Home Cultura e Spettacoli “Performing the Kingdom” e gli atomi del pensiero: intervista all’artista Silvia Faieta

“Performing the Kingdom” e gli atomi del pensiero: intervista all’artista Silvia Faieta

Silvia Faieta (22/06/1978). Vive ed opera a Roma.Ha conseguito la Laurea Triennale presso la Facoltà di Ingegneria Elettronica dell’Università di Tor Vergata in Roma. Gli studi scientifici hanno sempre accompagnato quelli artistici, influenzando gli strumenti espressivi e tecnici dei suoi lavori.

Un’arte visionaria, la sua, che con tratti meticolosi della penna elabora su carta spazi sconfinati della mente e dell’inconscio.Il gesto simbolico dei pianeti e dei nastri che contraddistinguono le sue opere rappresentano la rivoluzione e la ricerca di un ordine interiore, un’indagine che attraversa tutte le contraddizioni dello spirito e del corpo, una lotta eterna tra istinto della carne e riflessione dell’anima.

-Da dove nasce la tua ispirazione, Silvia?
Dalle esperienze della vita e dall’introspezione, l’arte per me è catarsi, un mezzo per sublimare e trasmettere sentimenti ed emozioni a chi osserva il mio lavoro.
-A proposito di introspezione, molte tue opere hanno il nome di stati dell’inconscio, ci spieghi la simbologia delle tue sfere?
Le mie sfere sono una sorta di “monadi”, dei nuclei di idee, diciamo degli atomi del pensiero.
-Atomi del pensiero che partono tutti dalla stessa stanza, ovvero dal cervello e poi si differenziano, quasi come a liberarsi, è una forma di approfondimento degli stati del pensiero anche metafisico?
Esattamente, acquistano una loro specificità a seconda del tema trattato nell’opera. In alcuni casi hanno una lettura molto personale e soggettiva in altri invece hanno un taglio più universale. Potremmo dire che si passa dall’universo microscopico al macroscopico e viceversa.
-Dal microcosmo al macrocosmo per giungere ad una lettura universale del pensiero, quanto invece i tuoi studi atomici di ingegneria hanno influito sull’uso delle forme circolari e tridimensionali?
In maniera rilevante direi. Non solo per l’uso delle forme geometriche, ma anche per il rigore matematico che è presente in tutti i miei lavori. Tutte le mie opere hanno inoltre uno studio fortemente basato sulla numerologia, quindi direi che l’influenza delle scienze e soprattutto della matematica, sono un pilastro fondamentale del mio lavoro.
-“Di tutte le scienze, la più assurda, la più capace di soffocare ogni specie di genio, è la geometria”.( Voltaire) Cosa ne pensi invece di questa citazione, credi che è possibile contenersi nella geometria del pensiero, e allora ti chiedo quanto invece influenza il surreale nella tua vita quotidiana?
Se dovessimo “contenerci” tutti in una identica geometria prestabilita sarei d’accordo con Voltaire, ma possiamo invece essere noi stessi creatori di nuove strutture dimensionali…non statiche ma dinamiche..siamo abituati a pensare per via nei nostri limiti percettivi a oggetti limitati alla sola tridimensioanlità, ma in matematica si va molto oltre e se si pensa a realtà n-dimensionali il problema non sussiste più, siamo nel campo dell’infinito, dove nulla è vincolato e dove tutto è possibile.
-E’ possibile, invece, secondo te che sia più l’anima femminile “surreale” a cercare e volere essere contenuta nella dimensione “geometrica” del maschile? (non a caso la tua sfera surreale è rappresentata da un quadrato incastonato in un cerchio, non hai risposto alla mia domanda ancora.)
