Home Cronaca Droga e telefonini in carcere: 15 arresti, tra questi agente di Mariglianella

Droga e telefonini in carcere: 15 arresti, tra questi agente di Mariglianella

Mariglianella. Droga e cellulari in carcere, 15 arresti fra questi 6 agenti di polizia penitenziaria. I numeri di un’operazione della polizia di Padova (in collaborazione con la polizia penitenziaria) che hanno scoperto quello che accadeva nel carcere padovano.

Gli agenti, in concorso con familiari ed ex detenuti, introducevano nelle celle eroina, cocaina, hashish, metadone e materiale tecnologico (telefonini, schede sim, chiavette usb). Beneficiari anche due detenuti mafiosi sottoposti al 416bis. È uno degli aspetti emersi nell’indagine. La polizia ha accertato che ad un camorrista napoletano appartenente al clan Bocchetta e ad un affiliato al clan della ‘ndrangheta Strisuglio della Sacra Corona Unita, entrambi sottoposti a misura di massima sicurezza, erano stati portati cellulari con i quali potevano tranquillamente comunicare con l’esterno. Entrambi i detenuti sono inclusi nel numero delle persone indagate nell’inchiesta della magistratura padovana.
A capo di tutto un agente di Mariglianella destinatario, con un collega, di un provvedimento di custodia cautelare in carcere: Pietro Rega, 48 anni, detto “capo” o “uomo brutto”, originario di Mariglianella (Napoli) e residente a Mirano; Luca Bellino, 38 anni, detto “u cafone” originario di San Paolo di Civitate. Altri 4 agenti sono invece agli arresti domiciliari, si tratta di: Roberto Di Profio, 45 anni, detto “Kelos”, originario di Chieti e residente a Abano; Paolo Giordano, 40 anni, detto “il poeta”, originario del Lazio e residente in via Due Palazzi a Padova; Giandonato Laterza, 31 anni, detto “bambolotto”, originario di Matera e domiciliato a Piazzola sul Brenta; e Angelo Raffaele Telesca, 36 anni, detto “Condor”, originario della Toscana e residente ad Albignasego.
Gli altri arrestati sono: Karim Ayari, 27 anni, detto “Kimu”, tunisino; Mohamed El Ins, 44 anni, detto “Giovanni” o “cioccolato”, marocchino; Mohamed Es Soukti, 28 anni, marocchino; Mohamed Tlili, 41 anni, tunisino. Agli arresti domiciliari sono finiti invece: Giorgio Chiostergi, 72 anni, residente a Trieste; Amal El Archi, 23 anni, marocchino; Michela Marangon, 50 anni, residente a Porto Viro, avvocato del Foro di Rovigo; Edoardo Murador, 33 anni, veneziano di San Donà di Piave.
Rega ha un ruolo di primo piano nel’inchiesta, capoposto del quinto piano a capo della banda, già era stato arrestato per fatti analoghi nel 2001 dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli quando lavorava nel carcere di Avellino. Gli altri secondini lo chiamavano il “grande capo”, e gli inquirenti hanno accertato che percepiva i pagamenti tramite vaglia postali.
Per gli investigatori sarebbe stato Rega a coinvolgere gli altri agenti penitenziari, ad influenzarne altri dividendo i “benefit” in denaro incassati anche tramite Western Union con somme che variavano dai 200 agli 800 euro, a seconda dei favori fatti. Ma, sempre secondo gli inquirenti, l’uomo avrebbe gestito con altri colleghi anche il traffico di droga all’interno del carcere, permettendo ai detenuti, soprattutto albanesi e magrebini, di svolgere parallelamente un loro micro spaccio con gli altri reclusi.
L’indagine è iniziata nell’estate 2013, mentre la polizia stava intercettando dei marocchini sospettati di un traffico di droga. Dalle telefonate era emerso del particolare traffico nella casa penale. Scavando più a fondo la Mobile euganea ha scoperto che c’era un nutrito ed organizzato gruppo di agenti in servizio che erano dediti a fini di lucro ed in pianta stabile, in concorso con familiari ed ex detenuti, ad un sistema illecito finalizzato all’introduzione in carcere di droga (eroina, cocaina, hashish, metadone), materiale tecnologico (telefonini, schede sim, chiavette usb, palmari) ai detenuti accontentandoli per altre richieste.
Tra i presunti corruttori anche l’avvocato Michela Marangoni, 51 anni, del foro di Rovigo, che si sarebbe servita di due suoi assistiti per l’illecito commercio. In più di qualche occasione, nella collaborazione tra la Polizia di Stato e la Polizia Penitenziaria, sono state fatte perquisizioni ad hoc che hanno portato a vari sequestri, anche nelle celle di massima sicurezza.

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