SOMMA VESUVIANA. Erano stati i primi a denunciare il caso bandi e dopo l’inchiesta aperta dai carabinieri e le dimissioni del nuovo dirigente appena nominato il Pd torna a chiedere al sindaco Pasquale Piccolo piena chiarezza.
A sollevare le prime perplessità le attente segnalazioni del presidente della commissione Trasparenza, Crescenzo De Falco, e poi l’interrogazione consiliare presentata dal capogruppo Giuseppe Cimmino. Ora, come già aveva fatto nei giorni scorsi, torna a farsi sentire il segretario del partito Giuseppe Auriemma. “Alla luce di quello che avevamo detto non posso che sottolineare il lavoro egregio svolto dal presidente della commissione Trasparenza e dal nostro capogruppo”, commenta Auriemma, “Il partito intero si è mosso in maniera repentina per sorvegliare e tutelare i cittadini. Ci siamo riservati di rivolgerci alla magistratura nel momento in cui non avremmo avuto risposte esaustive dal sindaco Piccolo. Adesso, dopo l’intervento dei carabinieri e le dimissioni del dirigente, si pone un problema politico serio, da un punto di vista etico e procedurale”.In particolare Auriemma sottolinea come le nomine “politiche” vadano in contrasto con il Piano nazionale anticorruzione elaborato dal Dipartimento della Funzione Pubblica del ministero. “Deduco, visto che il curriculum era deficitario, che i dirigenti al Comuend i Somma vengono scelti per affinità politiche e non per bravura o professionalità”, aggiunge il segretario del Pd, “Una scelta che va contro quello che viene enunciato nel Piano nazionale anticorruzione. Eppure sarebbe il minimo per un sindaco che dice di voler essere discontinuo con amministrazioni che agivano in determinato modo. Vogliamo anche capire se, considerato il momento di grave crisi economica, non era possibile verificare se in municipio non ci sono figure professionali che potevano ricoprire quel ruolo di dirigente. Vogliamo chiarezza in consiglio comunale, credo ormai sia un appuntamento non più procrastinabile. Piccolo farebbe bene a dirci come stanno le cose, il sindaco deve fare chiarezza sulla linearità delle procedure adottate e che la selezione dei dirigenti, pur di esclusiva competenza del primo cittadino, non avvenga per “affinità” politica come di “prassi”, in genere non in tutto aderenti alla rigorosa disciplina normativa, ma per meriti professionali e riconosciute competenze. Separare la politica dalla gestione, così come imposto dalla Costituzione e dalla legge ( d.lg 165/2001). Il rischio di corruzione altrimenti, è grande e grave, come afferma l’allegato n.1 al Piano Nazionale Anticorruzione”.
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