mercoledì 30 Aprile 2025
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Ottant’anni dopo, Torre Annunziata cerca ancora la sua Liberazione

Tra “cerimonie” formali e memoria selettiva, i nuovi martiri chiedono giustizia

Torre Annunziata, 25 aprile 2025. Oggi, mentre l’Italia celebra l’80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, Torre Annunziata si è limitata a un rituale svuotato di senso: una corona d’alloro al Monumento ai Caduti della prima guerra mondiale e le consuete parole del delegato del sindaco, assente. Una cerimonia più che sobria, stanca, lontana dall’urgenza di chi, in queste strade, un tempo combatteva per la libertà. Eppure, proprio oggi, servirebbe ricordare non solo i morti di ieri, ma quelli di oggi: vittime del lavoro precario, della malasanità, della povertà. Perché la Liberazione, qui, è ancora incompiuta.

Tra foibe e antifascismo: le memorie selettive
Strano destino, quello della memoria a Torre Annunziata. Se per la Giornata del Ricordo delle Foibe il Comune ha organizzato un evento nel palazzo istituzionale, coinvolgendo studenti su una vicenda storica complessa e marginale per il contesto locale, per il 25 aprile non c’è stato spazio per approfondire il passato antifascista della città. Un passato ricco di storie e sopratutto di personaggi come Rocco Caraviello, Maria Penna, Gino Alfani e tanti altri che hanno scritto pagine importanti nella lotta contro la dittatura che ha portato poi al 25 aprile.

Nessun dibattito sulle lotte operaie contro i “padroni” degli anni ’20, nessun omaggio ai partigiani locali che sfidarono la dittatura, nessun ricordo per i nuovi martiri, le vittime innocenti delle mafie, assente anche la vicesindaca. Persino il presidente dell’ANPI di Torre Annunziata, iperimpegnato in altre associazioni, non ha stigmatizzato il comportamento dell’amministrazione comunale che è riuscita a onorare degnamente la memoria dei morti del nord-est e non delle lotte antifasciste di Torre Annunziata e dei suoi caduti per la liberazione.

Quel monumento muto sui “nuovi caduti”
Il Monumento ai Caduti, simbolo di una storia condivisa, ma che nulla ha a che fare con il 25 aprile, è un monolite afono, rimesso a nuovo per l’occasione con una pennellata di vernice. Ricorda i caduti della prima guerra mondiale, ma tace sulle vittime delle guerre moderne: quelle morti bianche come quella di Mario, precipitato da un’impalcatura; quelle di chi, come quella bambina rifiutata dall’ospedale di Boscotrecase, è deceduto nella folle corsa alla ricerca di un pronto soccorso; quelle dei ragazzi che lasciano la città per mancanza di lavoro. «Qui si combatteva per i diritti — dice Ada Ferri, presidente di Catena Rosa e attivista del movimento Ce avite accise ‘a salute — oggi lo Stato ci uccide con la negligenza. Mi rattrista l’assenza di figure femminili di spicco della giunta; le donne sono le principali vittime di uno stato assente».

La città ribelle che non si rassegna
Torre Annunziata non è mai stata in silenzio, dagli scioperi dei primi del novecento alle manifestazioni contro la camorra. Nel 2015, il Movimento di Lotta per il Lavoro riempì le piazze contro la disoccupazione. Nel 2024, migliaia di cittadini marciarono per riaprire il Pronto Soccorso dell’ospedale. Eppure, oggi, queste storie non trovano spazio nelle celebrazioni ufficiali. È come se la Resistenza fosse confinata ai libri, mentre i “nuovi fascismi” — lo sfruttamento, il taglio ai servizi, l’indifferenza — avanzino senza opposizione.

Serve una Liberazione 2.0
«A 80 anni dalla fine del fascismo, siamo ancora sulle barricate — tuona Ciro D’Alessio, sindacalista —. Ma oggi il nemico ha la faccia dei governi che preferiscono finanziare il riarmo sperperando denaro pubblico nelle grandi opere invece che costruire ospedali e scuole, delle aziende che non si preoccupano della sicurezza sui luoghi di lavoro, dei salari bassi, delle multinazionali che delocalizzano, dei burocrati che negano i sussidi». Forse, allora, servirebbe un nuovo 25 aprile: non per deporre corone, ma per riconquistare diritti.

Il monito di Papa Francesco
Dal palco ricordano anche la figura di Papa Francesco, ma il miglior modo sarebbe quello di mettere in pratica i suoi auspici: l’uguaglianza, la pace, la salvaguardia dell’ambiente, l’accoglienza per chi fugge dalla fame e dalle guerre, l’attenzione ai più deboli.

Perché la Liberazione, senza giustizia sociale, è solo una parola piena di significato ma priva di contenuti.

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