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Teatro Bellini. Intervista a Pier Lorenzo Pisano: “Lokdown teatrale? Un’idea bellissima e folle. Sono molto grato”

Napoli. Il nostro viaggio continua all’interno della “Zona rossa” questa volta grazie al regista Pier Lorenzo Pisano, recluso all’interno del Teatro Bellini per ben 76 giorni. Il progetto è dei fratelli Daniele e Gabriele Russo. Gli attori provenivano da tutta Italia, tra loro non si conoscevano, ma hanno vissuto intensamente dal 20 dicembre, fino allo scorso 5 marzo. La conclusione non è casuale, ma simbolicamente, la fine del progetto segna anche la la chiusura delle attività teatrali, esattamente un anno fa chiudevano tutti i teatri d’Italia per via dell’emergenza sanitaria da Coronavirus. Questo progetto è stato intitolato Zona Rossa. Abbiamo invitato gli attori, a parlarci di questa loro esperienza intensa, hanno provato, hanno mangiato insieme, qualcuno non ha resistito fino alla fine. 76 giorni senza mai uscire. Ascoltiamo appunto le parole di Pier Lorenzo Pisano, quarto intervistato.

 Mi racconti un po’ di lei, ho letto che ha fatto sia cinema e teatro.

Ci ho messo un po’ a capire cosa volessi fare da grande. Nei primi anni dopo il liceo ho incontrato tantissimi professionisti in laboratori e residenze, artisti come Nekrošius, Korsunovas, Vasiliev, Ravenhill, Sinisterra…Mi sono anche specializzato come attore alla Guildhall School of Music and Drama (Londra). Poi però ho deciso: volevo fare il regista. Ho passato le selezioni per il triennio da regista cinematografico del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma (scuola nazionale di cinema). Durante la scuola ho iniziato a scrivere per il cinema e sono iniziate anche le prime (fortunate) sperimentazioni come autore teatrale. Sono arrivati i premi e le attenzioni di teatri e case di produzione, e sono riuscito miracolosamente a conciliare le due cose: nel 2018 mi hanno invitato in programma al Festival di Avignone come autore teatrale e al Festival di Cannes come regista in concorso. Sto preparando un’incursione nella narrativa col mio primo romanzo che esce quest’anno a giugno.

Alla chiamata del Teatro Bellini come ha preso l’idea del progetto?

Mi è arrivata una telefonata da un numero sconosciuto, stavo per non rispondere. Era Daniele Russo, che mi ha spiegato questa specie di lockdown teatrale autoimposto. Mi è sembrata subito un’idea folle e bellissima.

Cosa si aspettava da questa “zona rossa”? È stata un full immersion dopo tanta astinenza di teatro. Come l’ha vissuta?

Vedersi consegnare le chiavi di un teatro, e un tempo potenzialmente infinito per la creazione, è il sogno di ogni artista. È stata una scorpacciata vorace, multiforme, di tanti mondi possibili. È stato un periodo estremamente produttivo, e creativamente un’occasione irripetibile, della quale sono molto grato.

L’idea di sentirsi “spiati” durante questo tempo vi ha messo a disagio?

Ho fatto degli esperimenti sullo streaming. Ho provato a fare con gli attori delle sessioni di domande e risposte con e senza streaming per calcolare il suo effetto. Ho scoperto che su di loro aveva un valore galvanizzante, come se avessero la percezione stimolante di un pubblico.

Tra voi vi conoscevate per pregresse collaborazioni?

Nessuno si conosceva. Magari per nome, o per aver visto qualcosa, ma non avevamo mai collaborato insieme.

Come vede ora il teatro? Ha cambiato la sua visione dopo questa sospensione forzata, che al momento ha privato anche noi spettatori di viverlo come un tempo?

Il teatro è già sopravvissuto a guerre e pandemie, anzi, credo che l’esigenza di avere un incontro, l’esigenza di spettacolo dal vivo ne esca rafforzata. Sta agli artisti prendere carico di questa esigenza con una consapevolezza rinnovata.

Progetti futuri?

Solo cose belle. Non diciamo per scaramanzia.

Qual è stato l’ultimo lavoro a cui ha partecipato prima del lockdown 2020?

In realtà ho continuato a lavorare, cioè si sono sospese le attività dal vivo, ma come autore bastano un computer e una connessione. L’ultima cosa che ho visto in teatro prima della sospensione è stato un lavoro di Deflorian/Tagliarini al VIE Festival.

 

Pier Lorenzo Pisano. Regista e autore per cinema e teatro, si diploma in regia presso il Centro Sperimentale di Roma (Scuola Nazionale di Cinema). Esordisce come regista cinematografico col cortometraggio “Così in terra”, selezionato in concorso al 71° Festival di Cannes e in più di cinquanta festival internazionali. Il suo secondo cortometraggio “Antiorario” è prodotto e presentato dal 72° Festival di Locarno. Parallelamente ottiene riconoscimenti dai maggiori premi italiani per la nuova drammaturgia e sceneggiatura, ed è selezionato nel progetto Fabulamundi. Tra i premi che ha vinto, il Premio Solinas, il Premio Riccione – Tondelli, il Premio Hystrio. I suoi testi teatrali sono tradotti in dodici lingue ed il suo lavoro è stato presentato al 72° Festival d’Avignon nel programma Forum des Nouvelles Écritures Dramatiques Européennes. Nel 2019 dirige la messinscena italiana del suo testo “Per il tuo bene” ed è autore in residenza presso il Royal Court Theatre (Londra) per lo sviluppo del suo prossimo testo. Il suo primo romanzo uscirà quest’anno per NN editore.

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A proposito di Zona Rossa:

Nell’universo, qualunque processo chimico che possiamo immaginare ha il potenziale di avvenire. Con un tempo infinito davanti, prima o poi le molecole infileranno un percorso casuale che le porterà a creare qualcosa di nuovo. Zona Rossa è una riflessione sulla messa in scena che risuona fortemente sulle nostre vite, in questo momento storico. Ed è una consegna semplice: abbiamo a disposizione un micro-universo, il teatro, una scatola magica lanciata a tutta velocità, e un tempo potenzialmente infinito. Possiamo continuare a creare incastri e nuove molecole, nuove strutture, disperatamente, finché non ci si schianta, fino alla riapertura, sperando in un nuovo big bang, un’esplosione di forme nuove e necessarie.

 

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