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Somma. I giochi del Palio e il Palo di Sapone di Giuseppe Auriemma

SOMMA VESUVIANA. I giochi del Palio e il Palo di Sapone

Originariamente, il gioco è una rappresentazione simbolica dell’esistenza umana, che in ciò si autointerpreta. I giochi più primitivi sono i riti magici, i grandi gesti di impronta culturale, nei quali l’uomo arcaico interpreta il suo stare in un contesto mondano, dove ‘rappresenta’ – cioè mette inscena – il suo destino e rievoca gli eventi di nascita e morte, di matrimonio, guerra, caccia e lavoro. La rappresentazione simbolica dei giochi magici trae elementi dalla semplice realtà, ma crea anche dal regno nebbioso dell’immaginario. Nei tempi primitivi il gioco non è tanto considerato esecuzione vitale, profondamente piacevole, di singoli o di gruppi che temporaneamente si staccano dalla connessione sociale e abitano la loro piccola isola di effimere felicità. Originariamente il gioco è la più forte potenza vincolante, è fondatore di comunità – in verità una cosa diversa dalla comunità tra i morti e i vivi, una cosa diversa dall’ordine del potere ed anche una cosa diversa dalla famiglia elementare. La comunità di gioco dei primi uomini abbraccia tutte queste nominate forme e figure dell’essere-assieme, e produce una rappresentazione totale dell’intera esistenza: essa chiude il cerchio dei fenomeni vitali, come la comunità di gioco della festa. Da E. Fink, Oasi della gioia. Idee per una ontologia del gioco, Ed. 10/17, 1986
Quindi, libero o vincolato creativo o ripetitivo, il gioco è rappresentazione della cultura di un popolo e rammemorazione originaria della luce del mondo nelle cose finite. I giochi del Palio di Somma sono quelli della tradizione popolare con profonde radici storiche (greche-romane) e comuni a molti popoli del mediterraneo e del nord Europa.
I giochi del Palio di Somma, esperienza del tempo che riunisce persone di tutte le età riannodando il tessuto comunitario, facendo rivivere e ricreando i giochi popolari, residuo di tendenze ataviche e riproduzione di attività primitive, che diventano offerta di una memoria che si riscopre presenza.
In uno spazio di confine tra ludico e rito, il gioco popolare creatore e segno di stile e di cultura, diventa partecipazione, mentre il giocatore, rischiando la sua individualità, comunica il proprio mondo interiore e diventa attore. Attore di uno spettacolo che egli stesso contribuisce a creare e di un passato collettivo, che la memoria rende più ampio travalicando i confini e ritornando ad un tempo illusorio in cui il gioco era arte, musica e recitazione in cui i significati si confondevano e si fondevano in un unico concetto.
I giochi del Palio tra i rioni e contrade storiche di Somma.
Sei le prove che le otto squadre rappresentanti gli importanti otto rioni storici (Casamale, Margherita, Prigliano, Costantinopoli, Starza.Mercato, Castello-Arce, Santa Maria del Pozzo, Carmine ) .
I giochi della tradizione popolare: il chirchio, la corsa con il sacco, il tiro alla fune, la pignatta, il palo di sapone, attingono alle stesse radici storiche comuni. Il giochi del Palio vengono vissuti come relazione e vita, essi contribuiscono ad arricchire il patrimonio culturale sia nella dimensione locale che ci identifica come popolo, sia in quella globale, che ci caratterizza come esseri umani.

Il palo di sapone, l’albero della cuccagna, nel nostro territorio
È collocato tra riti propiziatori della vegetazione insieme alla Pertica, lungo albero di castagno tagliato nella selva arricchito di doni e premi e offerto alla divinità( donna-moglie fidanzata). Sono riti ricollegabili ai culti arborei diffusi in tutta Europa, a partire dall’area celtica.
Nello spazio antistante la Collegiata al borgo Casamale-terra murata, veniva approntato in occasione del Carnevale, ma spesso veniva issato anche in occasione di feste nelle contrade. I premi e i doni della cuccagna, rappresentano l’abbondanza e il propiziatorio di un ricco e fecondo raccolto. Come gara esso si colloca tra le forme agonistiche delle feste di inizio ciclo del Calendimaggio (riti di inizio primavera). “Un alto palo di castagno scortecciato viene issato tra i basoli. Il cerchio di una botte, fissato in cima, trattiene polli, salumi, provoloni, carte di maccheroni, castagne, noci, fichi secchi”(Angelino di Mauro. Da Buongiorno Terra).
Ma le origini storiche e l’evoluzione dell’albero della cuccagna si perdono nel tempo
Sicuramente le popolazioni che noi chiamiamo celtiche o galliche dal nome che loro davano i romani avevano nei loro culti una speciale venerazione per alcune piante, veneravano la quercia per la sua solidità ed il vischio era considerato una farmacia per molte magagne, erano sicuramente affascinati dal fatto che rimanesse verde in inverno mentre le piante su cui cresceva perdevano le foglie, ancora adesso consideriamo il vischio un portafortuna. Il ramo d’albero per i Celti era il simbolo del potere gemmativo e riproduttivo, sia nella natura sia nell’uomo

L’albero occupa da sempre un posto centrale nella simbologia tradizionale, nel pensiero religioso e nell’immaginario dei poeti, ed è un motivo essenziale dell’iconografia universale. C’è l’albero di Apollo (l’alloro), quello di Cibele (il pino), quello di Minerva (l’olivo)… Ci sono gli alberi del Paradiso: “l’Albero della Vita” – simbolo sia della potenza vegetativa del cosmo sia della morte e della resurrezione – e “l’Albero del Bene e del Male”, legato al serpente e generatore del “frutto proibito”… Poi, c’è l’Albero del Mondo, che con le sue radici, il suo tronco e i suoi rami, occupa dall’alto in basso l’intero spazio cosmico, del quale attraversa e mette in relazione i tre piani: Cielo, Terra e Inferi; e l’Albero della Croce, con le sue infinite coniugazioni e derivazioni. E ancora: gli alberi alchemici (l’ “albero metallico” e l’ “albero cavo”, simbolo dell’atanor), gli alberi della mistica (ebraica, indiana, islamica), l’Albero di Jesse, l’ “albero araldico”, i tanti alberi del folklore, residui di un paganesimo che ha resistito a lungo (gli alberi di Maggio, gli alberi della Libertà, gli alberi di Natale, colonne, pertiche e pali della Cuccagna). Roger Parisot
Giuseppe Auriemma

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