Home Appuntamenti Presentato a Nola il saggio “Il sindaco gentile” dedicato a Marcello Torre

Presentato a Nola il saggio “Il sindaco gentile” dedicato a Marcello Torre

NOLA – Si è tenuta ieri mattina 15 marzo la manifestazione in memoria di Marcello Torre, il sindaco di Pagani assassinato dalla camorra nel 1980.
In occasione della presentazione del saggio storiografico ‘Il Sindaco Gentile’, realizzato da Marcello Ravveduto, e prendendo spunto dalla ampia e precisa ricostruzione storica della vita di Marcello Torre fornita dal volume, sono stati evidenziati alcuni dei molteplici aspetti della personalità dell’avvocato e politico paganese e della storia d’Italia del secondo dopoguerra.

Il presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola, Francesco Urraro, nei saluti introduttivi ne ha ricordato la figura di professionista solidamente orientato al rispetto per la deontologia professionale.

Il Procuratore della Repubblica Paolo Mancuso ha riassunto la vicenda giudiziaria successiva all’omicidio del sindaco di Pagani, Mancuso, che in passato si è occupato di alcuni aspetti delle indagini relative al caso di Marcello Torre, ha evidenziato come non siano mai emerse chiaramente le motivazioni e le responsabilità dell’omicidio, sicuramente non ascrivibili unicamente a Raffaele Cutolo, capo della NCO; il Procuratore Mancuso ha concluso il suo intervento ricordando che, appena alcuni anni fa, il Procuratore Nazionale Antimafia dichiarava che le indagini sui mandanti dell’assassinio di Torre siano ancora in corso; ancora, dopo trentacinque anni dai fatti, auspicando che la magistratura riesca a far luce sugli aspetti ancora non chiariti delle condizioni e delle volontà che portarono alla eliminazione di Marcello Torre.

La centralità della dimensione etica rispetto al diritto naturale, che ha visto in Torre un limpido esempio di integrità, è stato al centro della riflessione proposta da Carla Pansini, professore di Diritto Processuale Penale della Università Parthenope; la prof. Pansini, evidenziando il rischio progressivo dello scadimento della pratica forense da tutela del diritto a pratiche di contrattazione aperte a qualsiasi forma di compromesso, ha ribadito la necessità, per una corretta pratica legale, di non perdere mai di vista il ruolo di custode delle leggi democratiche e dei principi istituzionali proprio della professione forense; particolarmente significativa la riflessione, che la prof. Pansini propone ai suoi studenti di procedura penale, che lo scendere a compromessi morali anche avvertiti come lievi innesca un circolo vizioso nel quale il professionista giunge a perdere il senso e il valore della pratica forense; da qui la centralità della figura di avvocati come Marcello Torre quali esempi da seguire nella vita e nella professione.

Dopo gli interventi introduttivi, la parola è passata a Marcello Ravveduto, autore del saggio, e ad Annamaria Torre, figlia del Sindaco Gentile.

Il prof. Marcello Ravveduto, dell’Università di Salerno, ha raccontato ai convenuti le particolari difficoltà nell’opera di ricostruzione storiografica della vita di Marcello Torre, lavoro sul quale ha meditato e raccolto materiale per sette anni; del particolare legame che lo lega alla figura del sindaco di Pagani di cui porta lo stesso nome. Particolarmente intensa è stata la ricostruzione, tra le tante citate da Ravveduto, dell’attività di Marcello Torre nei momenti successivi al sisma dell’80; quando, separato dalla moglie e dalla figlia di cui non sapeva se fossero vive o morte, si reca, da sindaco, tra i suoi concittadini appena pochi minuti dopo il sisma e comincia immediatamente a occuparsi dell’emergenza, mettendosi insieme al figlio a rimuovere le macerie, a organizzare l’ordine pubblico, a disporre la sistemazione degli sfollati nel mercato ortofrutticolo di Pagani, e soprattutto a rappresentare quelle istituzioni che le comunità del sud sempre sentono lontane se non ostili. Ravveduto, raccontando il proprio saggio, si sofferma sugli ultimi giorni di Marcello Torre, quando, impegnato ad arginare gli interessi della camorra sulla ricostruzione, coinvolge tutti i partiti nella gestione dell’emergenza ed entra in conflitto con esponenti della criminalità organizzata nella sua stessa amministrazione comunale; di come, nel tentativo di screditarlo, subisce anche l’accusa dai giornali di essere un sindaco ‘gradito ai camorristi’, di come, indignato, Torre rassegni le dimissioni e di come queste vengano rifiutate da tutti i partiti ma restando, in ogni caso, solo nella difesa dei diritti democratici e della propria comunità, fino alla tragica uccisione per mano dei killers di Cutolo.

