mercoledì 24 Aprile 2024
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“Raccontiamo il bene”, un dossier su come vengono usati i beni confiscati alle mafie

Dossier di Libera in occasione dell’anniversario della legge n. 109/96
La fotografia delle esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati:
sono 991 soggetti diversi in 359 comuni impegnati
nella gestione beni immobili confiscati alla criminalità organizzata
In Campania sono 162 soggetti diversi che gestiscono beni confiscati:
il 46% sono associazioni, il 23% Coop sociali e consorzi di cooperative

84 soggetti gestori svolgono attività che sono direttamente legate a servizi di welfare per la comunità

30 si occupano di promozione del sapere, del turismo sostenibile e della cultura
Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia Beni confiscati in Campania
sono 3.641 i beni immobili in gestione, 3.102 quelli confiscati e destinati

Un popolo variegato di associazioni, cooperative sociali, del mondo del volontariato dalla Lombardia
alla Sicilia protagonisti della trasformazione da beni in mano alle mafie a beni comuni e condivisi. In
occasione dell’anniversario della legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle
mafie, Libera ha censito le esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati. Sono 991 soggetti diversi
impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, ottenuti in concessione
dagli Enti locali, in ben 18 regioni, in 359 comuni. Una rete di esperienze in grado di fornire servizi e
generare welfare, di creare nuovi modelli di economia e di sviluppo, di prendersi cura di chi fa più fatica. Più
della metà delle realtà sociali è costituito da associazioni di diversa tipologia (525) mentre le cooperative
sociali sono 217 (con 5 cooperative dei lavoratori delle aziende confiscate e 26 consorzi di cooperative).
Libera con la ricerca “Raccontiamo il bene” – Le pratiche di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle
mafie vuole raccontare, dopo ventisette anni, il Belpaese, dove in silenzio, opera una comunità
alternativa a quelle mafiosa, che lavora e si impegna a realizzare un nuovo modello di sviluppo territoriale.
Nella ricerca Libera ha ricostruito la tipologia di immobili gestiti dai soggetti gestori; in molti casi la
singola esperienza di riutilizzo comprende più beni confiscati, anche di tipologia catastale diversa. Il 40%
riguarda appartamenti, abitazioni indipendenti, immobili; il 18% ville, fabbricati su più livelli e di varia
tipologia catastale, palazzine; il 19% terreni agricoli, edificabili e di altra tipologia (anche con pertinenze
immobiliari); il 10% locali commerciali o industriali, capannoni, magazzini, locali di deposito, negozio,
bottega, uffici.
“Dopo 27 anni dalla legge 109 – commenta Tatiana Giannone, responsabile nazionale Beni Confiscati di
Libera – sono 991 soggetti dell’associazionismo, realtà del mondo religioso, gruppi dello scautismo e della
cooperazione che, ogni giorno, danno una nuova vita ai beni confiscati, rendendoli sempre di più luoghi
comuni. Producono un’economia sana e pulita, che non guarda al profitto ma allo sviluppo della persona e
delle sue abilità, un’economia sostenibile e con la mano tesa verso l’ambiente. Nei prossimi mesi
continueremo la nostra attività di monitoraggio per arrivare a una grande assemblea nazionale, con
tutti i soggetti che lavorano sui beni confiscati alle mafie e ai corrotti. Forte il nostro impegno anche per
non far spegnere il dibattito politico e legislativo su questi temi: non siamo disposti ad accettare attacchi alla
normativa sulle misure di prevenzione e sul riutilizzo, che riteniamo uno degli strumenti più importanti per il
contrasto alle mafie e alla corruzione. Servono, invece, strumenti sempre più precisi e sistematizzati per
gestire il grande numero di beni immobili e di aziende confiscate, per poter trasformare questo patrimonio in
vera opportunità per il Paese.”

