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Le carte da gioco di “Sofia” nella mani del vescovo di Nola, Beniamino Depalma, contro il gioco d’azzardo

Vescovo Depalma-Sofia Bianco-carte da gioco
Vescovo Depalma-Sofia Bianco-carte da gioco

POLLENA TROCCHIA – NOLA. Le carte da gioco di “Sofia” nelle mani del vescovo di Nola, monsignore Beniamino Depalma per appoggiare un progetto che ha lo scopo di combattere il gioco d’azzardo patologico.

“Con la vita non si gioca, la vita è una sola e va vissuta con rispetto”, afferma il vescovo mentre stringe tra le mani le carte da gioco promosse dall’associazione S.o.f.i.a. Onlus. Si tratta di una mazzo di carte singolari, dove sul retro di ogni carta vi è incisa una citazione di Madre Teresa di Calcutta,: “La tua vita non è un gioco..ma è in gioco la tua vita!”.

Un invito a riflettere prima di “giocare”, è questo lo scopo di Sofia Bianco, autrice delle carte e presidente dell’associazione. La ludopatia sta diventando un’emergenza sociale, il gioco compulsivo una vera e propria malattia e pertanto va curata: “Occorre prevenire – dice il monsignore Depalma – è necessario coscientizzare le persone –  sottolinea – perché quando il gioco diventa ‘vizio’ non è più tale e va fermato prima che sia tardi. Ben vengano iniziative come questa dell’associazione S.o.f.i.a., un modo concreto per combattere e prevenire il gioco d’azzardo patologico”. “Ci siamo impegnati a confezionare delle carte da gioco napoletane riportando sulle confezioni questa citazione – dice Bianco – dovrebbe funzionare da deterrente nel momento del gioco dove si ritiene di poter rischiare e nel momento in cui si pensa di potersi mettere in gioco”.

Con le carte, dunque, per combattere il vizio del gioco, quello d’azzardo patologico, che produce un desiderio compulsivo che spinge a giocare fino a scommettere tutto quello che si possiede. Fino alla rovina di sé e dei propri cari. “Il gioco delle carte napoletane rientra nella nostra tradizione – dice la presidente Bianco – è un momento di godimento se non diventa un’azione che travolge facendone perdere il controllo: insomma, se non diventa una patologia, appunto, che va fermata e curata come tutte le malattie. Siamo convinti che con questo messaggio, vero e significativo, ci adopereremo ad accompagnare con razionalità e strategia vincente il gioco responsabile”. E il gioco d’azzardo patologico (G.a.p.), ovvero il desiderio compulsivo di giocare scommettendo somme di denaro con diversi zeri oggi costituisce “una grave emergenza sociale”, più volte ribadita nei tavoli di discussione e nei convegni sulla ludopatia e il vizio del gioco ai quali l’associazione Sofia ha preso parte attiva: “Anche a seguito delle innumerevoli richieste di aiuto ricevute da parte delle famiglie – spiega Sofia Bianco – condividiamo il concetto espresso da Sua Eminenza Crescenzio Sepe, ossia che è indispensabile lavorare tutti insieme per riportare il giocatore compulsivo al gusto di giocare per divertirsi e non per cambiare la sua vita, la cui condizione è seriamente compromessa al punto di potersi distruggere”. Dai tavoli di discussione alle azioni concrete e preventive l’associazione Sofia ha elaborato un “vaccino divertente che funga da deterrente nel momento del gioco”. Un invito a riflettere prima “giocare”.

fonte Patrizia Panico da Il Mattino area sud-costiera

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