“Prima ancora dell’ennesimo elenco della spesa, occorrono procedure semplificate, per
dare credibilità alla nostra capacità di spendere i fondi del Recovery Plan. Tanto vale sospendere il nostro aggrovigliatissimo Codice Appalti ed affidarci alle regole europee, già oggi norme di rango superiore rispetto a quelle italiane”.
Così gli oltre 3500 Comuni rappresentati dall’Associazione ASMEL – la seconda realtà
associativa con il 44% dei Comuni italiani – nel corso della recente audizione sul Recovery
Plan tenutasi al Senato.
“È necessario che la normativa italiana renda effettivamente spendibili i fondi che
arriveranno dall’Europa”, insiste Francesco Pinto, segretario generale ASMEL, “liberando
le capacità operative dei Comuni. Oggi costretti ad amministrare per adempimenti, per
cavilli e per pareri interpretativi dei cavilli. L’attuale groviglio di norme sui contratti
pubblici, meglio noto come bigottismo normativo porta un carico di adempimenti
formali e burocratici insostenibili”.
Del resto, proprio di recente il presidente del Consiglio di Stato Patroni Griffi ha
dichiarato “Allora togliamo quello che non è previsto dalle direttive europee, il cosiddetto
gold plating, e vediamo se funziona meglio. Se ce lo chiedono, siamo disposti a farlo”.
In Italia, infatti, le direttive europee sugli appalti sono state recepite, ad aprile 2016,
attraverso una normativa estremamente complessa e restrittiva, a differenza di altri
Stati UE che hanno invece utilizzato il metodo del “copy out”, recependo integralmente le
direttive europee nel proprio Ordinamento legislativo.
“Un anno prima, ASMEL aveva già proposto invano di seguire questa strada, in Audizione
avanti al Senato”, rivendica Giovanni Caggiano, presidente ASMEL, intervenuto in
rappresentanza dell’Associazione con l’avvocato Marco Monaco e la consigliera nazionale
Demetria Setaro. “Viste le positive esperienze di Inghilterra, Francia e Spagna, è ora di
voltare pagina e applicare direttamente le direttive, scritte in linguaggio chiaro
comprensibile, senza i tanti cavilli tipici della normativa italiana”.
Un cambio di rotta attraverso la modifica delle norme sugli Appalti
Al 31 dicembre 2020 le regioni del Sud Italia hanno impegnato solo 24 miliardi dei 54
disponibili del Programma Operativo 2014-2020. Come sarà possibile, si domanda
l’Associazione, spendere con questi presupposti gli oltre 200 miliardi del Recovery Plan?
Solo un vero riassetto normativo nel settore dei contratti pubblici potrà consentire un
efficace utilizzo di tale strumento e una conseguente ripartenza socio-economica per i
Paesi comunitari.
I punti che i Comuni ASMEL propongono dal 2015
Nel corso dell’Audizione, l’associazione ha riproposto le richieste dei Comuni per
l’applicazione di un Codice «europeo», con il ripristino del Regolamento e l’abolizione di
ogni provvedimento attuativo, linee guida Anac incluse:
1. eliminazione di ogni ipotesi di gold plating e violazione delle direttive comunitarie, già evidenziate dalla Commissione europea, con la procedura d’infrazione n. 2273/2018;
2. previsione di un’esplicita ipotesi di esclusione della responsabilità erariale per colpa grave in caso di stipula del contratto di appalto, senza rischi in capo a chi firma, in
seguito all’ottemperanza all’esito della fase cautelare del processo amministrativo;
3. reintroduzione dell’appalto integrato, ovvero alla facoltà di ricorrere all’affidamento
della progettazione esecutiva e dell’esecuzione di lavori sulla base del progetto
definitivo dell’amministrazione aggiudicatrice;
4. reintroduzione dell’affidamento dei lavori, servizi e forniture complementari, con
procedura negoziata senza bando;
5. sistemazione della disciplina delle varianti;
6. eliminazione dei vincoli alla centralizzazione della committenza, lasciando alle
amministrazioni il potere di decidere come aggregarsi, in linea con quanto previsto
dalle disposizioni comunitarie.
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