La fotografia in Campania delle pratiche di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie.
In Campania sono 162 le realtà impegnate nella gestione di beni confiscati alla criminalità organizzata.
Tra gli altri soggetti gestori del terzo settore ci sono 75 associazioni, 37 Coop sociali e consorzi di
cooperative, 5 Enti ecclesiastici, 4 Enti pubblici con il terzo settore, 3 fondazioni e 2 gruppi scout. Ben 58
soggetti gestori svolgono le loro attività in appartamenti, a volte con box auto o con dei piccoli giardini;
28 le esperienze di gestione di terreni agricoli; 24 esperienze hanno in gestione delle ville. Sono 84 i
soggetti gestori che svolgono attività legate a servizi di welfare per la comunità; 30 si occupano di
promozione del sapere, turismo sostenibile e cultura e 21 di agricoltura. 19 soggetti hanno scelto di
intitolare la loro esperienza ad una vittima innocente delle mafie. “La Campania – commenta Riccardo
Christian Falcone, responsabile del settore beni confiscati di Libera Campania – è tra le prime regioni
italiane per numero di soggetti gestori di beni confiscati. 161 realtà che ogni giorno danno vita ad esperienze
straordinarie di riscatto, cambiando concretamente il volto dei territori dove operano e dimostrando che la
camorra si può sconfiggere. Un mondo variegato che dà corpo allo spirito più autentico della legge 109 e che
va conosciuto, sostenuto e valorizzato. Il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati è l’unica strada
possibile per restituire alle comunità quanto le mafie hanno loro sottratto con la violenza, la corruzione e il
sangue delle vittime innocenti”.
In Campania sono 75 i progetti di rifunzionalizzazione dei beni confiscati approvati e finanziati dal
PNRR. Interessano 51 enti per un importo complessivo di circa 109 milioni di euro. Libera ha elaborato i
dati dell’Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla
criminalità organizzata (al 25 febbraio 2022): in Campania sono 3.102 i beni immobili (particelle
catastali) destinati mentre sono in totale 3641 gli immobili ancora in gestione ed in attesa di essere
destinati. Sono invece 330 le aziende confiscate e destinate mentre sono 719 quelle ancora in gestione.
Gli importanti risultati raggiunti in termini di aggressione ai patrimoni delle mafie, della criminalità
economica e dei corrotti e le sempre più numerose esperienze positive di riutilizzo sociale, richiamano
sempre più l'attenzione sulle criticità ancora da superare e sui nodi legislativi ancora da sciogliere che
richiedono uno scatto in più da parte di tutti. Per queste ragioni, chiediamo con urgenza e rilanciamo le
seguenti proposte:
 Aumentare la trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni. È necessario accrescere il livello di
trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni in materia di beni confiscati, affinché la piena
conoscibilità dei dati e delle informazioni possa essere da stimolo per la partecipazione democratica
dei cittadini e delle cittadine;
 Il terzo settore: protagonista di una rivoluzione quotidiana. I principi della co-programmazione e
della co-progettazione, e di conseguenza il coinvolgimento attivo di tutto il terzo settore, devono
essere presupposti per tutti gli interventi normativi pubblici e per gli interventi di sostegno
finanziario pubblici e privati;
 I finanziamenti: un sistema integrato per la valorizzazione dei beni confiscati. È urgente che
vengano messi a sistema tutti i finanziamenti pubblici (locali, nazionali e di derivazione europea) che
possono trovare negli immobili confiscati strumenti di realizzazione delle politiche pubbliche.
Nell'ambito delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza Next Generation Eu, la
valorizzazione dei beni confiscati non dovrà riguardare soltanto opere di ristrutturazione e ri-
funzionalizzazione, ma comprendere anche la fase di start up e di gestione delle esperienze di
riutilizzo. Così come, gli interventi di sostegno dovranno interessare tutte le Regioni e non solo il
Sud e le Isole;
 La normativa antimafia: passi in avanti per l’implementazione. Il Codice Antimafia deve essere
attuato in tutte le sue positive innovazioni, quale strumento efficace di contrasto patrimoniale alle
mafie; è necessario che diventi effettiva l'estensione ai corrotti delle norme su sequestri e confische
previste per gli appartenenti alle mafie, assicurando così la piena equiparazione della confisca e del
riutilizzo dei beni tolti ai corrotti e alla criminalità economica e finanziaria;
 Il diritto al lavoro: costruire mutualismo attraverso l’economia. Le esperienze dei workers
buyout e di cooperative di lavoro nate all’interno di aziende sequestrate e confiscate dimostrano la
necessità di un dialogo costante tra enti pubblici e partenariato economico e sociale. A partire dai
tavoli provinciali presso le Prefetture, le istituzioni possono garantire la tutela dei lavoratori delle
aziende sequestrate e confiscate e un supporto adeguato al fine di garantire la loro continuità
imprenditoriale.

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