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Lavorare sul proprio benessere personale. Quando l’obiettivo primario diventa stare-bene

Vi siete mai soffermati a chiedervi cosa sia per voi la felicità? Cosa vi faccia sentire veramente bene? Possono sembrare delle domande banali eppure non è scontato che nel frenetico fluire delle nostre giornate riusciamo a ritagliarci un attimo per dare una risposta a questi interrogativi. Ritagliamoci insieme questo momento di riflessione provando a rileggere la nostra esperienza attraverso una nuova prospettiva. Proviamo ad andare oltre la sensazione di piacere legata a singoli attimi, per considerare lo stato di benessere all’interno di un percorso più ampio che costruiamo quotidianamente e del quale siamo protagonisti indiscussi.

Quando diciamo “Sto-bene” stiamo praticamente traducendo, o meglio, scomponendo il concetto di benessere; termine, questo, adoperato per descrivere quella condizione della nostra esistenza che viene raggiunta quando si riescono a realizzare tutti i bisogni alla base dello sviluppo e del funzionamento ottimale della persona, considerata nella sua interezza.

Osservando questa immagine, avrete già intuito la complessità di aspetti che si nascondono dietro un’espressione che tendiamo ad usare semplicemente e spontaneamente, spesso senza neanche essere consapevoli di ciò che ci ha portato a dire “Sto bene”.

Ebbene, è proprio questo ciò che voglio provare a fare insieme a Voi: provare ad analizzare più da vicino il Vostro, Nostro, stato di benessere per comprendere cosa possa influenzarlo e come possiamo lavorare per alimentarlo.

Nel corso degli anni la visione di benessere si è trasformata. In un passato neanche troppo remoto il concetto di benessere coincideva con quello di salute, la quale a sua volta coincideva con l’assenza di malattia. Era prevalente l’idea che vivere in una condizione ottimale, dal punto di vista fisico (e, lasciatemi aggiungere, anche psicologico e cognitivo) fosse già di per sé una fortuna e bastasse a stare bene. A considerarsi felici. Insomma, un po’ quello che intendono dire i nostri saggi anziani quando alla domanda su come stiano ci rispondono “Basta ca ce sta ‘a salute, ce sta tutto cose!”. Tradotto “Basta che c’è la salute, c’è tutto!”.

La salute è certamente fondamentale. Questo non si discute. Può essere però utile provare a considerarla da una nuova prospettiva. La mera assenza di sintomi non è condizione sufficiente affinché ci si senta bene, nel senso pieno da attribuire a questa condizione; quello che dobbiamo fare è coltivare e preservare la nostra salute quotidianamente quale base necessaria per lavorare anche su altri aspetti importanti della nostra vita. Aspetti che si influenzano e si condizionano a vicenda nell’andare a determinare il senso di realizzazione personale che di volta in volta sperimentiamo: la posizione lavorativa e il livello economico raggiunto, il ruolo sociale ricoperto così come la qualità delle relazioni che si costruiscono con gli altri sono solo alcuni degli elementi che di volta in volta contribuiscono a definire il senso di gratificazione che sviluppiamo nei confronti della vita.

Quando parliamo di felicità facciamo generalmente riferimento ad una dimensione di benessere soggettivo che nell’immaginario comune è associata a specifici momenti, quali ad es. ottenere un buon lavoro, laurearsi, vincere alla lotteria. Tutti momenti, di cui questi sono solo alcuni esempi, che si caratterizzano per la prevalenza delle emozioni positive su quelle negative.

La domanda, dunque, sorge spontanea: “cos’è che determina questa contentezza, quest’euforia che contraddistingue i “momenti felici”? La parola chiave è valutazione. La felicità deriva dalla valutazione che in un certo momento facciamo di un dato periodo, più o meno lungo, della nostra vita; una sorta di bilancio, che evidentemente si chiude in positivo, delle esperienze vissute che ci porta ad essere soddisfatti e grati della condizione raggiunta in uno o più ambiti della nostra vita.

