Fuori i cancelli della Stellantis di Pomigliano d’Arco arriva il messaggio di una bambina che sfida le ingiustizie del presente e chiede solo il sorriso del padre: “qualsiasi cosa accadrà ti vorrò sempre bene”
A Pomigliano d’Arco, il freddo avvolge la città sotto un cielo grigio. Gli operai della Transnova continuano a presidiare gli stabilimenti della Stellantis per il quinto giorno consecutivo. L’azienda automobilistica non ha rinnovato la commessa, e la minaccia dei licenziamenti è ormai una realtà imminente. Tra i lavoratori, un piccolo albero di Natale è stato allestito. Le festività si avvicinano, ma l’atmosfera non è quella di festa. Questa mattina, sotto i suoi rami, è comparsa una lettera speciale. È la lettera di Sofia, una bambina che, con la semplicità e la purezza della sua età, ha scritto parole che risuonano come un grido d’aiuto per il suo papà e per tutti coloro che, come lui, vivono momenti di disperazione.
“Caro papà, quest’anno non voglio nessun regalo”, scrive Sofia con inchiostro tremolante. “Ti vedo sempre triste e mi sono accorta che nel bagno piangevi.” Nelle sue parole, c’è tutta la forza di un amore incondizionato: una figlia che non cerca giocattoli sotto l’albero, ma solo il sorriso di suo padre, un sorriso che sembra essersi spento all’improvviso.
Oltre alla lettera di Sofia, questa mattina sono arrivate anche le lettere di licenziamento, fredde come il vento che soffiava tra i capannoni. Non solo a Pomigliano, ma anche a Melfi, Cassino e Torino, centinaia di famiglie hanno visto il loro futuro vacillare in pochi istanti.
Il papà di Sofia è tra questi lavoratori. Fino a ieri, era il pilastro della sua casa, sempre allegro e divertente. Ora deve affrontare l’incertezza del domani. La sua bambina, con la saggezza che solo i piccoli possono avere, chiede un solo regalo di Natale: “Che tu ritorni ad essere il mio papà sorridente”.
Di fronte a queste parole, ci si interroga su quale società vogliamo costruire. Una società in cui le speranze di una bambina non si infrangano contro un muro di ingiustizie, e in cui il lavoro, fonte di dignità, non venga meno senza spiegazioni e senza pietà. È proprio in questi momenti che la comunità deve stringersi e trovare la forza di lottare per un futuro diverso, in cui nessun bambino debba rinunciare al sorriso del proprio genitore.
Quest’anno, il Natale di Sofia sarà diverso. Forse non ci saranno regali sotto l’albero, ma ci saranno l’amore e la determinazione di una famiglia che lotta per ritrovare serenità. E mentre le luci natalizie illuminano le strade, speriamo che il grido di Sofia e di tutte le famiglie come la sua venga ascoltato. Che il più bel regalo possa arrivare presto: la giustizia in un domani migliore che risiede solo nella dignità del lavoro.
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