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L’anniversario. Il teatro di Antonio Merone compie trent’anni

antonio merone
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SANT’ANASTASIA. L’anniversario. Il teatro di Antonio Merone compie trent’anni. Con la sua solita simpatia ma emozionato, l’attore Antonio Merone, prossimo al debutto del suo ultimo lavoro teatrale “I fratelli Caponi e la Malafemmina”.

La commedia andrà in scena sabato 2 alle 20,30 e domenica  3 aprile alle 19 al cineteatro Metropolitan di Sant’Anastasia, racconta in una breve intervista come si sente nel celebrare i suoi primi trent’anni di carriera teatrale.

Spegne la sua trentesima candelina artistica, l’attore anastasiano Antonio Merone che dal 1986 porta allegria ai suoi concittadini e non. Una carriera realizzata con passione e tenacia spinto solo dal grande amore per il teatro. Gioventù e maturità trascorsa sul palcoscenico, sognando e studiando l’arte della recitazione. I suoi miti: Scarpetta, De  Filippo, Taranto e il sodalizio artistico con grandi nomi come il maestro Mario Scarpetta, hanno fatto si che in lui si fecondasse lo stesso estro artistico posseduto solo dai grandi che hanno reso celebre Napoli. Alla vigilia del suo prossimo lavoro, “I fratelli Caponi e la Malafemmina” versione teatrale del celebre film “Totò, Peppino e la malafemmina”( realizzato già con grande successo nove anni fa) andrà in scena sabato 2 alle 20,30 e domenica  3 aprile alle 19 al cineteatro Metropolitan, Merone visibilmente emozionato risponde alle nostre domande:

Come ti senti, per i tuoi primi trent’anni di carriera?

Mi sento bene e ovviamente non mi sento arrivato da nessuna parte. In questo mestiere non si finisce mai d’imparare.

Qual è il ricordo più bello che il teatro ti ha regalato?

Sicuramente l’incontro con la famiglia Taranto poi quello con Liliana De Curtis e  Mario Scarpetta.

Per chi come te ha raggiunto obbiettivi importanti, senza l’aiuto di nessuno, cosa o chi ti ha dato la forza di perseguire il tuo sogno?

Appunto, non ho avuto aiuto da nessuno, non ho percorso nessuna corsia preferenziale. Devo solo ringraziare mia moglie Clelia che mi sta sempre accanto e mi da forza nei momenti di sconforto.

Come mai hai scelto di riproporre proprio questo lavoro, “I fratelli Caponi e la malafemmina”, per festeggiare il tuo compleanno artistico”?

Ho scelto questo testo per il semplice motivo che nove  anni fa per la prima messa in scena, fu un successone  e spero che si ripeti. Ovviamente è una nuova versione rispetto all’ultima, ma comunque comicissima, e chi verrà a vederci sicuramente sarà contento.

Cosa ti proponi per il futuro, soprattutto quali progetti sono in cantiere?

Per la prossima stagione chiuderemo a dicembre i festeggiamenti dei miei “ trent’anni di teatro” con la messa in scena della “Cantata dei pastori”.

Hai intenzione di realizzare altri trent’anni di carriera?

Certo! Spero di farne altri trenta.

Come vuoi salutare il tuo pubblico?

Pè tutte ‘e vote ca fore ‘o tiatro  stu nnome e viste scritte e nun sì trasute. Mò , doppo trent’anne ca l’ate so venute e continuano a venì, putisse fa pure ‘a fessaria e ‘nce trasì.

 

 

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