Questa considerazione spinge un po’ più in avanti la nostra riflessione. Gli eventi esterni non bastano a spiegare le nostre sensazioni interne. È il modo in cui percepiamo ciò che accade e ciò che viviamo a determinare i nostri vissuti interiori.

Qualsiasi circostanza accada nella nostra vita quotidiana è soggetta ad una nostra interpretazione. Noi tutti, in maniera più o meno consapevole, attribuiamo un significato agli eventi esterni filtrando in maniera squisitamente personale le informazioni alla luce dei nostri schemi cognitivi. Le convinzioni personali su di sé e sul mondo esterno rappresentano i punti cardinali che abbiamo a disposizione per orientarci nella realtà: ci consentono di costruire il presente, ci permettono di rileggere e dare senso al nostro passato e definiscono la nostra attitudine al futuro. Tutto questo in un percorso che viene continuamente strutturato, destrutturato e ristrutturato nel corso della vita, consentendoci, in condizioni ottimali, di sviluppare un senso di benessere, equilibrio e realizzazione personale.

Si comprende, dunque, la necessità di ampliare la nostra prospettiva. Il benessere non deriva esclusivamente dalla somma di singoli attimi di felicità ma va inserito in un percorso molto più ampio nel quale la prospettiva dell’essere deve sommarsi alla prospettiva del divenire. Ciascuno di noi deve lavorare per il pieno dispiegamento delle proprie potenzialità e deve acquisire consapevolezza delle risorse personali per riuscire ad adattarsi costruttivamente alle condizioni esterne e per definire adeguati obiettivi di crescita futuri, in un processo di continua costruzione e negoziazione di significati. Così facendo acquisirà progressivamente gli strumenti che gli consentono di fronteggiare in maniera adeguata eventuali condizioni avverse, mettendo in gioco le energie fisiche e psichiche utili ad essere resiliente e flessibile di fronte alle difficoltà.

E, perché tutto questo accada dobbiamo abituarci a lavorare su 6 dimensioni fondamentali:

  1. Accettazione di sé. Dobbiamo imparare a riconoscere le nostre qualità, e ad accettarle; sia quelle positive ma anche quelle che consideriamo negative. Solo in questo modo potremo sviluppare sentimenti positivi verso noi stessi e verso la vita.
  2. Crescita personale. Si tratta di assumere una prospettiva di continuo sviluppo, nella quale ci adoperiamo per esprimere tutte le nostre potenzialità, mostrando un atteggiamento di apertura nei confronti delle nuove esperienze.

  3. Relazioni positive con gli altri. Agire attivamente affinché le nostre relazioni affettive e sociali siano soddisfacenti perché fondate su fiducia, reciprocità, intimità e senso di appartenenza.

  4. Autonomia, autodeterminazione e indipendenza. Si tratta di sviluppare un pensiero personale libero dalle influenze sociali e dalle pressioni esterne. Così facendo riusciremo a valutare noi stessi e gli altri sempre e solo sulla base dei nostri standard, senza preoccuparci eccessivamente delle aspettative e del giudizio altrui.

  5. Dominio sull’ambiente. Se acquisiamo consapevolezza dei nostri bisogni, delle risorse che abbiamo a disposizione e dei valori che guidano le nostre scelte, riusciremo anche a gestire in maniera adeguata il nostro contesto di vita – “approfittando” delle opportunità e fronteggiando efficacemente le avversità.

  6. Scopo di vita. Dobbiamo lavorare per attribuire un senso di direzionalità alla nostra esistenza. Dobbiamo definire obiettivi che sentiamo essere per noi significativi lavorando in un presente che si pone in continuità con il nostro passato e che che ci proietta al futuro.

Insomma, possiamo affermare che il benessere non rappresenta una condizione che si raggiunge una volta per tutte, ma evolve nel corso del tempo e dei vari momenti della nostra vita.

