Un gesto intimidatorio a poche ore dall’incontro istituzionale. Danneggiate auto e attività commerciale
Una provocazione plateale ha scosso la città nella notte, mentre ancora echeggiavano le dichiarazioni del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza, riunitosi ieri nell’Istituto Alberghiero Graziani a Torre Annunziata. A meno di 12 ore dal summit dedicato alla lotta alla criminalità, una bomba carta è esplosa intorno alle 2 di notte vicino a un centro scommesse in via Vittorio Veneto, danneggiando il muro esterno del locale, gli arredi interni e tre auto in sosta. Un atto che sembra beffare pubblicamente le istituzioni, trasformando le promesse di sicurezza in un monito fragoroso.
L’esplosione non è casuale: il tempismo – a ridosso di un tavolo tecnico sulla sicurezza – e il bersaglio scelto, un esercizio commerciale spesso associato a contesti di riciclaggio, suonano come una dichiarazione di guerra. “È un messaggio chiaro: i clan non temono le riunioni, né le rassicurazioni delle forze dell’ordine”, commenta un esperto di sicurezza. Il raid, per quanto non causasse feriti, rivela una strategia della paura: colpire per minare la fiducia nello Stato.
I Carabinieri della Compagnia di Torre Annunziata hanno avviato accertamenti per ricostruire la dinamica, ma al momento non risultano rivendicazioni. Proprio questa mancanza di ‘firme’, secondo gli investigatori, potrebbe nascondere un calcolo preciso: dimostrare che il territorio resta un feudo incontrollabile, nonostante i proclami. Le telecamere della zona sono già al centro delle analisi, mentre si indaga su eventuali analogie con episodi accaduti in passato e sulla facilità di acquisto di questo ordigni, come segnalato dalla trasmissione televisiva “Striscia la Notizia”.
“Abbiamo sentito il botto e visto i vetri in frantumi”, raccontano impauriti i residenti della zona sui gruppi social che si occupano di cittadinanza attiva. Il timore di rappresaglie frena le denunce pubbliche, alimentando un circolo vizioso e le critiche fioccano: “Servono azioni concrete, non tavoli di discussione”, tuona provocatoriamente un esercente della zona, “non ci sentiamo a sicuro, mica dobbiamo pagare il pizzo per stare tranquilli?”. Il Sindaco Corrado Cuccurullo in mattinata aveva partecipato al tavolo sulla sicurezza evidenziando quanto di propria competenza: il potenziamento del il corpo dei vigili urbani e l’installazione di telecamere di videosorveglianza su tutto il territorio.
Ma c’è anche chi afferma che non si tratta di criminali, ma avanguardie attive contro questo tipo di attività, i centri scommesse, che stanno causando ludopatia riducendo sul lastrico molte famiglie alimentando il mercato criminale degli usurai, spesso gestito dagli stessi esercenti.
L’episodio riaccende i riflettori sul dualismo tra legalità e illegalità in un’area storicamente segnata dalla camorra, che spesso si è sostituita all’assenza dello Stato, in un territorio carente di servizi e con un alto tasso di disoccupazione. Mentre le istituzioni individuano soluzioni nei metal detector fuori le scuole e la demolizioni di palazzi simbolo della camorra, i criminali giocano d’anticipo, trasformando ogni riunione in un’occasione per ostentare forza. La domanda che aleggia è una sola: quanto è lungo il braccio dello Stato?

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