La foto-simbolo: quel dito al cielo che indica il futuro e il cambiamento e che potrebbe diventare una “V” di vittoria
Un anno dopo aver scritto una nuova pagina nella storia politica di Torre Annunziata, Oplonti Futura ha aperto non solo una sede, ma un vero e proprio spazio di rinascita collettiva, “Casa Futura”. Quella che alle amministrative del 2024 sembrava una sfida impossibile — una lista giovane, senza alleanze, capace di superare persino il Movimento 5 Stelle, eleggendo due consiglieri comunali — oggi si trasforma in un progetto concreto: una casa politica che respira, ascolta e sogna in grande.
In una domenica illuminata dal sole, centinaia di cittadini sono accorsi per l’inaugurazione della sede di Oplonti Futura sul corso principale di Torre Annunziata. Non un semplice locale, ma un laboratorio per il futuro, come l’ha definito il segretario Cesare Ciaravola, avvocato e anima del gruppo. Al suo fianco, il presidente Giuseppe De Luca e il direttivo — Daniele Vianello, Raffaele Malafronte e Sabina Prota — hanno tracciato una linea chiara: qui non si costruiscono muri, ma ponti. A dirlo non sono solo loro, ma le parole di Papa Francesco, citate con passione dal candidato sindaco, poi consigliere comunale, Lucio D’Avino: «Serve una politica che unisca, non divida. Che offra risposte, non polemiche».
Il cuore è rivolto ai giovani, la testa a tutta la popolazione: «Vogliamo fermare l’esodo dei nostri ragazzi, soffocato dalla disoccupazione e dall’ombra della camorra». La sede diventerà un presidio di proposte: ascolto settimanale, progetti e tavoli tematici, a partire dal dibattito che si terrà sui referendum perle tutele dei lavoratori. «Il nostro è un gruppo composto da giovani, ma sostenuto anche da chi non ne può più del vecchio modo di fare politica a Torre», ci ha detto Sabina Prota, mentre i social registrano un boom di adesioni al movimento.
In un’Italia stretta tra trasformismi e populismi, Oplonti Futura punta a una rivoluzione silenziosa: ripartire dai principi costituzionali – lavoro, salute, ambiente, scuola. La sfida? Resistere alle strumentalizzazioni e ampliare il consenso senza tradire i valori. La foto simbolo della giornata — il dito di Lucio D’Avino che punta al cielo — non è solo un gesto che indica il futuro, ma un richiamo al cambiamento. È una promessa: quel dito solitario può diventare una “V” di vittoria, ma solo se la comunità si unirà a sollevarlo. «Il Futuro ha trovato casa», dichiara D’Avino orgoglioso e soddisfatto. «E da oggi, la chiave di un nuovo modo di fare politica è nelle mani di tutti».
Il dibattito è finito, e mentre i partecipanti se ne andavano, la sede è rimasta aperta ancora un po’. Tra i ragazzi impegnati a ordinare, la vera anima del movimento, qualcuno ha sussurrato: «Finalmente respiro aria pulita». Forse è questa la vera notizia: a Torre Annunziata, dopo decenni di sfiducia, qualcuno ha ricominciato a crederci. E non ha intenzione di arrendersi.

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