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Salute mentale, a Torre Annunziata il libro dello psichiatra dell’Acqua

TORRE ANNUNZIATA. “Non ho l’arma che uccide il leone”: è il titolo del libro di Peppe dell’Acqua, lo psichiatra salernitano, seguace di Franco Basaglia, che verrà presentato venerdì 16 gennaio al Caffè Letterario Nuove Voci di Torre Annunziata alle ore 18.


Ad organizzare l’appuntamento con l’autore, il Centro di Salute Mentale di Torre Annunziata dell’Asl Na3, nell’ambito di una serie di iniziative ideate nell’ambito di un bisogno formativo espresso dagli stessi utenti e familiari del Centro di salute mentale di Torre Annunziata. L’appuntamento di venerdì rappresenta il primo di una serie di incontri tematici aperti alla cittadinanza, per promuovere una salute mentale di comunità che possa accogliere le differenze piuttosto che escluderle. Con Peppe Dell’ Acqua si affronterà la realtà psichiatrica attuale, partendo da un’analisi culturale che permetta di conoscere e contestualizzare le istituzioni che si occupano del disturbo mentale. Non ho l’ arma che uccide il leone, consentirà una riflessione sulle persone che vivono l’ esperienza della malattia psichica e sulla possibilità che essi hanno di guarire.
All’incontro che si terrà al Caffè Letterario Nuove Voci, Corso Emanuele III, 397 a Torre Annunziata parteciperanno gli utenti, i familiari e gli operatori del Centro di Igiene Mentale.

L’autore.
Peppe Dell’Acqua, salernitano, psichiatra, segue Franco Rotelli nella direzione del Dipartimento di Salute Mentale (DSM) di Trieste. Ha cominciato nell’ospedale psichiatrico di Trieste nel 1971 con Franco Basaglia dove ha partecipato al cambiamento e alla chiusura del manicomio. Nel 1973 ha condiviso con Giuliano Scabia e Vittorio Basaglia la singolare esperienza del laboratorio dal quale uscì Marco Cavallo, il fantastico cavallo azzurro simbolo della liberazione e dei riconquistati diritti dei “matti”. Dalla metà degli anni ’70 lavora per la progettazione e la sperimentazione dei primi centri di salute mentale territoriali aperti 24 ore. Nel 2007 ha pubblicato “Non ho l’arma che uccide il leone” con l’intenzione di comunicare il senso dell’esperienza del radicale cambiamento avvenuto negli anni ‘70.

Il libro.
Siamo agli inizi degli anni Settanta. Prima a Gorizia, poi nell’ordinato e fiabesco parco sulla collina di San Giovanni che nasconde il manicomio di Trieste, Franco Basaglia inizia a scardinare i cancelli della psichiatria, a liberare – una a una – le persone che vi sono rinchiuse, a cancellare per sempre dai corpi e dalle menti il duplice marchio del “pericolo” e dello “scandalo” che leggi, usanze e costumi conferivano alla follia e ai folli: poveri, pericolosi e scandalosi. Che ricominciano a respirare, a parlare, uscire, camminare, sognare e raccontare i propri sogni, ritornando a essere ciò che sono. Persone, cittadini con un nome, un cognome, un indirizzo, una professione, un conto in banca, uno stato civile, un campo d’azione dove giocarsi un futuro.
Peppe Dell’Acqua, giovane psichiatra arrivato a Trieste, con ardente pazienza e sonnambula coscienza, registra queste voci. E da quell’ascolto prende vita una grande e unica testimonianza, mai sentita prima. Ed ecco che Non ho l’arma che uccide il leone diventa un classico che, come tutti i classici, ha la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto: quell’attimo fuggente e magico in cui viene scritto un pezzo di Storia, dopo il quale niente sarà più come prima.

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