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Autismo e scuola: “Come l’ISIS “De Medici” ha cambiato la vita di mio figlio”

Una storia che regala speranza e fiducia che vede protagonisti Pio, un ragazzo autistico che ha affrontato brillantemente l’esame di maturità, la sua famiglia e soprattutto l’ISIS “De Medici” di Ottaviano.

A Pio, all’età di due anni, viene diagnosticato l’autismo con un grave ritardo mentale e tanti medici avevano escluso che potesse diventare autonomo e, di conseguenza, di ben inserirsi nella società. Ma non avevano fatto i conti con la grande forza di Pio stesso, dei suoi genitori e di alcuni “angeli” incontrati durante i suoi 5 anni di studio al “De Medici”. È proprio durante questo periodo che Pio compie passi da gigante nella sua conquista verso l’indipendenza e verso l’integrazione con il resto dei suoi compagni di classe.

La combattiva mamma Tina racconta, con voce a tratti rotta dall’emozione, a La Provinciaonline la sua storia:

Sono contenta di poter raccontare questa storia positiva dato che la maggior parte delle volte si verificano episodi di bullismo e maltrattamenti contro i ragazzi autistici. Anzi, spesso, sono proprio i genitori che cercano di allontanare dalle classi dei loro figli questi ragazzi “speciali”. Quindi ci tengo assolutamente a mandare un messaggio positivo e di come le cose possono funzionare alla perfezione anche sul nostro territorio.

Cosa ha funzionato? Innanzitutto una professoressa, Pasqualina Nappi, per la quale davvero non trovo le parole che meriterebbe per ringraziarla. È stata davvero una seconda mamma per Pio. Addirittura la professoressa lo scorso anno ha rinunciato a trasferirsi in una scuola della sua città per completare il percorso con Pio. Ma non solo lei: tutta la scuola ha fatto cose straordinarie per mio figlio. Avevo la sensazione di lasciarlo in famiglia, in un’ambiente protetto, amato, seguito e soprattutto stimolato costantemente per la sua crescita.

La prof Nappi, a tal proposito, ha impostato in modo impeccabile il “ruolo” di Pio in classe. Quando ad esempio non era presente, raccontava di Pio agli altri alunni. Un giorno mi chiese di scrivere una lettera che poi lesse ai ragazzi e facemmo anche uno spettacolo. Da lì, i suoi compagni, hanno capito e acquisito consapevolezza su come fosse Pio. Quando si verificano episodi spiacevoli, non mi sento di dare la colpa ai ragazzi. Spesso non sanno come gestire e rapportarsi con un ragazzo autistico. Se nessuno lo spiega non hanno i mezzi per capirlo. E questa è stata la “magia” che ha compiuto la prof: ha fatto scoprire ai suoi amici la vera anima di Pio. In questo modo i ragazzi hanno regalato davvero tanto a Pio.

Poi all’improvviso è accaduta una cosa ancora più bella e significativa: riuscendo a capire il vero essere di Pio, sono venute fuori anche tutte le fragilità dei ragazzi stessi. In pratica hanno imparato ad aprirsi e a parlare dei propri problemi. È stata davvero una cosa bellissima ed emozionante. In questa situazione è stato Pio che ha aiutato tanto i suoi amici, sembrava quasi che la situazione si fosse ribaltata.

Di questi 5 anni porterò nel cuore un ricordo davvero meraviglioso e indelebile. È stato fatto un lavoro enorme e questo bisogna evidenziarlo. Scuola e famiglia hanno fatto squadra e i risultati su mio figlio sono stati evidenti.

Tutti chiamano le persone come Pio, “ragazzi speciali”. Io invece dico che grazie a questa scuola e a tutti i suoi amici, siamo riusciti a fare il miracolo di far diventare lo “speciale” in uno “specialmente normale”. In questa scuola non entra mai un disabile ma una PERSONA. Addirittura quando tornavamo a casa dopo la scuola Pio mi diceva: “Mamma lo sai che non sono più autistico? Io sono come i miei amici”. Abbiamo vissuto delle emozioni indimenticabili”.

