NAPOLI. San Gennaro e il rinnovato miracolo. Storia e leggenda di un mistero tutto napoletano: dalla nutrice Eusebia a Re Ferdinando, dalle epidemie alle guerre, tutto ciò che ha seguito la vocazione del Vescovo di Benevento.
Il sangue già si presentava sciolto all’apertura della cassaforte, così San Gennaro ha “ripetuto” il secondo miracolo dell’anno. Alle 10,05 l’annuncio ufficiale ai fedeli. Il suo sangue, raccolto dopo la decapitazione secondo la leggenda dalla sua nutrice Eusebia o da una sua prossima parente, è il simbolo della città di Napoli, per la Chiesa “è il sugello estremo” come dichiarato tempo fa dal Vescovo della città Crescenzio Sepe. La liquefazione del sangue di San Gennaro è un evento straordinario, che si ripete da tanti secoli, un mistero che più volte gli scienziati hanno tentato di svelare senza però mai riuscirci. Il sangue del martire simboleggia la vita da proteggere, a esso i napoletani si rivolgono per invocare protezione contro le insidie del nemico e “scansarsi” dalle catastrofi naturali. Secondo la credenza popolare, tutte le volte che il Vescovo di Benevento non ha sciolto il suo sangue e quindi non ha compiuto l’invocato miracolo, catastrofi ed epidemie si sono abbattute sulla città di Napoli. Vogliamo ricordare solo alcune delle date funeste, come il 1656 e il 1836 quando il colera uccise migliaia di persone. Il miracolo non avvenne neanche nel 1839 quando la città fu assediata dal generale Lautrec per volere di Francesco I, gli abitanti furono lasciati morire di fame. San Gennaro poi, mostrò il suo sdegno anche agli albori della seconda guerra mondiale, presagio oscuro e angosciante che anticipò gli orrori che di lì a poco sarebbero avvenuti. Ma il suo sangue è passato alla storia anche per aver sposato la “causa giacobina”, infatti nel 1799 durante l’instaurazione della Repubblica Partenopea il generale Championnet, per fermare la violenza dei lazzaroni, decise di rivolgersi a San Gennaro. I prelati infatti furono costretti dai francesi a fare la “prova delle ampolle”. Bisognava appurare se San Gennaro fosse a favore dei giacobini o dei Borbone. A dispetto dei lazzaroni e dei realisti, il sangue si sciolse “benedicendo” così la neonata Repubblica. Atto però che gli costò caro, infatti appena restaurata la monarchia Re Ferdinando lo declassò. San Gennaro perse il suo “patronato” e al suo posto fu nominato Sant’Antonio, protettore dei “Sanfedisti”. Insomma una vocazione tutta particolare quella napoletana, fatta di fatti e misfatti, sacro e profano, religiosità e credenza, ma pur sempre salda e attenta alle vicende dei santi, e sicuramente quella di San Gennaro è la prova tangibile della profonda fedeltà dei suoi devoti.

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