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La consulta delle associazioni “boccia” il Puc, ecco perchè

marigliano corso umberto I
marigliano corso umberto I

MARIGLIANO. Dalla Consulta delle associazioni di Marigliano riceviamo un documento che spiega le ragioni per cui il Puc voluto dall’attuale amministrazione comunale è da bocciare.

L’ attuale situazione urbanistica di Marigliano è particolarmente grave e precaria :il vigente Piano regolatore è stato sostanzialmente disatteso per quello che riguarda la realizzazione delle e dei servizi, mentre l’ attuazione delle quantità edificatorie, da anni “legalmente” bloccata nelle zone B, è andata avanti negli anni per “espedienti” e per addendi successivi, più o meno casuali.
Il risultato è una COMPAGINE URBANA CAOTICA, CON GRAVI DEFICIENZE NELLE INFRASTRUTTURE, ANCHE PRIMARIE e nella dotazione di servizi pubblici in generale, un centro storico abbandonato a se stesso e all’incuria degli anni e una assoluta assenza di regole certe.
I cittadini proprietari di terreni in zona edificabile, in virtù di quanto previsto nel PRG del 1990, per effetto dello stralcio delle zone B in sede di approvazione, e delle contorte vicende amministrative successive, non hanno mai di fatto avuto alcuna possibilità edificatoria per quasi 30 anni pur sopportando gli oneri fiscali della destinazione urbanistica dei loro immobili.
L’ufficio tecnico comunale non rilascia da anni permessi di costruire ai proprietari di immobili in zona B salvo poi, occasionalmente, suggerire e/o consentire £espedienti edificatori” a pochi privilegiati.
Il nostro territorio con i suoi paesaggi e spazi urbani è stato aggredito da caotiche e spesso illegali trasformazioni che hanno generato degrado e che ne minacciano la dilapidazione.
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Questo stato di cose rende indifferibile una nuova pianificazione urbanistica con regole condivise da stabilirsi con la più ampia partecipazione ed il maggior consenso possibile.
Il PUC è lo strumento urbanistico generale del Comune che disciplina la tutela ambientale, le trasformazioni urbanistiche ed edilizie dell’intero territorio comunale.
Si tratta quindi dell’atto politico-amministrativo di maggior rilievo per un’amministrazione in quanto costituisce un vero e proprio” progetto” di città, che ne prefigura il futuro e che deve quindi essere realizzato con la collaborazione di tutti i cittadini, che sono i migliori conoscitori della propria realtà e i fruitori futuri dell’oggetto o del luogo che si va a progettare.
Era quindi legittimo aspettarsi che un’amministrazione comunale ,democratica, promuovesse un ampio dibattito e un confronto con i cittadini al fine di avviare un processo di trasparenza e condivisione delle attività necessarie all’adozione e definitiva approvazione del PUC.
Un percorso di “progettazione partecipata”, parallelo a quello tecnico-amministrativo, per definire un PUC in armonia come le esigenze del paese e del territorio.
La mancata partecipazione alle scelte da parte dei cittadini, delle associazioni, delle categorie professionali è grave . Del resto la stessa LR 16/04 all’art. 5 – Partecipazione e pubblicità nei processi di pianificazione – recita:
”Alle fasi preordinate all’adozione e all’approvazione degli strumenti di pianificazione sono assicurate idonee forme di pubblicità, di consultazione e di partecipazione dei cittadini, anche in forma associata, in ordine ai contenuti delle scelte di pianificazione”
E ancora, Il regolamento regionale 5/2011 all’art. 7 – Partecipazione al procedimento di formazione dei piani e delle loro varianti – recita:
1. L’Amministrazione procedente garantisce la partecipazione e la pubblicità nei processi di pianificazione attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici e privati nel procedimento dei piani o di loro varianti, in attuazione delle disposizioni della legge n. 241/90 edell’art.5 della legge regionale 16/2004.
Come si vede prima dell’adozione del Pano sono previste consultazioni, al fine della condivisione del preliminare di piano.
Questo non è avvenuto: né la consulta delle Associazioni, né altri sono stati interpellati. Si dice che il commissario prefettizio lo abbia fatto, ma in realtà dal suddetto erano state invitate solo associazioni di livello provinciali, e del resto del preliminare di quel Piano non è stato tenuto nulla.
Il PUC di Marigliano è stato di fatto adottato senza consultare la città e le associazioni.
2. Il Puc adottato è in difformità del DUP (documento unico di programmazione), approvato in consiglio comunale con delibera n. 11 del 27/04/2016.
Esso prevedeva: Puc partecipato con associazioni e cittadini, indirizzi programmatici condivisi in Consiglio, azzeramento di uso del suolo e salvaguardia delle aree verdi.
E Invece…consuma oltre 190 moggi di terreno agricolo; permette in tutta la zona urbanizzata classificata B1, anche a ridosso del centro storico, la costruzione senza lìmiti di lotto minimo.
LE ASPETTATIVE DI CUI SOPRA SONO STATE DISATTESE. La Giunta comunale con delibera n. 112 del 20/10/2016 ha adottato il nuovo PUC.
Il risultato è insoddisfacente e preoccupante per i cittadini:
