Home Attualità Sant’Anastasia – Il parco comunale “Villa Tortora Brayda” apre i suoi cancelli

Sant’Anastasia – Il parco comunale “Villa Tortora Brayda” apre i suoi cancelli

La città si riappropria dei suoi spazi, il sindaco afferma: “Il santuario della Madonna dell’Arco per la sua caratura e storia, è più importante di quello di Pompei, assieme alle strutture aggiunte può essere un incipit di economia sostenibile. Curiamo i nostri beni.”


“Villa Tortora Brayda”, è restituita agli abitanti. Una vera mattinata ecologica quella che questa mattina ha segnato un altro fondamentale traguardo per gli anastasiani. E’ arrivato pedalando il sindaco di Sant’Anastasia, Carmine Esposito, a tagliare il nastro inaugurale per un parco pubblico atteso da oltre un decennio. Una benedizione prima di accedere al villa fatta dal Priore di Madonna dell’Arco, Padre Rosario Licciardeli: “Abbiatene cura. E’ un bene pubblico prezioso che ci viene restituito, un dono che sta a noi saper custodire e viverlo rispettando la natura”. Quello inaugurato stamane è l’unico parco pubblico della cittadina, uno tra i polmoni verdi del territorio, oltre i sentieri dell’Olivella ed il tratto del monte Somma che sovrasta il paese, atteso da oltre un decennio. Presenti per l’atteso evento che restituisce il parco non solo agli anastasiani, ma a chi vorrà beneficiarne, la Presidente della Commissione Pari opportunità regionale, Francesca Beneduce, il maresciallo Rosario Russo, comandante della locale stazione di carabinieri, gli agenti della municipale del locale comando, per la polizia di Stato il questore Maria Maione e commissario De Rosa, mentre per la guardia di finanza, il capitano della compagnia di Casalnuovo Giuseppe di Stasio, oltre ai parroci Don Ciccio D’Ascoli e Giacomo Verrengia. Una cronistoria sulla attesa del parco pubblico l’espone attraverso le pagine di faccebook, il consigliere comunale d’opposizione Carmine Capuano: “Il parco del Boschetto si è riaperto grazie alla transazione voluta dalla giunta Iervolino, e grazie ai Socialisti anastasiani nel perseguire gli obiettivi e alla disponibilità prima del sindaco Carmine Pone, poi del sindaco Carmine Esposito. Nel progetto originario era previsto un orto didattico che speriamo potrà servire per le scuole. All’interno del Palazzo Tortora Brayda, se mai sarà restaurato- dice Capuano – il finanziamento regionale prevede spazi per corsi di formazione rivolti a giovani, anche se i lavori del palazzo, già finanziati, ancora non vedono la luce. Invece il parco ripulito sarà inaugurato domani, e speriamo prestissimo l’area dedicata alla piazza, che completerà uno spazio pubblico che pochi paesi possono vantare!” Un progetto, quello del nuovo parco pubblico disposto su: 5 ettari di terreno, con viali sui quali sono ancora presenti alberi secolari, e nuovi percorsi fitness, area giochi per bambini, piste ciclabili ed un anfiteatro con gradinate in pietra per gli spettacoli all’aperto, ma ancora bisognoso di qualche finitura, come sottolinea il primo cittadino. Ma non è tutto qui, difatti l’area da ottobre sarà arricchita da un progetto ex novo, che sorge sul lato di via Romani, dove sarà adibito nella piazzetta un bar, che garantirà due ingressi al parco su due zone della comunità, uno da via Arco, e l’altro da via Romani. Il primo cittadino Carmine Esposito ha anche spiegato ai presenti l’importanza anche economica del rispetto dei beni anastasiani, dicendo: “ Questa è giornata gioiosa per il paese, questo è un bene pubblico, come diceva padre Rosario, e quindi di nessuno e di tutti, ragion per cui tutti insieme Istituzioni, politica, società civile, associazioni e forze dell’ordine ci convinciamo che possiamo conservare intatto questo bene e altre cose. Il parco, il bar e la Villa accanto al Santuario, sono un polo d’eccellenza per Sant’Anastasia nell’ottica di una sostenibilità economica, ma va fatto con civiltà, uscendo dal convincimento che il Santuario è una metà un po’ profana, pur rispettando la religiosità popolare, il santuario è una risorsa considerando la sua caratura storica che lo pone ad essere anche più importante di quello di Pompei. Ora la sfida è nostra , quella di saper conservare quanto abbiamo”.

Maria Beneduce

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