– Prima di questi 5 anni, come si è svolto il percorso scolastico di Pio alle scuole elementari e medie?

Diciamo che non sono stati proprio positivi. Alle elementari è stato il periodo più difficile perché il danno più grave era il cambio di insegnante di sostegno ogni anno. Non si creava quel legame e una base solida dato che era un continuo ricominciare. Quindi ci sono state tante difficoltà in quel periodo.

Poi sinceramente devo anche dire che Pio non era quello che è oggi. Era decisamente iperattivo e non riusciva a stare in classe.

Un leggero miglioramento si è verificato durante il periodo delle medie anche grazie all’aiuto dell’ABA”.

– Quali sono i progetti per Pio sia nella sua “vita” sia dal punto di vista professionale?

Abbiamo un po’ di progetti in cantiere. Per prima cosa sono riuscita a ottenere un PTRI (Progetti Terapeutici Riabilitativo Individuali). Si tratta di progetti di vita costruiti a misura della persona in base ai suoi bisogni e a breve partirà. Per quasi un anno verranno degli educatori a casa per renderlo completamente autonomo anche se è già capace di fare tante cose da solo. Ho cercato questo supporto perché un giorno Pio mi disse: “Tu sei la mia mamma non la mia terapista”. Ha ragione e quindi ora cercherò di essere effettivamente più mamma. Questo progetto sfocerà tra un anno come un “pre-lavoro” sul territorio. Dovrebbe, in pratica, lavorare in un bar o in un ristorante e su questo decideremo più avanti perché non sono ancora convintissima. Poi il suo professore di cucina lo vorrebbe nel suo ristorante la Perla di San Gennaro Vesuviano. Pio ama la pizza e quindi il prof vorrebbe formarlo come pizzaiolo. Quindi progetti lavorativi ce ne sono e ce ne saranno. Non è giusto che questi ragazzi, appena concluse le scuole, debbano essere “dimenticati” a casa. Possono benissimo dare il proprio contributo.

Inoltre sto pensando anche a un progetto che però non è semplice: vorrei richiedere dei fondi statali per aprire un’attività a Pio e i suoi amici di classe per farli lavorare tutti insieme. Magari un piccolo locale per fare una pizzeria. Spero di trovare un supporto in questo senso, aiutando sia lui sia tutti gli altri amici di Pio”.

– In quanto mamma di un bambino autistico, si sente di dare un consiglio ad altri genitori che vivono situazioni simili?

Mai arrendersi! So benissimo il terremoto che si abbatte in noi quando riceviamo una notizia del genere. Però poi ho capito che Pio è una benedizione, mi ha cambiato la vita. Con loro si vive a colori, ogni minuto può accadere qualcosa che ci lascia senza parole. Le nostre giornate non sono mai le stesse. Rimango a disposizione di tutti i genitori di ragazzi autistici. Quando vedono Pio, soprattutto i papà che sono la parte un po’ più “debole”, mi dicono che gli ho restituito speranza. La capacità di Pio di essere autonomo fa ben sperare tutti.

Molti dottori all’inizio mi dissero che Pio non avrebbe mai parlato e che non sarebbe mai stato autonomo in nessuna operazione del quotidiano. Ovviamente ti senti avvilita però poi visti gli incredibili progressi di mio figlio sono ritornata da quei medici che mi avevano tolto il sorriso. A loro ho detto queste parole: “Badate bene a ciò che dite a un genitore. Fortunatamente io sono stata forte ma ho conosciuto genitori che hanno provato a farla finita per la disperazione”.

Quante volte giornali e TV hanno raccontato storie simili? Persone che hanno tolto la speranza a questi genitori quando poi Pio è l’esempio concreto che tanti miglioramenti sono possibili. Quindi, mi raccomando, bisogna combattere e non farsi abbattere perché quando poi arrivano i primi risultati…è gioia pura!

 

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