venerdì 29 Marzo 2024
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Zona rossa al teatro Bellini. Intervista esclusiva a Matilde Vigna, una delle attrici recluse per 76 giorni

Il teatro Bellini di Napoli ha invitato sei attori da tutta Italia a recludersi all’interno del Teatro, dal 20 dicembre, la “reclusione è durata 76 giorni e si è conclusa lo scorso 5 marzo, cioè un anno esatto dalla chiusura dei teatri d’Italia. Questo progetto l’hanno intitolato Zona Rossa. Abbiamo invitato gli attori, a parlarci di questa loro esperienza intensa, hanno provato, hanno mangiato insieme, qualcuno non ha resistito fino alla fine. 76 giorni senza mai uscire. Vi riportiamo la nostra prima intervista all’attrice Matilde Vigna.

 Mi racconti un po’ di lei, ho letto che ha fatto sia cinema e teatro

Mi sono diplomata alla Scuola del Teatro Stabile di Torino nel 2015, sotto la direzione di Valter Malosti. Da allora ho lavorato principalmente in teatro, con qualche incursione nel cinema, ma i settori sono molto separati in Italia.

Alla chiamata del Teatro Bellini come ha preso lidea del progetto?

Quando Daniele Russo mi ha chiamata, molto a ridosso della data di inizio, sono stata colta da grande entusiasmo ma ero anche molto spaventata. Non sapevo se avrei saputo difendere il lato “politico” della provocazione/protesta che stavamo per mettere in atto. Ma Daniele mi ha aiutata a spostare lo sguardo in termini di lavoro, sulle possibilità artistiche del progetto.

Cosa si aspettava da questa zona rossa” è stata un full immertion dopo tanta astinenza di teatro, come lha poi vissuta?

È stata una vera e propria full-immertion. In noi stessi, nel lavoro, nel senso di fare teatro oggi. L’ho vissuta molto intensamente, come tutti i miei compagni di viaggio, non si poteva fare altrimenti. Il lavoro ci ha permeati 24 ore su 24, un lavoro che va oltre le ore sul palcoscenico, una messa in discussione totale del nostro pensiero, del nostro corpo, del nostro posto nel mondo.

Lidea di sentirsi spiati” durante questo tempo, vi ha messo a disagio?

All’inizio era molto ingombrante. Abbiamo dedicato del tempo a scoprire cosa ci accadeva, sapendo di essere sempre sotto osservazione. Il progetto di per se è stato una grande performance, ma in effetti le ore di lavoro in streaming cambiavano la mia attitudine, sapendo che c’era sempre un pubblico, io ero sempre “in performance”, e lasciarsi andare all’errore è stato difficoltoso. Ma poi ce ne siamo quasi dimenticati, alla fine non ci pensavo nemmeno più.

Tra voi vi conoscevate per pregresse collaborazioni?

No, eravamo un gruppo molto eterogeneo come formazioni e provenienze, nessuno aveva mai collaborato con nessun altro.

Come lo vede ora il teatro, ha cambiato visione dopo questa sospensione forzata, che al momento ha privato anche noi spettatori si viverlo come un tempo?

Sicuramente ora sono molto piu consapevole dell’importanza del teatro. Vivere in un teatro per 76 giorni interrogandosi costantemente su cosa significhi questo lavoro, questo settore, la sua crisi, cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo…la ripartenza necessita di un pensiero nuovo. Questa situazione ci ha cambiati tutti, ripartire come se nulla fosse significherebbe aver perso un’occasione straordinaria.

Progetti futuri? Qual è stato lultimo lavoro a cui ha partecipato prima del lockdown 2020?

La quarantena di marzo ha interrotto uno spettacolo importante, La Casa di Bernarda Alba, da Garcia Lorca, regia e adattamento di Leonardo Lidi, prodotto dal Teatro Stabile Torino. Ripreso ad ottobre, è stato nuovamente interrotto dalla seconda chiusura. Siamo in attesa di poterlo mostrare nuovamente al pubblico. Come speriamo di poter mostrare gli spettacoli frutto della reclusione.

Matilde Vigna nasce in provincia di Rovigo nel 1988. Dopo la maturità scientifica e una laurea magistrale in Relazioni Internazionali si diploma nel 2015 alla Scuola del Teatro Stabile di Torino, con la direzione di Valter Malosti. Prosegue la sua formazione con il corso di Alta Formazione di Emilia Romagna Teatro diretto da Antonio Latella. Santa Estasi, il progetto conclusivo del percorso, è vincitore del premio Ubu 2016 come miglior spettacolo e migliori attori under 35 a tutto il cast. In teatro ha collaborato con Valter Malosti, Antonio Latella, Leonardo Lidi, Michele Di Mauro, Liv Ferracchiati, e numerose compagnie indipendenti. Nel 2019 riceve il premio Ubu come miglior attrice under 35.

 

A proposito di Zona Rossa:

Ripartire.

Dal nulla, da zero, da noi.

Da quella che sempre chiameremo “casa”.

Dallo sguardo esterno.

Chiudersi per aprirsi,

Raccogliersi per esplodere,

Fare dell’incertezza la nostra arma più forte.

E mostrarvela. (Matilde Vigna)

 

Ph Michele Amoruso e Guido Mencari

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