Ma, possiamo anche dire che ciascuno di noi gioca un ruolo fondamentale nel proprio Stare-Bene; perché ciascuno di noi è in grado di scegliere che direzione dare al proprio percorso di crescita individuale. Decidere di coltivare ed innaffiare quotidianamente le proprie risorse e le proprie virtù consente di alimentare le energie, fisiche e psichiche, necessarie a dispiegare le proprie potenzialità e a perseguire i propri obiettivi anche di fronte a condizioni avverse. Questo slancio vitale non nega l’eventuale sofferenza ma consente di non restare stagnati in una sensazione di vuoto che ci isolerebbe dagli altri e dal contesto esterno, facendoci sentire in trappola e incapaci di agire. Al contrario, ci permette di lavorare per raggiungere un livello di funzionamento ottimale in tutti i nostri ambiti di vita, sperimentando affettività positiva, soddisfazione e senso di realizzazione.

Seligman, esponente di spicco della psicologia positiva, ha proposto diversi esercizi utili a muovere i primi passi verso questo nuovo approccio al benessere personale. Vediamone alcuni:

  1. Individua le tue potenzialità.

    Si tratta di far emergere i punti di forza del tuo carattere. Per farlo parti dalle ultime circostanze nelle quali ti sei trovato ad affrontare qualche tipo di ostacolo riuscendo ad ottenere un cambiamento positivo. Quali sono stati, secondo te, le qualità che ti hanno consentito di ottenere questo risultato? Per aiutarti, puoi dare un’occhiata a questo elenco

  2. Utilizza le tue potenzialità.

    una volta individuate le tue risorse, cioè delle qualità che in più circostanze ti hanno consentito di ottenere un qualche risultato positivo di cui essere soddisfatto, proponiti questo obiettivo: mettere in pratica le potenzialità emerse una o più volte nel corso della tua attività quotidiana.

  3. Ogni sera, fai un resoconto (positivo) della tua giornata: scrivi 3 cose che sono andate bene e spiega perché sono andate bene, cioè il motivo per cui consideri importante ciò che è successo.

    Si tratta di soffermarti a chiederti quello che è stato significativo per te nel corso della giornata, il significato che hai attribuito a ciò che di piacevole si è verificato. (es. oggi sono riuscito a trascorrere un’ora a giocare con mia figlia. E’ stato importantissimo per me perchè in questo periodo sono presissimo dal lavoro e difficilmente riesco a ritagliare questi momenti solo per noi)

    All’inizio potrebbe sembrarti strano compiere quest’esercizio, ma se riuscirai a ripeterlo nel tempo ti accorgerai che pian piano diventerà tua abitudine soffermarti su quanto di bello accade nel corso delle giornate piuttosto che porre l’accento solo su quello che è andato male. Questo ti aiuterà a sviluppare un senso di gratitudine che avrà un risvolto positivo sui tuoi vissuti emotivi e sul tuo benessere.

    Insomma, è chiaro che il nostro Stare-Bene dipenda da molti aspetti diversi, che variano da persona a persona e nel corso del tempo. Noi però possiamo fare la differenza modificando il nostro approccio alla vita; abituandoci a porre la nostra attenzione non solo sulle mancanze ma soprattutto sulle risorse che ci consentono di affrontare adeguatamente il mondo.

    Vi saluto e vi aspetto al nostro prossimo appuntamento.

 

   

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Giovanna Di Lorenzo è una psicologa, abilitata all’esercizio della professione ed iscritta all’Albo degli Psicologi della Regione Campania. Dopo il diploma ad indirizzo scientifico, intraprende la sua formazione universitaria presso l’Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli” conseguendo la laurea triennale in Scienze e Tecniche Psicologiche. Successivamente, prosegue i suoi studi nel Veneto e si laurea in Psicologia Clinica presso l’Università degli Studi di Padova, con una ricerca sperimentale sulla percezione che gli adolescenti hanno di sé in relazione all’uso dei moderni social network. Svolge il tirocinio professionalizzante presso UOCSM di Nola (Asl Napoli 3 Sud) e annovera una serie di esperienze professionali e formative rivolte sia alla popolazione adulta che a bambini e adolescenti.

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