Il surrealismo è sicuramente una parte importante del mio linguaggio, ma non parlerei di “anima femminile surreale” e di “dimensione geometrica del maschile”, perchè questi due elementi hanno entrambi, nel mio lavoro, sia una codifica geometrica, e quindi diciamo più razionale, che una lettura più emotiva che è rappresentata proprio dalle figure umane presenti nei miei lavori.Equilibrio e identica rappresentazione tanto per l’emento maschile che per quello femminile. Congiunzione e fusione per arrivare ad un “Uno” universale.
-Credi dunque che il maschile e il femminile nella forma del pensiero liberino le stesse sfere e si incontrino in un unico universo condiviso?
Stesse sfere ma con contenuti diversi però!
-Quale nome hai dato all’incontro di questa condivisione, è una delle tue sfere o altro?
Questo incontro è rappresentato da ogni forma sferica, da sempre simbolo di perfezione e completezza.
-Stiamo parlando della tua opera “Performing the kingdom”, ci vuoi spiegare, in breve, le tue 16 terre, appunto, come classifichi le tue sfere e come mai il numero sedici?
“Performing the kingdom” è un’opera dinamica, è costituita da 16 piccoli quadri posizionati in una matrice 4×4.Ogni osservatore può spostare a suo piacimento ogni pezzo nella matrice,ruotandolo anche su ognuno dei 4 lati, creando così un’opera nell’opera che rappresenta il modo in cui ogni interazione umana condiziona la nostra vita.La matrice,infatti, è costituita proprio da righe e colonne da 4 proprio perchè questo numero rappresenta il mondo terreno..non a caso gli elementi naturali sono proprio 4.16 i pezzi invece perchè 1+6=7 un numero che rappresenta la congiunzione tra il mondo terreno rappresentato dal 4 e il mondo divino del 3…7=4+3.Ogni incontro, infatti, non cambia solo la nostra vita terrena ma anche la vita spirituale, quindi il sedici è un numero che riassume in sè i campi che vengono influenzati.
-Mmm, molto interessante e affascinante la simbologia numerica, cosa hai ancora in programma dopo il REGNO DELLE SFERE?
Le prossime expo in programma nel mese di Febbraio saranno entrambe a Roma.La prima sarà “Loverismo!” presso il Centro Culturale Elsa Morante il 15 di questo mese e subito dopo sarà la volta del Macro-La Pelanda dove esporrò per la mia scultura “In ludo veritas”, è un passo ulteriore nella mia ricerca e rappresenta anche un modo nuovo di far interagire il pubblico con il mio lavoro.
-Hai detto “nuovo”? cosa intendi, a cosa hai pensato?
“Nuovo” perchè, dopo il disegno e l’installazione, passare alla scultura, oltretutto di grandi dimensioni, è un grande passo.E’ un modo completamente diverso di rappresentare il proprio mondo…anche se come tradizione vuole…sarà in mondo come sempre in black&white!(Posso anticiparti, però, che non si tratta di un oggetto statico, ma è una scultura “dinamica” progettata per cambiare forma e rivelare una parte “nascosta” dell’opera).
-“Sempre” un mondo in black and white.spero che nella tua ricerca, continua, prima o poi questa parte “nascosta” verrà fuori nella sua reale forma, magari colorata, è possibile?
Colorata non credo, il colore è qualcosa che appartiene al mio passato, ma come si suol dire “mai dire mai”, eheheh.
-Certo, mai dire mai, come donna te lo dico, dire la speranza del vaso di pandora è l’ultima a morire. Va bene cara, ti abbraccio, grazie per questa intervista e ti faccio un in bocca al lupo per tutto, tanto prima o poi ci rivedremo.

Grazie a te e per il tempo che mi hai dedicato. Ricambio l’abbraccio e spero di incontrarti prestissimo!
Ha esposto presso varie strutture tra le quali Galleria Forum Interart, il CNR, il Palazzo delle Esposizioni, Palazzo Barberini, Mercati di Traiano in Roma, Galleria “Le Carre d’or” di Parigi Nel 2011 espone le sue opere presso il MACRO-La Pelanda in Roma.

Fonte: “Il Neruda settimanale satirico” di Teresa Petrarca

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