giovedì 28 Marzo 2024
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Reggia di Portici: ultimati i lavori di Restauro della Corte centrale

Con il restauro conservativo costato circa 2 milioni di euro viene oggi restituita alla comunità locale La Reggia di Portici  nel suo massimo splendore.

Dopo il restauro della facciata lato mare, del piano nobile, il recupero e l’attivazione del Museo Herculense, il restauro della Peschiera ed il ripristino del Bosco Inferiore, tornano all’antico splendore anche le facciate della Corte Centrale della Reggia di Portici.

 

Sono stati, infatti completati, i lavori di consolidamento degli intonaci, di ripresa degli stucchi, delle lesene e delle modanature, oltre che di ritinteggiatura delle 4 facciate del quadrilatero che unisce i due corpi principali della dimora borbonica, quello che guarda al Vesuvio e quello che guarda al mare. Il quadrilatero attraversato, tramite i suoi due portali monumentali, da via Università, l’antica via delle Calabrie.

 

Grazie agli interventi è stato altresì, ripristinato l’impianto originario della Reggia con l’apertura del quarto porticato, uno dei due presenti sul lato orientale, che negli anni ’50 fu tompagnato per ospitare un esercizio commerciale.

Il costo complessivo dei lavori ammonta a quasi 2 milioni, interamente finanziati dalla Città Metropolitana di Napoli, che portano il totale degli stanziamenti operati negli ultimi anni dall’Ente di piazza Matteotti a favore del sito reale a circa 15 milioni di euro.

“Nonostante gli enormi tagli a cui siamo stato sottoposti come città Metropolitana – ha dichiarato il Sindaco Metropolitano Luigi de Magistris – siamo riusciti a finanziare il restauro delle facciate interne del cortile della Reggia che ritrova ora il splendore originario uno dei cortili più belli del mondo.

La Reggia di Portici è una tra le dimore reali più belle al mondo”.

La Reggia di Portici è tra i più splendidi esempi in Europa di residenza estiva della famiglia reale borbonica. Posta alle pendici del Vesuvio, ha un bosco superiore, originariamente dedicato alla caccia, ed un bosco inferiore, di tipo ornamentale, che arriva fino al mare.

Fu costruita nel 1738 per volere del re di Napoli Carlo di Borbone e della moglie Amalia di Sassonia.

Lavorarono alla sua realizzazione architetti, ingegneri pittori e decoratori, da Giovanni Antonio Medrano ad Antonio Canevari, da Luigi Vanvitelli a Ferdinando Fuga.

Per accedere alla Reggia fu poi costruito il porto del Granatello. 

A partire dalla metà dell’Ottocento, a causa delle vicende storiche, cominciò il lento ed inesorabile declino, che comportò il trasferimento e talvolta la perdita della maggior parte dei beni preziosi presenti nelle collezioni reali. 

La Provincia di Napoli acquistò il bene nel 1871 per insediare la Reale Scuola Superiore di Agricoltura, istituita nel 1872.

Il Sito Reale di Portici, oggi centro museale di memorie storiche, scientifiche e paesaggistiche, ancora ospita il Dipartimento di Agraria, mentre il piano nobile del complesso monumentale sta ritrovando la sua funzione originaria, ospitando il museo ercolanese, i musei delle scienze agrarie e mostre temporanee d’arte contemporanea.

Recentemente la Città Metropolitana di Napoli ha finanziato il restauro conservativo della Corte centrale del palazzo reale (circa 2 milioni  di euro complessivi), che oggi viene restituita alla comunità locale nel suo massimo splendore.

Il Progetto di Restauro è stato elaborato da un gruppo misto di progettazione che ha visto la collaborazione di funzionari della Città metropolitana di Napoli, e funzionari della Soprintendenza, che hanno curato tutte le fasi dal progetto alla direzione lavori. La ditta esecutrice dei lavori è stata la ADA restauri, che ha portato a termine i lavori nei tempi e nelle modalità migliori.

E’ opportuno sottolineare che il Progetto di restauro, basato su ricerche scientifiche relativamente ai colori e sul ripristino filologico di tutti gli elementi caratterizzanti la facciata, ha anche consentito una importante operazione di ripristino del 4^ porticato, chiuso negli anni abusivamente e oggi riportato alla sua condizione originaria

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