campione di pugilato Bergamasco, ex vigile urbano, i cui figli sono una guardia giurata e un ispettore di polizia (nonché allenatore della squadra nazionale di boxe del Belgio) ma si rileva solo la parentela della famiglia con clan camorristici. Forgione, inoltre, non spiega perché gli sgomberi di Largo Grazie non furono eseguiti durante la gestione commissariale, considerato che gli immobili sono occupati abusivamente da circa 40 anni.
Le dimissioni di Pierpaolo Telese
Pierpaolo Telese, capo staff del sindaco e figura nota in città per il suo impegno anti-camorra, si è dimesso «per senso civico e amore della città», ma soprattutto per proteggere la compagna, trascinata nel turbine delle illazioni. Le accuse contro di lui? Una foto scaricata da Facebook dal comandante Forgione che lo ritrae abbracciato alla partner, quest’ultima colpevole di avere un parente coinvolto in fatti di camorra. Un pretesto che ignora un dato di fatto: a Torre Annunziata, dove quasi 350 cittadini sono condannati per camorra in via definitiva, stigmatizzare legami familiari non scelti equivarrebbe a criminalizzare interi quartieri. Lo stesso vale per il percorso del Santo Patrono: se si seguissero le logiche del dossier, la processione dovrebbe essere vietata del tutto. Il rapporto redatto dalla guardia finanza, inoltre, non tiene conto del fatto che Telese era già uscito pulito da un’inchiesta identica, in cui si evidenziavano le stesse accuse affettive ma senza che fossero mai mossi rilievi penalmente contestabili.
La longa manus degli oppositori politici
Il rapporto, diffuso ai media nonostante la richiesta di riservatezza della Procura, solleva interrogativi procedurali. Perché informazioni riservate sono finite sui giornali prima del vaglio giudiziario? Come mai la Napolitano non segnalò queste presunte irregolarità durante il suo mandato? Perché Forgione ha fornito informazioni non penalmente rilevanti (mod. 45)? E alla luce delle accuse e delle circostanze che le circondano, sorge spontanea la domanda se il comandante Forgione non debba rassegnare le proprie dimissioni. La credibilità delle sue accuse è messa in discussione non solo nel merito: solo un passo indietro potrebbe dissipare i sospetti di un conflitto di interessi dietro il suo operato.
A chiederlo, seppur indirettamente, è lo stesso sindaco Cuccurullo. Nella sua relazione alla commissione trasparenza, chiede «di poter contare su uffici comunali e dirigenti che mettano nelle condizioni di agire in modo efficace e incisivo per contrastare il degrado di Torre Annunziata, supportando lealmente e con competenza l’indirizzo politico». Ciò non significa che debbano essere omertosi di fronte ad illeciti ma le accuse devono essere circostanziate da fatti concreti, non da illazioni. Chi svolge anche un ruolo di polizia giudiziaria ha il dovere di distinguere tra sospetti e prove.
L’impressione è che si tratti di un tentativo di delegittimare l’amministrazione Cuccurullo, insediatasi da un anno con consiglieri comunali alla prima esperienza, per favorire il ritorno di una commissione straordinaria. Un copione già visto: nel 2022, lo scioglimento del comune e le accuse al Sindaco Vincenzo Ascione (archiviate dalle successive indagini) dimostra come il tema camorra possa essere strumentalizzato dalla politica per colpire avversari scomodi.
Le parole di Ada Ferri e la lezione etica
A chiudere il cerchio delle polemiche sono le dichiarazioni di Ada Ferri, presidente di Catena Rosa, associazione che si occupa della violenza contro le donne, che attacca senza mezzi termini la deriva etica dell’informazione: «Penso che certa stampa abbia perso ogni valore. Non ci si fa scrupolo a tirare in ballo una donna colpevole di cosa? Di avere un parente coinvolto in fatti di camorra? Si entra nella vita privata delle persone solo per meri interessi di lotta politica. Una donna è stata messa nel tritacarne mediatico per colpire il suo compagno. Questo non è giornalismo, è macelleria sociale».
Questa vicenda sottolinea le contraddizioni di una città in cui si invoca trasparenza, ma dove si alimenta una caccia alle streghe in cui parentele lontane valgono più dei fatti, mettendo in discussione la credibilità dell’azione giudiziaria. La Procura dovrà valutare se il dossier abbia basi solide e trasferire la documentazione al Prefetto o sia l’ultimo atto di una guerra di palazzo. Intanto, Torre Annunziata riflette su un sistema in cui funzionari in scadenza, media compiacenti e lotte di potere rischiano di sostituire la camorra con un male ancora più subdolo: il ricorso alla magistratura a fini politici e per interessi personali.

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