In primo luogo tutte le zone B1 sono state dichiarate “sature”, ovvero aree sulle quali non residua alcuna possibilità edificatoria.
Incredibile e inaccettabile per i cittadini è che le zone territoriali omogenee B1 nel nuovo PUC coincidono in gran parte, salvo alcune “eccezioni”, con le zone B stralciate in sede di approvazione nel vecchio PRG del 1990.
In sostanza, i proprietari ricadenti in zona B edificabile, secondo il vecchio PRG dal 1990 che non hanno avuta alcuna possibilità edificatoria, per la non approvazione del vecchio PRG, oggi vedono ricomprendere i loro immobili in zona B1 satura
Di fatto subiscono una sorta di perenne espropriazione della loro capacità edificatoria senza alcun indennizzo: al danno si unisce la beffa: devono continuare a pagare in base alla vocazione edificatoria dei loro fondi.
Ma…. Ci sono delle eccezioni. Alcuni hanno avuto la fortuna di vedere i loro campi ricadere in zona B2, ove sono consentiti interventi edificatori diretti. Quali i criteri? Non è dato sapere.
Ma c’è di più. Il progettista ha pensato di sottrarre la capacità edificatoria ai proprietari dei fondi collocati in zona B1, satura, per destinarli a innumerevoli comparti edificatori. In questi comparti faranno la loro comparsa edifici che andranno a cambiare la fisionomia della città. Nell’ambito di questi comparti vengono previste le nuove infrastrutture e gli spazi pubblici, realizzate dai costruttori; così di fatto l’Ente locale abdica alla sua funzione pubblica e si affida ai costruttori. Da qui alla speculazione il passo è breve. E i cittadini non avranno più la possibilità di un intervento edificatorio diretto con la realizzazione di una singola unità abitativa. Nell’ambito della costruzione di 2500 appartamenti si è scelto di consentire interventi lottizzatori di zone agricole e non urbanizzate e non l’intervento diretto dei cittadini di completamento di zone già infrastrutturate.
2550 appartamenti, ma la città ne ha davvero bisogno?
Il PUC prevede, infatti, nel 2025 una diminuzione della popolazione di 285 abitanti a fronte di un aumento di 1622 famiglie per effetto della diminuzione del numero dei componenti della famiglia. Il progettista calcola che a Marigliano i componenti per famiglia sono 2,4 a differenza della media regionale di 2,7.
Altro scelta nel calcolo che si somma a quello registrato per il numero di famiglie è l’uso del dato al 2011 delle abitazioni occupate dai residenti, e non basato sull’esistente non tenendo conto del dato reale del patrimonio abitativo di 2341 abitazioni che sono non occupate o sfitte.
Le abitazioni al 2011 sono 12.653: 10312 occupate da residenti. Sottraendo si avrà che le case libere sono 2341. C’è bisogno di costruire altri 2550 appartamenti, sconvolgendo l’assetto urbanistico di Marigliano e condannando i proprietari di appartamenti alla caduta libera dei prezzi, ovvero al crollo del mercato immobiliare?
E ancora: l’insediamento di oltre 2550 famiglie, con l’aumento delle auto sul suolo cittadino comporterà inevitabilmente aumento dell’inquinamento ambientale, di cui davvero non si sente la necessità.
Bisogna ancora dire che nella progettazione ci si è serviti di una tavola cartografica datata.
In questo contesto merita considerazione il Rapporto ISPRA 2016 che registra una significativa novità: per la prima volta l’analisi del consumo di suolo viene integrata con la stima dei costi pagati dai cittadini per l’eccesso di cemento. Secondo le stime preliminari dei costi nazionali “nascosti” provocati dalla trasformazione forzata del territorio avvenuta tra il 2012 e il 2015 e pubblicati nel rapporto ISPRA sul Consumo di suolo in Italia 2016 nella sola provincia di Napoli i costi derivanti dal consumo di suolo nella sarebbero di 10,5 milioni annui.
Oltre al danno ambientale c’è un danno economico per il cittadino.
E’ da ricordare la
5 dicembre giornata mondiale del suolo
Consumo di suolo zero al 2050: la Camera approva la legge Legge sul contenimento del consumo del suolo approvata 12/5/2016
Incentivi alla rigenerazione urbana, riuso degli edifici sfitti e delle aree dismesse, riqualificazione energetica, demolizione e ricostruzione degli edifici energivori
Azzerare il consumo di suolo entro il 2050, tutelare le aree agricole, incentivare la rigenerazione urbana attraverso regimi fiscali di vantaggio, semplificare le procedure per gli interventi di riqualificazione e favorire l’efficienza energetica del costruito attraverso demolizioni e ricostruzioni.
Proposta di legge al Senato
5 luglio 2016
Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato

Purtroppo il nuovo PUC non sembra affatto prefigurare uno sviluppo urbanistico di Marigliano in linea con la storia della sua popolazione e delle sue tradizioni recependone aspettative sociali, economiche e culturali in modo equilibrato, quanto piuttosto condannare la città all’anonimato di una scriteriata edificazione, omologandola alla crescente periferia suburbana della città metropolitana.
Riteniamo, alla luce di quanto detto, che Il percorso ed il metodo che hanno portato all’adozione di questo PUC, nonché i contenuti non sono la risoluzione dei problemi di Marigliano.

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