SOMMA VESUVIANA. Uno dei tre tronconi processuali dell’inchiesta “Jordanus” che nel novembre del 2013 ha portato a ben 400 indagati ieri ha avuto un primo esito, tra prosciolti perchè “Il fatto non sussiste ” o “per non aver commesso il fatto”, e 23 rinviati a giudizio.
La sentenza del Gup del tribunale di Nola, Martino Aurigemma dispone quanto segue:
RINVIATI A GIUDIZIO
Angelo Amoroso
Salvatore Duraccio originario di San Giuseppe Vesuviano, residente ad Ottaviano
Luigi Stolfi residente a Palma Campania
Raffaele Guadagno
Silvio Scala
Teodoro Scala
Donato Aschettino
Carlo Cosenza originario di Avellino residente a Carbonara di Nola
Palma Boglione
Claudio Ferrentino
Palmina De Rosa residente Carbonara di Nola
Edoardo Del Genio nato a San Paolo Belsito residente a Carbonara di Nola
Pietro Vitale
Salvatore Caserta residente a Palma Campania
Francesco Schiavone residente Somma Vesuviana
Maurizio Santilli residente Somma Vesuviana
Nunzio Cerciello residente Somma Vesuviana
Marco Coppola residente Somma Vesuviana
Massimo Muto
Rossella Ranieri
Annunziata Nicola
Cristina De Stefano
Natale Ambrosio
PROSCIOLTI
E, dunque, il giudice dichiara di non doversi procedere nei confronti di:
Angelo Amoroso
Salvatore Duraccio
Grazio Spisto
Antonella Di Cristo
Rita Moschiano
Pietro Feola
Santolo Graziano
Antonia Coppola
Giovanna Spagnolo
Luigi Musa originario di Ottaviano domiciliato a Somma Vesuviana
Cesare Di Palma residente a Somma Vesuviana
Vincenzo Aievola AVVOCATO
Angelo Ragosta originario di Ottaviano residente a Somma Vesuviana AVVOCATO
Annalisa Iovino originaria di San Giuseppe Vesuviano residente a Somma Vesuviana AVVOCATO
Nicola Di Palma originario di Ottaviano residente a Somma Vesuviana AVVOCATO
Salvatore Feola originario di San Giuseppe Vesuviano residente a Somma Vesuviana AVVOCATO
Sergio Sbarra residente a San Gennaro Vesuviano AVVOCATO
Vincenzo D’Avino originario di San Giuseppe Vesuviano AVVOCATO
Salvatore Piccolo residente a Somma Vesuviana AVVOCATO
Giovanni Bianco residente Somma Vesuviana AVVOCATO
perché il fatto non sussiste
Alberto La Marca
Giovanni Limatola
per non aver commesso il fatto
Il Gup Aurigemma ha anche dichiarato la propria incompetenza per territorio a decidere in ordine ai reati attribuiti a Nicola Annunziata e Cristina De Stefano e dispone la trasmissione degli atti al pm presso il Tribunale di Avellino.
I nomi che sono ripetuti in entrambi gli elenchi sono dovuti al fatto che alcuni degli indagati rispondono di diversi tipi di reato, in questo caso sono stati prosciolti, per gli altri risultati rinviati a giudizio in altro procedimento.
Si archivia, invece, definitivamente la posizione degli avvocati: Piccolo, Bianco, Sbarra, Aievola, Ragosta, Iovino, Di Palma, Feola e D’Avino che rispondevano solo dei capi di accusa mossi in questa parte del procedimento, tentato falso ideologico.
Si mette, dunque, la parola fine ad una storia dolorosa cominciata nel 2013 quando gran parte dei nomi degli indagati fu reso pubblico e da allora, come hanno sottolineato i diretti interessati, sono stati guardati con sospetto.
“Si chiude una vicenda che sicuramente mi ha segnato”, commenta l’avvocato Salvatore Piccolo, per anni consigliere dell’Ordine degli avvocati di Nola e che dal principio era stato tra quelli che aveva atteso con serenità e rispetto il corso della giustizia. “Vicenda”, aggiunge Piccolo, “la quale ha gettato ombre e fango sulla mia persona e sulla mia professionalità. All’epoca dei fatti apprendevo con stupore il mio coinvolgimento direttamente dalla stampa. Sono stato vittima, insieme a tanti altri cari colleghi, esclusivamente di un processo mediatico, basato su dichiarazioni mai verificate ed infatti la decisione del Magistrato “il fatto non sussiste” sancisce la mia (nostra) completa estraneità alle accuse formulate e conferma quello di cui sono stato sempre certo, ovvero l’aver operato nel rispetto della legge e della deontologia professionale. Giustizia è fatta”.
L’INCHIESTA
“Jordanus” è un’inchiesta condotta nel 2013 dai carabinieri e dalla guardia di finanza delle Compagnie di Nola e coordinata dalla Procura nolana e che svelò dettagli inquietanti su come nell’area nolana e vesuviana si creavano falsi incidenti stradali per ottenere migliaia di euro di rimborso dalle assicurazioni. Dopo mesi di indagini, intercettazioni telefoniche e ambientali, audizioni di testi a raccontare tutto agli inquirenti fu uno degli indagati, il medico sommese Cesare Di Palma che raccontò nel corso di un interrogatorio il significato delle parole e dei termini usati nel corso delle telefonate tra gli indagati. Di Palma spiegò che il tariffario per “confezionare” i falsi referti alla base spesso di fasi incidenti andavano dai 5 ai 10 euro per una relazione medica, ai 30-100 euro per gli esami strumentali e relazioni, ai 100-150 per i referti ospedalieri e chiamò in causa molti degli avvocati oggi, invece, assolti. Disse che erano stati tra quelli pronti a modificare gli atti. Il giudice ha stabilito che invece non era così.

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