Il racconto delle indagini: dai controlli veterinari alle compravendite in nero. “Servono pene più dure per il commercio illegale degli animali”, chiedono le associazioni.
Un pony di nome Giollina, vittima di un giro illecito di compravendite e furto, è stato finalmente posto in salvo grazie a un’operazione congiunta dei Carabinieri CITES di Napoli e del Servizio Veterinario dell’ASL NA1. L’intervento, partito da un controllo di routine, ha svelato una rete di illegalità che mette in luce le criticità del mercato clandestino degli equidi e le sofferenze spesso inflitte agli animali coinvolti.
Tutto ha avuto inizio quando i veterinari dell’ASL, durante un’ispezione, hanno scoperto che il detentore del pony non possedeva la documentazione necessaria per la sua legittima detenzione. Giollina, identificata tramite microchip, risultava infatti registrata a un proprietario abruzzese che ne aveva denunciato il furto. La mancanza di certificati sanitari e amministrativi ha fatto emergere il primo tassello di un traffico più ampio, legato a soggetti con precedenti per ricettazione e commercio illegale di cavalli.
Le indagini hanno rivelato che Giollina era stata venduta più volte, sempre senza documenti, a prezzi stracciati (700 euro l’ultima transazione), passando tra le mani di almeno tre individui, due dei quali già noti alle forze dell’ordine per reati analoghi. Questo modus operandi, tipico dei circuiti illegali, espone gli animali a rischi gravissimi: trasferimenti improvvisi, condizioni di detenzione inadeguate e assenza di controlli sanitari. Il microchip, unico elemento certo per risalire all’origine, ha permesso di ricostruire la storia dell’animale, ma solleva interrogativi su quanti casi simili rimangano nell’ombra.
Giollina è stata posta sotto sequestro e affidata a una struttura protetta in attesa di essere restituita al legittimo proprietario. Il gesto, però, non cancella i traumi subiti: cambiamenti repentini di ambiente, possibili maltrattamenti e l’assenza di cure adeguate durante il periodo di detenzione illegale. «Gli equidi sono animali sensibili e sociali», spiega un veterinario dell’ASL, «privarli di stabilità e relazioni può causare stress cronico e problemi comportamentali».
L’operazione evidenzia l’importanza della collaborazione tra autorità giudiziarie, forze dell’ordine e servizi veterinari. I tre indagati per furto e ricettazione (artt. 624 e 628 c.p.) rischiano pene severe, ma, come più volte sottolineato dalle associazioni animaliste “la vera sfida resta prevenire questi reati. Serve maggiore vigilanza sulle compravendite, controlli sui microchip e sanzioni più efficaci per chi sfrutta gli animali a scopo di lucro.”
La vicenda di Giollina non è un caso isolato. Dietro ai traffici illegali si nascondono storie di sofferenza e un mercato che tratta gli esseri viventi come merce. La speranza è che interventi come questo, uniti a una maggiore consapevolezza pubblica, possano proteggere sempre più animali da un destino di sfruttamento. Perché ogni microchip racconta una storia: sta a noi ascoltarla.

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