Dalla lite al tentato omicidio, le rapidi indagini del Commissariato individuano l’aggressore e la complice
Un coltello, una lite in spiaggia, e poi il sangue che scende lungo il collo di un uomo. È l’inizio di una storia di violenza, quella che questa mattina ha insanguinato i giardinetti di via Colombo, a due passi dal mare. La vittima, un cittadino nigeriano, è stata aggredita con un’arma da taglio in pieno giorno, forse per una questione che era iniziata in spiaggia per motivi non ancora chiariti. Ma non è finita lì.
La Polizia di Stato, allertata, è arrivata sul posto e ha trovato solo le tracce della violenza: la vittima era già stata portata via dal 118, prima all’ospedale di Castellammare di Stabia, poi – in codice rosso – all’Ospedale Mare di Napoli. Le sue condizioni sono gravi. Ma gli agenti del Commissariato di Torre Annunziata guidati dal dirigente Francesco Cerciello non hanno perso tempo.
Già nel pomeriggio, le indagini hanno portato all’identificazione di un sospettato: un 39enne marocchino, trovato nascosto dentro un ex stabilimento balneare diroccato, un luogo simbolo di un’economia che non c’è più e di un degrado che a volte esplode in gesti estremi e dove tempo fa fu trovato il corpo senza vita di un uomo. Fermato, portato via. Gravemente indiziato di tentato omicidio.
Ma la verità – come spesso accade – non era così semplice. Perché la storia aveva un’altra protagonista, una donna. E gli investigatori, scavando tra le immagini dei sistemi di videosorveglianza, l’hanno vista: era lì, partecipava all’agguato, forse incitava, forse aiutava. Poi spariva nel nulla.
Donna di origini ucraine, anche lei come l’aggredito e il primo fermato, volti di un immigrazione che a volte si scontra, si ferisce, si dilania in periferie non sempre facili da capire. Gli agenti non si sono fermati: l’hanno cercata, rintracciata nella serata, messa ai ferri. Anche per lei, il fermo di Polizia Giudiziaria. Accusa: concorso in tentato omicidio.
Ora entrambi aspettano l’udienza di convalida in carcere, lui e lei, associati a Secondigliano. Ma la domanda che resta aperta, più delle colpe ancora da provare in tribunale, è cosa sia successo davvero sulla spiaggia di Torre Annunziata. E perché un coltello diventi così spesso, purtroppo, l’unica lingua che alcuni sembrano capire.
Gicas