Il racconto del proprio dramma interiore e familiare, è stato oggetto della struggente testimonianza di Annamaria Torre; dall’omicidio del padre, che precipitò all’improvviso la famiglia in un dramma che, seppur annunciato dai fatti politici di cui Marcello Torre era protagonista, assunse sulle prime i caratteri di una tragedia incomprensibile perché “Papà – come racconta Annamaria Torre – quando rientrava a casa chiudeva fuori la politica e la professione”; segno questo di quanto Marcello Torre fosse consapevole della necessità di conservare, nell’ambiente familiare, un clima di serenità e armonia tale da non gravare sui propri cari le enormi difficoltà di cui si era volontariamente e gratuitamente fatto carico. Annamaria Torre ricorda la rottura radicale del proprio mondo, avvenuta con la morte del padre, che le impedì di proseguire la carriera forense, così come il padre desiderava, perché troppo drammatico è il suo rapporto con le aule giudiziarie, nelle quali ha atteso insieme alla famiglia una condanna degli esecutori materiali del delitto che è giunta solo nel 2001 e senza, come hanno ricordato anche il Procuratore Mancuso e il prof. Ravveduto, che ancora siano stati giudiziariamente chiariti i mandanti politici dell’assassinio del padre. A conclusione della propria testimonianza, Annamaria Torre racconta di come una vita familiare spezzata abbia necessitato di una generazione, la sua, per ricomporre almeno in parte la frattura, raccontando di come, recentemente, la propria figlia, divenuta avvocato, abbia giurato la professione all’Ordine con la toga di “Nonno Marcello”.

“A nome dell’Osservatorio Democratico Articolo Tre, organizzatore della manifestazione, – dichiara Antonio Alfieri – tengo a ringraziare tutti i partecipanti. Il prof. Ravveduto per un saggio che, senza cedere a tendenze agiografiche o epiche, vizio diffuso nella letteratura dell’antimafia, ricostruisce la figura di Marcello Torre e descrive una intera epoca in un territorio del meridione, ponendosi come un elemento fondamentale per ogni futura analisi sociologica e antropologica delle dinamiche politiche e criminali dell’Italia nel dopoguerra; Annamaria Torre, che, donna dall’aspetto fragile e delicato, ha dimostrato negli anni, insieme alla madre e alla famiglia, una forza incrollabile e una determinazione notevole nel difendere e preservare la memoria di Marcello Torre, in una società che spesso non si è dimostrata degna di tanto amore e impegno civile spinto fino al sacrificio estremo.
Infine un sentito ringraziamento ai dirigenti, agli insegnanti e agli studenti del Liceo Classico Carducci e dell’Istituto Masullo/Theti di Nola, senza i quali la manifestazione non avrebbe avuto ragione di svolgersi. Fare memoria, scrivere di storia e di storie, non ha senso senza un pubblico; e non pubblico inteso, come spesso oggi accade, come recettore distratto e amorfo di una moltitudine di elementi culturali spesso contraddittori; ma come gruppo di individui in dialogo, in relazioni di reciprocità, in cui le idee, la storia, la memoria, diventano elementi di formazione della coscienza, individuale e collettiva, su cui costruire e ri-costruire continuamente la società, una società, nel caso specifico, più simile a quella che aveva in mente e di cui è stato ed è testimone vivente Marcello Torre. Come ricordato ai giovani studenti da tutti i relatori, che Marcello Torre possa essere un esempio da seguire nella costruzione della propria vita professionale ed umana; solo così acquista senso il ricordare e il raccontare.”

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