venerdì 19 Aprile 2024
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Pan. Mostra di Serrapica:“Quella luce invisibile”

Si apre oggi, venerdì 21 maggio al Pan – Palazzo delle Arti di Napoli (Via Dei Mille, 60), e resterà aperta fino al 14 giugno 2021, la prima mostra personale di fotografia dell’artista Giuseppe Serrapica. L’inaugurazione ufficiale avverrà sabato 22 maggio alle ore 16.30, negli stessi spazi. Organizzata in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, la mostra ha come titolo evocativo “Quella luce invisibile”. Evocativo perché si tratta di un viaggio nel profondo, di un percorso visivo che spazia tra il reportage sociale e lo scavo intimista, fino all’onirico, con una tematica sensibile come nello specifico la patologia del Morbo di Alzheimer. Durante il percorso espositivo saranno presenti opere e scatti inediti che rimarranno in esposizione nelle sale al secondo piano dell’edificio del Pan. Una ricerca portata avanti dall’autore in sette anni, quelli della malattia di sua madre, raccogliendo un campionario di immagini che colgono i giochi fotografici tra l’autore e la madre, immortalando scatti in ogni momento, in bianco e nero e a colori. Non si colgono in questi scatti tecniche oggettivamente prestabilite, ma l’artista (e con lui chi guarda le foto) si lascia trasportare dalle emozioni, che ben descrivono una dimensione dell’esistenza come un fluire naturale degli eventi. Ed è proprio quella luce invisibile che descrive nell’immediatezza di un scatto tutto ciò che non si potrà mai definire diversamente.

“Al tempo della malattia di mia madre la fotografia divenne una grande compagna – dice Serrapica – mi poneva in uno stato di presenza e di osservazione, testimone della mia sofferenza, che non era più subita passivamente ma cavalcata, impugnata in modo attivo, trasformando le immagini che coglievo in uno strumento catartico. Mamma divenne la mia modella preferita e a lei piaceva essere fotografata e ricevere quelle attenzioni che non aveva mai ricevuto nel corso della sua vita. Per lei parlavano i suoi occhi, era diventato un gioco quasi infantile, un viaggio a ritroso dritto verso una nuova infanzia”. L’idea di proporre questo progetto fotografico, oggi a distanza di quattro anni dalla morte e dopo un anno di pandemia che ha devastato parte integrante delle certezze di una società basata sul benessere e sulla perfezione, ha come scopo di Ri-dare spazio alla fragilità, al dolore, alla malattia ed alla morte in tutta la sua naturalezza restituendole il valore perduto. Il Covid 19 ha fatto riaffiorare questo materiale rimosso, da tempo ormai ritenuto osceno, confermandosi in tutta la sua atrocità.

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