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Ricerca Airfa, uova solidali per sostenere la lotta alle malattie rare

uova pasqua

NAPOLI. Ricerca Airfa, uova solidali per sostenere la lotta alle malattie rare. Ogni ricercatore impegnato nella lotta alle malattie rare ha un costo di 24mila euro annui.

In un paese che si attesta ai primi posti nel ranking europeo per i tagli alla ricerca scientifica, le associazioni che finanziano progetti di ricerca divengono motori fondamentali per la sopravvivenza della rete scientifica italiana e per impedire ai nostri “cervelli” di andare all’estero. Ne sono convinti i volontari dell’Airfa, Associazione Italiana per la Ricerca sull’Anemia di Fanconi, che lanciano in tutta Italia la campagna “Adotta un Ricercatore”.

L’Anemia di Fanconi è una malattia genetica rara ed i pazienti Fanconi hanno un rischio aumentato di sviluppare leucemie e tumori solidi. Il premio Nobel Lee Hartwell ha evidenziato come la ricerca sull’Anemia di Fanconi fornisca una chiave determinante per comprendere i processi biologici alla base di alcune forme di tumore, sottolineando che debellare l’Anemia di Fanconi può essere la chiave per sconfiggere il cancro.

La Campagna “Adotta un Ricercatore” partirà in occasione della Pasqua 2015 a Napoli e nei prossimi mesi sarà avviata in tutta Italia. L’Airfa ha attivato delle collaborazioni con le realtà associative del territorio campano. L’associazione Odissea, impegnata nella promozione e nella difesa del patrimonio culturale d’Italia e della Campania, sarà partner di Airfa per “Adotta un Ricercatore”.

I volontari dell’Airfa e i giovani studenti di Odissea domani – sabato 28 marzo, dalle 11 alle 17 – a via Scarlatti, Napoli, offriranno uova solidali per raccogliere fondi a sostegno della campagna. Il secondo appuntamento al Teatro Acacia di Napoli martedì 31 marzo alle 16,45, in collaborazione con l’Associazione Brancaccio.

Uno dei progetti di Ricerca Scientifica che l’Airfa intende finanziare per il 2015 è stato promosso dalla dottoressa Angela Mastronuzzi dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma. “Il progetto – spiega – è teso a favorire il riconoscimento dei bambini affetti da Anemia di Fanconi, in cura per un tumore, perché fondamentale per impostare un trattamento in grado di contenere le complicanze e di evitare l’utilizzo della radioterapia. Oltre alla tossicità legata ai trattamenti, infatti, nei pazienti affetti da Anemia di Fanconi, è significativo il rischio di sviluppare secondi tumori”.

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